Sono un architetto e pittore mantovano nato ad Acquafredda nel 1965 e laureato al Politecnico di Milano nel 1993.
Da allora la mia attività si muove tra architettura e pittura.
Ad oggi ho partecipato a diverse mostre personali e collettive in molte realtà locali oltre che a Brescia, Mantova, Bologna,
Genova e New York.
in quanto architetto e osservatore dello spazio la mia predilezione è la rappresentazione del paesaggio in cui mi muovo tra realtà e immaginazione.
Spesso questo avviene mentre lavoro, sul cantiere di una casa in costruzione o durante un sopralluogo per visionare il sito di un progetto.
Al rientro in ufficio, mi chiudo nello studio e rielaboro quell’immagine attraverso schizzi e disegni che spesso diventeranno dipinti.
Potrei dire che scatta una riflessione simile a quella che sta dietro al progetto di un’architettura o di uno spazio ma qui non ci sono regole, non c’è una committenza da soddisfare, non ci sono vincoli urbanistici o ambientali, c’è solo la tela bianca con le sue dimensioni (quasi sempre un quadrato 80x80) dove la forma non è un obbligo ma un’aspirazione.
Il paesaggio viene così rappresentato in maniera nitida e statica andando oltre l’aspetto realistico.
La presenza dell’uomo non è prevista poiché esso sta fuori dal quadro e si fa osservatore dell’immagine inquadrata dalla tela, come un sipario che si apre su un mondo addomesticato e ricondotto alle forme plastiche di rigorose architetture inserite in paesaggi artificiali.
Da allora la mia attività si muove tra architettura e pittura.
Ad oggi ho partecipato a diverse mostre personali e collettive in molte realtà locali oltre che a Brescia, Mantova, Bologna,
Genova e New York.
in quanto architetto e osservatore dello spazio la mia predilezione è la rappresentazione del paesaggio in cui mi muovo tra realtà e immaginazione.
Spesso questo avviene mentre lavoro, sul cantiere di una casa in costruzione o durante un sopralluogo per visionare il sito di un progetto.
Al rientro in ufficio, mi chiudo nello studio e rielaboro quell’immagine attraverso schizzi e disegni che spesso diventeranno dipinti.
Potrei dire che scatta una riflessione simile a quella che sta dietro al progetto di un’architettura o di uno spazio ma qui non ci sono regole, non c’è una committenza da soddisfare, non ci sono vincoli urbanistici o ambientali, c’è solo la tela bianca con le sue dimensioni (quasi sempre un quadrato 80x80) dove la forma non è un obbligo ma un’aspirazione.
Il paesaggio viene così rappresentato in maniera nitida e statica andando oltre l’aspetto realistico.
La presenza dell’uomo non è prevista poiché esso sta fuori dal quadro e si fa osservatore dell’immagine inquadrata dalla tela, come un sipario che si apre su un mondo addomesticato e ricondotto alle forme plastiche di rigorose architetture inserite in paesaggi artificiali.