Giuseppe Benevento nasce nel 1997 in un piccolo paesino dell’entroterra lucano, Campomaggiore.
In questo luogo magico, abbracciato dalle Dolomiti, si respirano suggestioni oniriche e utopiche.
Campomaggiore città dell’utopia, un non-luogo in cui tutte le cose sfuggono al tempo, vi resistono.
Da qui la sua passione per tutto ciò che il tempo lo vince, come la fotografia e il cinema, che altro
non fanno se non intrappolare un volto, un momento, un ricordo, un sogno, una storia, una visione,
per impedire che con il trascorrere del tempo questi svaniscano e vengano perduti per sempre.
Comincia a guardare il mondo sempre alla ricerca di piccoli scrigni che donassero protezione,
immortalità alle cose, proteggendole da tutto ciò che fosse usura e perdita, fino ad incontrare finalmente
ciò che di uno scrigno non ha bisogno, ciò che può di per sé definirsi resistenza: unBenevento incontra l’arte.
Come la storia ci ha innumerevoli volte insegnato, l’arte è quella cosa che è sempre riuscita ad uscire dalle
dimensioni spazio-temporali per diventare un rifugio, l’espressione di un ideale, manifesto dell’illuminazione di un’idea.
L’arte resiste, come potrebbe non farlo.
É proprio l’arte come resistenza il nucleo creativo delle sue opere: collage e decollage come materia che si aggiunge
e si sottrae ma che sempre resiste e rinasce, e che nelle creazioni dell’artista Benevento con il cemento
sembra urlare fuori la sua vita anche lì dove viene soffocata.
Si profila così l’idea di un’arte che non si rinchiude in luoghi canonici ma si diffonde in ogni luogo, non ha dei tempi
definiti ma si espande in ogni tempo, un’arte che diventa gioco materico casuale e inaspettato.
Un’arte che di volta in volta ri-esiste.
Un’arte che essenzialmente e sempre, resiste.
In questo luogo magico, abbracciato dalle Dolomiti, si respirano suggestioni oniriche e utopiche.
Campomaggiore città dell’utopia, un non-luogo in cui tutte le cose sfuggono al tempo, vi resistono.
Da qui la sua passione per tutto ciò che il tempo lo vince, come la fotografia e il cinema, che altro
non fanno se non intrappolare un volto, un momento, un ricordo, un sogno, una storia, una visione,
per impedire che con il trascorrere del tempo questi svaniscano e vengano perduti per sempre.
Comincia a guardare il mondo sempre alla ricerca di piccoli scrigni che donassero protezione,
immortalità alle cose, proteggendole da tutto ciò che fosse usura e perdita, fino ad incontrare finalmente
ciò che di uno scrigno non ha bisogno, ciò che può di per sé definirsi resistenza: unBenevento incontra l’arte.
Come la storia ci ha innumerevoli volte insegnato, l’arte è quella cosa che è sempre riuscita ad uscire dalle
dimensioni spazio-temporali per diventare un rifugio, l’espressione di un ideale, manifesto dell’illuminazione di un’idea.
L’arte resiste, come potrebbe non farlo.
É proprio l’arte come resistenza il nucleo creativo delle sue opere: collage e decollage come materia che si aggiunge
e si sottrae ma che sempre resiste e rinasce, e che nelle creazioni dell’artista Benevento con il cemento
sembra urlare fuori la sua vita anche lì dove viene soffocata.
Si profila così l’idea di un’arte che non si rinchiude in luoghi canonici ma si diffonde in ogni luogo, non ha dei tempi
definiti ma si espande in ogni tempo, un’arte che diventa gioco materico casuale e inaspettato.
Un’arte che di volta in volta ri-esiste.
Un’arte che essenzialmente e sempre, resiste.
Il nome: unBenevento
Sono sempre stato un uomo dai mille interessi.
Ho scelto un percorso di vita incentrato sul rifiuto di focalizzare la mia attenzione su un unico ambito.
Sono una persona curiosa di natura e amo conoscere, sperimentare e sono fermamente convinto che l‘uomo
in quanto tale sia irriducibile ad una semplice categorizzazione (cosa che spesso il mondo odierno ci impone).
Il nome che ho scelto come artista è “unBenevento”, nome che sottolinea come quella artistica sia semplicemente
una parte della mia persona: “l‘artista é soltanto uno dei tanti Benevento che quell’unico soggetto racchiude.”
Ecco dunque che un articolo indeterminativo si trasforma in un mezzo per sottolineare questa pluralità,
una molteplicità insita in me come, a mio parere, in ogni altro.
