opera
tavolino da caffè
categoria | Video |
soggetto | Politico/Sociale |
tags | |
minuti | 1 |
secondi | 43 |
anno | 2020 |
La scultura, opera video e performance Tavolino da caffè rappresenta una proiezione delle emozioni dell’artista dopo aver subito un atto di violenza sessuale: claustrofobia, soffocamento e incapacità di muoversi e di reagire.
L’artista ha scelto di sottoporsi di nuovo alle stesse sensazioni vissute in quella particolare schiaccia e immobilizza il corpo senza far vedere dall’esterno la scomodità e il dolore provocato.
In più, dal tavolino fuoriesce verso il basso il seno e verso l’alto i glutei, in modo da delineare una situazione distorta e disabilitante anche per lo spettatore. Il senso di intimità viene depredato: l’artista si trova bloccata ed inerme dentro il tavolino senza avere controllo su ciò che può accadere.
In quanto al video, la scelta stilistica della camera fissa, di poche scene prolungate e monotone, porta lo spettatore ad immedesimarsi in un contesto casalingo inverosimile dato dall’ambientazione e dall’indifferenza surreale dei personaggi.
Questa ultima scelta rispecchia il fatto che l’atto di violenza sia avvenuto in un luogo protetto, un ambiente di apparente e supposta sicurezza in cui non si è coscienti del pericolo.
L’artista ha scelto di sottoporsi di nuovo alle stesse sensazioni vissute in quella particolare schiaccia e immobilizza il corpo senza far vedere dall’esterno la scomodità e il dolore provocato.
In più, dal tavolino fuoriesce verso il basso il seno e verso l’alto i glutei, in modo da delineare una situazione distorta e disabilitante anche per lo spettatore. Il senso di intimità viene depredato: l’artista si trova bloccata ed inerme dentro il tavolino senza avere controllo su ciò che può accadere.
In quanto al video, la scelta stilistica della camera fissa, di poche scene prolungate e monotone, porta lo spettatore ad immedesimarsi in un contesto casalingo inverosimile dato dall’ambientazione e dall’indifferenza surreale dei personaggi.
Questa ultima scelta rispecchia il fatto che l’atto di violenza sia avvenuto in un luogo protetto, un ambiente di apparente e supposta sicurezza in cui non si è coscienti del pericolo.