Amo muovermi liberamente tra i vari linguaggi dell’arte. Sono estremamente curiosa. Vengo dal mondo della scultura, amo toccare praticamente tutto, e con le mani posso vedere al di là della materia. Ma amo anche la tecnologia e il mondo dei suoni. La mia ricerca è lo strumento che uso per confrontarmi con il mondo, in un ciclo continuo di emozioni che mutano e si confondono tra loro e mi restituiscono immagini, sensazioni e volontà attraverso qualunque medium.
Con la performance, l’happening, la video-performance, le installazioni interattive e il suono, riesco ad avere un dialogo diretto con il pubblico, e il gesto, insito in questi linguaggi artistici, mi permette di creare empatia con la gente. Lo stesso vale per i suoni di cui mi avvalgo, cercando di evocare ricordi infantili e memorie lontane. Faccio spesso uso di oggetti d’uso comune, per i quali sento un’attrazione feticista, e lavoro su questo genere di materiali con fare demiurgico, a differenza della scultura in cui il mio approccio è deciso e dotato di estrema disciplina.
Sono del parere che nel mondo non si finirà mai di combattere per i diritti di qualunque essere vivente. Sono una femmina, donna, uterina, che nel corso della mia vita, come per la maggior parte delle donne, ho subito vari tipi di discriminazione. Faccio parte della prima generazione femminile che ha davvero la possibilità di lasciare una vera e autentica eredità, grazie alle generazioni precedenti. La mia ricerca racchiude un po’ tutte queste esperienze, e nel lavoro cerco le giuste domande da porre agli altri e a me stessa; cerco il modo in cui ogni donna vive la censura, il ruolo sociale, il patriarcato, le discriminazioni di genere e il nuovo femminismo. Questo è il mio credo, e da qui parte tutto: introspezione, ricerca analitica, osservazione ed empatia.
Con la performance, l’happening, la video-performance, le installazioni interattive e il suono, riesco ad avere un dialogo diretto con il pubblico, e il gesto, insito in questi linguaggi artistici, mi permette di creare empatia con la gente. Lo stesso vale per i suoni di cui mi avvalgo, cercando di evocare ricordi infantili e memorie lontane. Faccio spesso uso di oggetti d’uso comune, per i quali sento un’attrazione feticista, e lavoro su questo genere di materiali con fare demiurgico, a differenza della scultura in cui il mio approccio è deciso e dotato di estrema disciplina.
Sono del parere che nel mondo non si finirà mai di combattere per i diritti di qualunque essere vivente. Sono una femmina, donna, uterina, che nel corso della mia vita, come per la maggior parte delle donne, ho subito vari tipi di discriminazione. Faccio parte della prima generazione femminile che ha davvero la possibilità di lasciare una vera e autentica eredità, grazie alle generazioni precedenti. La mia ricerca racchiude un po’ tutte queste esperienze, e nel lavoro cerco le giuste domande da porre agli altri e a me stessa; cerco il modo in cui ogni donna vive la censura, il ruolo sociale, il patriarcato, le discriminazioni di genere e il nuovo femminismo. Questo è il mio credo, e da qui parte tutto: introspezione, ricerca analitica, osservazione ed empatia.