Sono laureato in architettura e mi occupo, per lavoro, di comunicazione visiva da oltre quindici anni.
Ho intrapreso un percorso personale di ricerca sul collage astratto, interamente realizzato a mano,
che riflettere sulla fragilità della percezione e sulla natura mutevole della realtà, esplorando la dissoluzione dell’immagine a partire dalla frammentazione della forma.
Da bambino, nei pomeriggi passati in campagna da mia nonna, quando aspettavo di poter uscire in cortile con gli amici - non si poteva perché fuori faceva troppo caldo - mi distraevo accanendomi per ore su ritagli di giornale che appiccicavo ossessivamente su altri fogli di giornale.
Così è nata la mia passione per il collage manuale, in seguito abbandonata, e poi ritrovata, che ha continuato a inseguirmi fino a oggi.
Al centro della mia ricerca c’è il tema della percezione: ciò che crediamo di vedere e conoscere della realtà e la sua distanza da ciò che la realtà è davvero. Il nostro cervello ricostruisce il mondo attraverso frammenti, memorie e sensazioni, in un dialogo costante tra il tangibile e l’illusorio, tra ordine e caos.
Il mio lavoro cerca di tradurre questa dinamica attraverso il collage, un linguaggio fatto di stratificazioni, omissioni e rivelazioni, in cui il confine tra visibile e invisibile, tra presenza e assenza, si fa incerto.
Utilizzo carta recuperata da libri, giornali e riviste, selezionata per colore, texture e tracce di testo. Da questi materiali di scarto ricompongo nuove immagini, sovrapponendo centinaia di strisce di carta come fossero pennellate.
A prima vista le mie opere possono sembrare dipinte, ma non lo sono: sono composizioni geometriche minimali, costruite in bianco e nero o in tonalità di blu, ocra e grigio, divise in due parti. Una separazione che suggerisce la struttura dei due emisferi cerebrali: da un lato, la razionalità e il bisogno di ordine; dall’altro, l’istinto e il desiderio di rompere gli equilibri.
Attraverso il dialogo tra forma e frammento, tra percezione e realtà, invito lo spettatore a interrogarsi su ciò che vede, a perdersi nei dettagli per poter trovare un significato personale.
Come la realtà, che si scompone e si ricostruisce continuamente sotto i nostri occhi.