L'ARTE
La mia arte è un atto di disobbedienza.
Un modo gentile di ribellarmi al me stesso che sono oggi, per aprire le porte al me stesso che sarò domani.
Vivo l’arte come un continua rinascita spirituale: ogni volta che creo, abbandono una versione vecchia di me, per scoprirne una nuova, più ampia e profonda.
Ogni mia opera è come una pagina di diario, dove mi interrogo sulle mie paure e sui miei limiti, ed esploro il senso della mia vita, e cosa desidero apportare a questo mondo.
Ho trovato nell’arte, nella sua irriverenza e schiettezza, il modo più diretto di aprire questo dialogo onesto con me stesso.
E, in specifico, trovo che il colore e il gesto -per me molto fisico- del dipingere, mi permettano di comunicare in modo più completo con me stesso, includendo anche la mia parte più emotiva e spirituale.
Da un lato, quindi, sento che la mia arte sia per lo più l’atto creativo in sé, cioè l’esperienza del creare, più che il prodotto finito.
Dall’altro lato, credo che le mie opere in realtà non finiscano quando metto giù il pennello, perché chi ne fruisce le estende e complementa apportando qualcosa di sé, che sia un pensiero, una riflessione o un’introspezione.
Mi piace pensare, allora, che le mie opere siano un promemoria per tutti noi di mantenere un dialogo sempre autentico con noi stessi, e un invito a farci coinvolgere dal potere trasformativo dell’arte.
L'ARTISTA
Emanuele "Renton" Fortunati è un artista che per tanto tempo si è travestito da programmatore.
Nato negli anni '80 a Milano, in Italia, Emanuele ha mostrato un amore per l'arte fin da giovanissimo, ma la sua insicurezza riguardo il proprio talento lo ha spinto a focalizzare le sue energie verso la sicurezza degli studi d'ingegneria.
Poco dopo la sua laurea, la vita lo mette di fronte a una delle prove più difficili: l'improvvisa morte della madre, alla quale era molto legato. Cercando di fuggire dal dolore, Emanuele lascia Milano all'età di 24 anni e si trasferisce a Londra, dove si innamora sin da subito della vibrante energia della scena artistica underground.
L'artista nascosto nel cuore dell'ingegnere informatico inizia a scalpitare, dando vita a una battaglia esistenziale che porta Emanuele fino alla depressione.
È durante questo periodo oscuro che l'arte diventa un'ancora di salvezza per Emanuele: un luogo sicuro dove esprimersi in libertà e una luce che guida i suoi passi.
Per 5 anni Emanuele si concentra sulla tecnica dello stencil, che gli permette di aggirare i suoi limiti tecnici e di produrre opere di buona qualità, che lo invogliano a mettersi in gioco ulteriormente.
Seguono, così, alcuni anni di sperimentazione, con opere a mano libera in acrilico, carboncino ed acquerello, e con la produzione di saggi, poesie e un libro illustrato per bambini.
Nonostante l'ecletticità della produzione artistica, le opere di questo periodo ruotano sempre attorno al conflitto tra il bisogno di sicurezza e la voglia di autenticità, dicotomia che Emanuele vive quotidianamente .
Questa tematica viene anche esplorata in modo esplicito nella serie "Genius Over Identity", dove l'artista si cimenta per la prima volta nella pratica del ritratto.
Seguono 7 anni durante i quali il focus principale di Emanuele è il ritratto in acrilico, che l'artista sente come sua forma più naturale di espressione.
Durante questi anni l'arte assume anche un ruolo diverso nella vita di Emanuele: non è più solo uno svago e un modo per esprimersi, ma diventa anche un mezzo per fare introspezione, quasi una sorta di personal coach.
Questo cambio di paradigma porta l'artista ad esplorare sempre più assiduamente le intersezioni tra arte e crescita personale.
Così, trasferitosi in Spagna nel 2017, nel 2020 Emanuele propone la sua prima mostra: "Frammenti", che è un evidente momento di crescita personale per i partecipanti.
La rotta è segnata.
Negli anni a venire Emanuele scrive "Path to Wholeness and Beyond", una raccolta di profonde poesie spirituali, e lavora alla sua seconda mostra "Come mi sento oggi? Però davvero", un invito ai partecipanti ad esplorare il potere delle emozioni attraverso l'arte.
Il successo della mostra, che include anche la pubblicazione del libro "I colori della Speranza", conferma ad Emanuele che l'arte può essere un potente strumento di trasformazione non solo per chi la pratica, ma anche per chi ne fruisce.
Questa conferma porta l'artista a fare un ulteriore passo avanti e ad abbracciare l'arte astratta come forma di pratica spirituale.
Oggi, Emanuele continua ad esplorare il mondo spirituale attraverso la sua arte, e a condividerne il potere trasformativo con le persone che entrano in contatto con essa.
