opera
sui corpi galleggianti
categoria | Installazione |
soggetto | Politico/Sociale |
tags | sui corpi galleggianti, ancora, boa, peso, leggerezza |
base | 250 cm |
altezza | 300 cm |
profondità | 100 cm |
anno | 2021 |
“Un grido taciuto, un silenzio”.
Il parallelismo con il celebre verso di Cesare Pavese è facilmente riconducibile a quegli inevitabili controsensi e sofferenze del vivere moderno: un mondo che ci incoraggia a gridare e ad esprimerci con tutti i mezzi a nostra disposizione, con l’idea che tutto è possibile, perfetto e raggiungibile senza apparente sforzo. Ma spesso all’atto pratico del vivere, non tutti hanno modo di esprimere sé stessi appieno, nuotando in una direzione precisa e coerente del mare delle opportunità, ma al contrario, spesso ci si vede costretti a galleggiare nelle difficoltà del quotidiano, sigillate e ben celate dietro l’effimera abbondanza e al precario benessere. L’individualismo sfrenato della società liquida, inoltre, non offre grandi risposte in questo senso ma al contrario rende il singolo umano, e le rispettive comunità, più deboli e vulnerabili.
Nello specifico il lavoro di Pinelli si dimostra subito interessante per questa forte metafora che mette a nudo una società decadente e “pesante”. Ombrelloni, braccioli, tavole da Surf e altri oggetti da spiaggia conducono la mente del fruitore ad una spensieratezza dietro il quale però può nascondersi ansia, angoscia o anche inspiegabile pesantezza dell’essere.
La leggerezza delle idee, può dunque tramutarsi inevitabilmente in piombo, ferro, cemento: l’artista infatti ha giocato con le qualità della materia; esso si esprime trasformando nei suoi lavori il leggero in pesante, il morbido in coriaceo, l’incurvabile in flessibile. Non c’è provocazione o dispetto, quanto piuttosto una poetica trasparente e silenziosa, un racconto che svela le debolezze della società in maniera sincera e concreta.
“Sui corpi galleggianti” , misure variabili, cemento, ferro, piombo, corda, 2021
Il parallelismo con il celebre verso di Cesare Pavese è facilmente riconducibile a quegli inevitabili controsensi e sofferenze del vivere moderno: un mondo che ci incoraggia a gridare e ad esprimerci con tutti i mezzi a nostra disposizione, con l’idea che tutto è possibile, perfetto e raggiungibile senza apparente sforzo. Ma spesso all’atto pratico del vivere, non tutti hanno modo di esprimere sé stessi appieno, nuotando in una direzione precisa e coerente del mare delle opportunità, ma al contrario, spesso ci si vede costretti a galleggiare nelle difficoltà del quotidiano, sigillate e ben celate dietro l’effimera abbondanza e al precario benessere. L’individualismo sfrenato della società liquida, inoltre, non offre grandi risposte in questo senso ma al contrario rende il singolo umano, e le rispettive comunità, più deboli e vulnerabili.
Nello specifico il lavoro di Pinelli si dimostra subito interessante per questa forte metafora che mette a nudo una società decadente e “pesante”. Ombrelloni, braccioli, tavole da Surf e altri oggetti da spiaggia conducono la mente del fruitore ad una spensieratezza dietro il quale però può nascondersi ansia, angoscia o anche inspiegabile pesantezza dell’essere.
La leggerezza delle idee, può dunque tramutarsi inevitabilmente in piombo, ferro, cemento: l’artista infatti ha giocato con le qualità della materia; esso si esprime trasformando nei suoi lavori il leggero in pesante, il morbido in coriaceo, l’incurvabile in flessibile. Non c’è provocazione o dispetto, quanto piuttosto una poetica trasparente e silenziosa, un racconto che svela le debolezze della società in maniera sincera e concreta.
“Sui corpi galleggianti” , misure variabili, cemento, ferro, piombo, corda, 2021