opera
Yin Yang
categoria | Digital art |
soggetto | Astratto |
tags | Digital art, Taomaturgia |
base | 16 cm |
altezza | 15 cm |
profondità | 0 cm |
anno | 2008 |
“Le immagini virtuali” di Gianfranco Ucci
<< Esiste una categoria di immagini che non esistono, nel senso che se non esistesse intelligenza artificiale esse non sarebbero.
Per di più esse nascono all'interno di un programma di modifica delle immagini fotografiche, cioè rappresentazioni visive del reale come la fotografia è (forse). Il che comporta un ulteriore livello di mancata esistenza, cioè non solo non esistono ma non dovrebbero neanche esistere: non si parte da un fotogramma o da un immagine da modificare, ma tutto il processo produttivo avviene all’interno del programma di modifica che è senz’altro finalizzato all’ottenimento della massima qualità visiva dell’immagine (non) data di partenza.
Il riquadro di modifica è completamente vuoto. Da un punto (pixel) si sviluppa l'immagine come la perla da un granello di sabbia.
Una prima classificazione fa riferimento al cerchio, all'ovale, alla sfera al simbolo yin-yang al vortice che dà origine o, se si vuole transito all'energia primaria non ancora differenziata, al turbamento, al moto nel bacino, al concluso saturo in attesa dell'esplosione, dell'espulsione, della nascita del colore a partire dal bianco- nero- grigio.
Un secondo gruppo di immagini può essere riordinato in base a un'idea di struttura compositiva più diffusa sul piano facciale/superficiale e cromatico e in qualche modo collegata al principio del labirinto polidimensionale.
Un terzo gruppo sinteticamente si potrebbe definire di tipo iconico, forse "DIGITAL FLOWERS".
L’intento è quello di portare all’attenzione visiva dei materiali non pre-visti.
Attraverso la realizzazione della stampa, si afferma un livello reale di esistenza che spero vincente rispetto al contesto finanziario deprimente del circuito asfittico, squallido e piccolo borghese dell’“establishment del mondo dell’arte”.>>
(…)
A far data dai primi mesi del 2008 (3 anni fa) epoca dello sbaraccamento dello studio di via della Pelliccia si colloca l’inizio della mia esperienza nella produzione di immagini “artificiali” o “virtuali” o “digitali” sicuramente aniconiche forse anche anironiche di cui non si è ancora approfondito l’argomento, in parole povere mentre prima si poteva pensare ad immagini prive di riscontro realistico ma pur sempre prodotte con riferimento ad una intelligenza organica, nel caso di quelle da me prodotte in questi 3 anni, alcune delle quali sono presenti sul sito, ho cercato di esercitare delle opzioni di tipo estetico (se si vuole scelte del gusto) su sistemi operativi di trattamento-aggiustamento-trucco delle immagini catturate dal funzionamento di una fotocamera ipotetica. In realtà si tratta di un falso presupposto tanto è vero che tutto si è svolto all’interno del monitor facendo riferimento ad una intelligenza non organica bensì tecnologica. Non è mia competenza entrare nel merito della qualità estetica di questi lavori compito che affido alla benevolenza del pubblico, ma mi sembra importante poter affermare il principio che il tipo di originalità formale che si genera sia per sua natura la rappresentazione di un distacco dal contesto delle Belle Arti ed un apparentamento al contesto dei sistemi comunicativi. Alla luce di questa esperienza si può affermare che vi è la possibilità di vestire gli esagrammi.
Gianfranco Ucci
<< Esiste una categoria di immagini che non esistono, nel senso che se non esistesse intelligenza artificiale esse non sarebbero.
Per di più esse nascono all'interno di un programma di modifica delle immagini fotografiche, cioè rappresentazioni visive del reale come la fotografia è (forse). Il che comporta un ulteriore livello di mancata esistenza, cioè non solo non esistono ma non dovrebbero neanche esistere: non si parte da un fotogramma o da un immagine da modificare, ma tutto il processo produttivo avviene all’interno del programma di modifica che è senz’altro finalizzato all’ottenimento della massima qualità visiva dell’immagine (non) data di partenza.
Il riquadro di modifica è completamente vuoto. Da un punto (pixel) si sviluppa l'immagine come la perla da un granello di sabbia.
Una prima classificazione fa riferimento al cerchio, all'ovale, alla sfera al simbolo yin-yang al vortice che dà origine o, se si vuole transito all'energia primaria non ancora differenziata, al turbamento, al moto nel bacino, al concluso saturo in attesa dell'esplosione, dell'espulsione, della nascita del colore a partire dal bianco- nero- grigio.
Un secondo gruppo di immagini può essere riordinato in base a un'idea di struttura compositiva più diffusa sul piano facciale/superficiale e cromatico e in qualche modo collegata al principio del labirinto polidimensionale.
Un terzo gruppo sinteticamente si potrebbe definire di tipo iconico, forse "DIGITAL FLOWERS".
L’intento è quello di portare all’attenzione visiva dei materiali non pre-visti.
Attraverso la realizzazione della stampa, si afferma un livello reale di esistenza che spero vincente rispetto al contesto finanziario deprimente del circuito asfittico, squallido e piccolo borghese dell’“establishment del mondo dell’arte”.>>
(…)
A far data dai primi mesi del 2008 (3 anni fa) epoca dello sbaraccamento dello studio di via della Pelliccia si colloca l’inizio della mia esperienza nella produzione di immagini “artificiali” o “virtuali” o “digitali” sicuramente aniconiche forse anche anironiche di cui non si è ancora approfondito l’argomento, in parole povere mentre prima si poteva pensare ad immagini prive di riscontro realistico ma pur sempre prodotte con riferimento ad una intelligenza organica, nel caso di quelle da me prodotte in questi 3 anni, alcune delle quali sono presenti sul sito, ho cercato di esercitare delle opzioni di tipo estetico (se si vuole scelte del gusto) su sistemi operativi di trattamento-aggiustamento-trucco delle immagini catturate dal funzionamento di una fotocamera ipotetica. In realtà si tratta di un falso presupposto tanto è vero che tutto si è svolto all’interno del monitor facendo riferimento ad una intelligenza non organica bensì tecnologica. Non è mia competenza entrare nel merito della qualità estetica di questi lavori compito che affido alla benevolenza del pubblico, ma mi sembra importante poter affermare il principio che il tipo di originalità formale che si genera sia per sua natura la rappresentazione di un distacco dal contesto delle Belle Arti ed un apparentamento al contesto dei sistemi comunicativi. Alla luce di questa esperienza si può affermare che vi è la possibilità di vestire gli esagrammi.
Gianfranco Ucci