opera
suono di sogno
categoria | Performance |
soggetto | Paesaggio, Bellezza, Astratto |
tags | Domenico De Clario, ADFA Building, Le città invisibili, Mildura AU |
minuti | 30 |
secondi | 3 |
anno | 2016 |
Il maestro, vedendo le mappe, riconosce gli edifici, le case e gli spazi che intercorrono tra di loro, leggendoli come una partitura musicale indeterminata. Essa, abilmente camuffata da mappa, indica il suono ipotetico della voce intima della città; le sue note e il suo timbro, così come il silenzio insito nei suoi vasti spazi aperti. Sul rapporto tra città e sé medesimo, tra città e linguaggio, tra città e suono, tra città e speranza, tra città e sogno, sono stati scritti molti libri; sia i giovani che gli anziani li percepiscono come una biblioteca*; c’è un libro in questa biblioteca a cui entrambi fanno particolare riferimento; questo libro ha permesso loro, di sognare la possibilità di manifestare queste relazioni nell’esperienza. Entrambi gli interessati si capacitano che il loro incontro in una piccola città alla periferia del deserto australiano ha facilitato molto questo tentativo. Il più giovane, disegnando la mappa della città di Mildura in una serie di segni che appaiono sul foglio come geroglifici, forse come un alfabeto idiosincratico, tenta di descrivere sia la struttura dell’ambiente sia i possibili percorsi** che l’attraversano.
Il più anziano interpretò questi segni come la notazione di un testo musicale, letto tra i suoni della tastiera; questa lettura comprende gli spazi tra i segni e i segni stessi, trasmessi istintivamente nel suono della città. Il risultato di questo progetto di collaborazione è la mappatura di Mildura come una serie di segni geroglifici interpretati come notazione sonora. Immaginando che ogni suono e nota ascoltata, come ci esorta Italo Calvino, corrisponda a un muro inondato di sole, a un sentiero, a un albero, a un edificio alto o a un capanno da giardino; i silenzi frequenti, i parchi, i giardini, i lotti liberi, i vigneti, i vuoti urbani… Ci auguriamo che sedersi e ascoltare questi suoni possa facilitare lo stupore su come ognuno di noi percepisce il mondo che lo circonda e su come possiamo condividere le nostre visioni insieme a coloro che riteniamo compagni di viaggio in questo strano viaggio umano. Il processo attraverso il quale siamo arrivati a questa intuizione musicale rende un omaggio rispettoso alla misteriosa pratica della mappatura delle linee del canto e costituisce una pallida ombra primigenia.
*Jorge Luis Borges, Finzioni: la biblioteca di Babele
**Bruce Chatwin, Le vie dei canti
Performance
Il più anziano interpretò questi segni come la notazione di un testo musicale, letto tra i suoni della tastiera; questa lettura comprende gli spazi tra i segni e i segni stessi, trasmessi istintivamente nel suono della città. Il risultato di questo progetto di collaborazione è la mappatura di Mildura come una serie di segni geroglifici interpretati come notazione sonora. Immaginando che ogni suono e nota ascoltata, come ci esorta Italo Calvino, corrisponda a un muro inondato di sole, a un sentiero, a un albero, a un edificio alto o a un capanno da giardino; i silenzi frequenti, i parchi, i giardini, i lotti liberi, i vigneti, i vuoti urbani… Ci auguriamo che sedersi e ascoltare questi suoni possa facilitare lo stupore su come ognuno di noi percepisce il mondo che lo circonda e su come possiamo condividere le nostre visioni insieme a coloro che riteniamo compagni di viaggio in questo strano viaggio umano. Il processo attraverso il quale siamo arrivati a questa intuizione musicale rende un omaggio rispettoso alla misteriosa pratica della mappatura delle linee del canto e costituisce una pallida ombra primigenia.
*Jorge Luis Borges, Finzioni: la biblioteca di Babele
**Bruce Chatwin, Le vie dei canti
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