La mia arte è un atto di disobbedienza.
Un modo gentile di ribellarmi al me stesso che sono oggi, per aprire le porte al me stesso che sarò domani.
Vivo l’arte come un continua rinascita spirituale: ogni volta che creo, abbandono una versione vecchia di me, per scoprirne una nuova, più ampia e profonda.
Ogni mia opera è come una pagina di diario, dove mi interrogo sulle mie paure e sui miei limiti, ed esploro il senso della mia vita, e cosa desidero apportare a questo mondo.
Ho trovato nell’arte, nella sua irriverenza e schiettezza, il modo più diretto di aprire questo dialogo onesto con me stesso.
E, in specifico, trovo che il colore e il gesto -per me molto fisico- del dipingere, mi permettano di comunicare in modo più completo con me stesso, includendo anche la mia parte più emotiva e spirituale.
Da un lato, quindi, sento che la mia arte sia per lo più l’atto creativo in sé, cioè l’esperienza del creare, più che il prodotto finito.
Dall’altro lato, credo che le mie opere in realtà non finiscano quando metto giù il pennello, perché chi ne fruisce le estende e complementa apportando qualcosa di sé, che sia un pensiero, una riflessione o un’introspezione.
Mi piace pensare, allora, che le mie opere siano un promemoria per tutti noi di mantenere un dialogo sempre autentico con noi stessi, e un invito a farci coinvolgere dal potere trasformativo dell’arte.
L'ARTISTA
Emanuele "Renton" Fortunati è un artista che per tanto tempo si è travestito da programmatore.
Nato negli anni '80 a Milano, in Italia, Emanuele ha mostrato un amore per l'arte fin da giovanissimo, ma la sua insicurezza riguardo il proprio talento lo ha spinto a focalizzare le sue energie verso la sicurezza degli studi d'ingegneria.
Poco dopo la sua laurea, la vita lo mette di fronte a una delle prove più difficili: l'improvvisa morte della madre, alla quale era molto legato. Cercando di fuggire dal dolore, Emanuele lascia Milano all'età di 24 anni e si trasferisce a Londra, dove si innamora sin da subito della vibrante energia della scena artistica underground.
L'artista nascosto nel cuore dell'ingegnere informatico inizia a scalpitare, dando vita a una battaglia esistenziale che porta Emanuele fino alla depressione.
È durante questo periodo oscuro che l'arte diventa un'ancora di salvezza per Emanuele: un luogo sicuro dove esprimersi in libertà e una luce che guida i suoi passi.
Per 5 anni Emanuele si concentra sulla tecnica dello stencil, che gli permette di aggirare i suoi limiti tecnici e di produrre opere di buona qualità, che lo invogliano a mettersi in gioco ulteriormente.
Seguono, così, alcuni anni di sperimentazione, con opere a mano libera in acrilico, carboncino ed acquerello, e con la produzione di saggi, poesie e un libro illustrato per bambini.
Nonostante l'ecletticità della produzione artistica, le opere di questo periodo ruotano sempre attorno al conflitto tra il bisogno di sicurezza e la voglia di autenticità, dicotomia che Emanuele vive quotidianamente .
Questa tematica viene anche esplorata in modo esplicito nella serie "Genius Over Identity", dove l'artista si cimenta per la prima volta nella pratica del ritratto.
Seguono 7 anni durante i quali il focus principale di Emanuele è il ritratto in acrilico, che l'artista sente come sua forma più naturale di espressione.
Durante questi anni l'arte assume anche un ruolo diverso nella vita di Emanuele: non è più solo uno svago e un modo per esprimersi, ma diventa anche un mezzo per fare introspezione, quasi una sorta di personal coach.
Questo cambio di paradigma porta l'artista ad esplorare sempre più assiduamente le intersezioni tra arte e crescita personale.
Così, trasferitosi in Spagna nel 2017, nel 2020 Emanuele propone la sua prima mostra: "Frammenti", che è un evidente momento di crescita personale per i partecipanti.
La rotta è segnata.
Negli anni a venire Emanuele scrive "Path to Wholeness and Beyond", una raccolta di profonde poesie spirituali, e lavora alla sua seconda mostra "Come mi sento oggi? Però davvero", un invito ai partecipanti ad esplorare il potere delle emozioni attraverso l'arte.
Il successo della mostra, che include anche la pubblicazione del libro "I colori della Speranza", conferma ad Emanuele che l'arte può essere un potente strumento di trasformazione non solo per chi la pratica, ma anche per chi ne fruisce.
Questa conferma porta l'artista a fare un ulteriore passo avanti e ad abbracciare l'arte astratta come forma di pratica spirituale.
Oggi, Emanuele continua ad esplorare il mondo spirituale attraverso la sua arte, e a condividerne il potere trasformativo con le persone che entrano in contatto con essa.