La rivoluzione dentro le righe
Tanti anni fa per stimolarmi a creare, o forse più per sbarazzarsi di un oggetto inutile e brutto, una pseudo gallerista mi affidò un barattolo di latta sul quale aveva compiuto un intervento a suo avviso significativo.
Il barattolo era stato dipinto di nero con una bomboletta e riempito di terreno.
Fu un oggetto che mi irritò per la superficialità, per la bruttezza, per la manifattura, oltre che per il peso inutile che dovetti caricarmi per portarlo fino a casa. La pretesa di uscire dalle consuetudini e dagli schemi, di vestirsi di originalità, senza nessun impegno reale, concreto e di pensiero erano le uniche cose che quella boatta evocava. Maneggiavo questo coso senza saper che farne, conclusi che la cosa migliore che potessi farci era chiarire a me stessa perché lo trovassi tanto odioso, ovvero cercare di comprendere quello che per me era il suo autentico significato.
Trasferii nelle sue scanalature qualche linea rossa, e ancora utilizzando i trasferibili vi scrissi la frase “la rivoluzione dentro le righe”
Denunciai a me stessa, o semplicemente evidenziai, l’equivoco che fosse sufficiente riverniciare le convenzioni per essere trasgressivi o addirittura sovversivi.
Da quel giorno sono passati molti anni, e non so più se questo prototipo da cui il lavoro attuale prende le mosse, sia ancora rinchiuso in qualche armadio della vecchia casa o se alla fine mi sia decisa a fargli fare la fine che avevo sempre desiderato.
Tuttavia l’idea di sviluppare il progetto “la rivoluzione dentro le righe” non mi ha mai più abbandonato.
Forse la domanda è questa:
si può fare la rivoluzione dentro le righe?
Nota da A.A.:
- La produzione di una forma ordinata è più facile della produzione di disordine, di non forma.
-Violazione della norma non vuol dire rivoluzione
Progetto
La rivoluzione dentro le righe è un progetto performativo, installativo e di video arte che si sviluppano in sinergia
La rivoluzione dentro le righe vuole farsi portavoce dalla esigenza di compiere atti rivoluzionari
Un unico modello nel quale i margini reali e quelli immaginari finiscono per costituire il nostro limite ma anche forse la guida da seguire per uscirne. Ciascuno a suo modo.
-----Si può PARTECIPARE al progetto scrivendo su un quaderno la frase : LA RIVOLUZIONE DENTRO LE RIGHE
Ciascuno è libero di scriverla o interpretarla a suo modo
Occorrerà Un video o immagine della PAGINA-------
SOGGETTO
INTERNO
Le quattro pareti della stanza sono dipinte con righe orizzontali bianche e nere
Righe dello spessore di 10/15 cm
Una gabbia?
Le righe evocano la prigionia
Sul fondo della parete un monitor trasmette le immagini di mani che scrivono su un quaderno la frase: la rivoluzione dentro le righe
Nella stanza nei pressi dell’ accesso (di spalle al monitor) è posizionato un banco con un quaderno e una penna. L’atto performativo è inclusivo, lo spettatore è invitato a sedersi,( indossare le cuffie) e scrivere la seguente frase:
la rivoluzione dentro le righe
Lo spettatore diventa protagonista e attore della scena
La telecamera inquadra il quaderno e riprende le sue mani che scrivono
Il monitor trasmette le immagini delle mani che scrivono
I viedo delle mani sono alternati a video di righe che nella vita quotidiana segnano, dirigono i nostri percorsi.
La linea gialla della metropolitana
La linea di ingresso in accettazione…
La linea bianca
Il pubblico è libero di partecipare alla performance attivamente entrando nella stanza e relazionandosi con gli oggetti in essa presenti o solo osservare.
L’obiettivo è stimolare un pensiero libero, cosciente, una dialettica tra rivoluzione e stasi (ordine), questo anche attraverso la libera scelta di partecipare o no attivamente alla performance.
Ragionare sul concetto di limite unito a quello di rivoluzione, analizzare le possibilità dell’azione attraverso le stesse contraddizioni che emergono può rappresentare la strada giusta da percorrere per trasformare l’atto superficiale in atto sovversivo?
Le righe ci proteggono o ci limitano? Ci accompagnano o ci governano?
Quale rivoluzione è possibile dentro le righe?
La riga, il rigo le righe, i righi (evoluzione della linea) sono qui presentati come una metafora della società e degli individui da essa strutturati, di schemi mentali e concettuali precisi e rigidi. Della esistenza che si consuma come l’inchiostro di una penna seguendo gli spazi e i margini del quaderno.
Io stessa nell’elaborare questo lavoro mi rendo conto di quanto sarebbe complesso svincolarmene.
Se sia necessario o meno non lo si può stabilire a prescindere dalla necessità di farlo
(quest’ultima frase è meno complessa di come appare).
RIFLESSIONI PEDAGOGICHE
La linea, è il primo segno che il bambino impara a tracciare, dalla linea nasce lo scarabocchio. Io credo che sia importante sapere che l’evoluzione ha delle tappe ben precise. La consuetudine di attribuire al termine scarabocchio una connotazione negativa probabilmente non tiene conto della notizia che esso è già una conquista, una tappa successiva, una evoluzione! Apostrofarlo come qualcosa di sbagliato è non solo un limite alle potenzialità (creative ed espressive) del bambino ma anche una negazione di un percorso evolutivo.
L’atto dello scarabocchio è il risultato dello stretto rapporto tra corpo, mente ed emozione, più che stretto INDISTINTO. Questa sinergia va man mano riducendosi con il progredire dell’età, talvolta culmina nella negazione dell’ emozione, talaltra in quella del corpo, e sempre più diffusa è quella del pensiero.
Il salto nell’età adulta ci consente di affrontare la differenza tra linea a riga e allacciarci a quelle espressioni di senso figurato che invitano ad agire secondo il dovere, secondo gli ordini ricevuti non commettere errori, non prendere deviazioni, seguire la strada che si sta percorrendo
Mettere in riga Rompere le righe Rigare dritto
Si tratta di capire se non valicare i limiti o non farsi valicare da essi
progetti
la rivoluzione dentro le righe
categoria | Idee |
location | Napoli (Campania - Italia) |
deadline | 24 Mar 2025 |
Idee