Valentina Gelain

Valentina Gelain è la vincitrice della quinta edizione dell’exibart prize

Al secondo posto troviamo la new entry Antonella Zito, mentre al terzo posto si conferma Xinhan Yú.

Ai 10 finalisti va dato il merito di aver coniugato un progetto artistico di qualità con una presenza nel mondo dell’arte solida e di periodo. Dimostrando che il mestiere dell’arte necessita di perseveranza, professionalità e strategia.

La giuria, che aveva in dotazione 605 punti, anche quest’anno fatica a convergere su pochi nomi e ci riporta una classifica molto corta dove tra la prima e l’ultima posizione la differenza è di solo di 14 punti, con un distacco massimo tra una posizione e l’altra di 4 punti. Questo significa che l’altissima qualità di tutto il gruppo dei finalisti ha reso difficile l’individuazione di pochi nomi.

Tra le considerazioni da fare, diciamo intanto che tra i dieci artsti classificati, ben 5 erano già presenti nella short list della scorsa edizione. Addirittura, sul podio abbiamo la conferma della Gelain che dal secondo posto dell’anno passato conquista la vittoria e Yu che riconferma il suo terzo posto dell’anno scorso. Unica sorpresa: l’arrivo in seconda posizione della new entry Antonella Zito che convince sin da subito un contest che sempre di più si conferma voler premiare il percorso rispetto al linguaggio. Vengono rappresentati tutti i media contemporanei con un’interessante  ripresa di posizione della pittura.

 

Di seguito la classifica dei primi 10 classificati

  1. Valentina Gelain
  2. Antonella Zito
  3. Xinhan Yú
  4. Fabrice Bernasconi Borzì
  5. Tina Sgrò
  6. Plurale
  7. Samuel di Blasi  
  8. Luciano Sozio
  9. Stefano Cescon
  10. Jacopo Dimastrogiovanni
Valentina Gelain

Valentina Gelain

Valentina Gelain è nata a Feltre nel 1992, attualmente vive e lavora in Ostrobotnia, Finlandia.
Mediante l’esperienza soggettiva e l’introspezione, Gelain indaga questioni relative all’esistenzialismo umano, attingendo direttamente dalla sfera mentale ed emotiva, simbolica ed onirica.
Grazie a un’apertura plurale di percezioni si esplorano diverse tematiche di ricerca, come conflitti interiori, paesaggi mentali e redenzione, attraverso una sinergia tra forma e contenuto, tra immagine e intenzione.
La sua analisi si fonda sulla pratica del (intra)confronto, dell’apertura e del dialogo, cercando di rovesciare barriere, raggiungere e toccare l’altro tramite riflessioni intime ed esperienze genuine, dando spazio a parti invisibili del nostro essere che spesso vengono ancora respinte con indifferenza e incomprensione; rammentando svincolate risorse del pensiero e la cognizione dell’altro partendo da noi stessi.
Tendendo un filo tra coscienza e incoscienza, tra visione e figurazione, il bilanciamento oscilla tra indagine introspettiva e ricerca di un equilibrio empatico. Accettando il disagio per un vero cambiamento, in un percorso volontario e attivo che porterà a diverse catarsi dell’essere e, di conseguenza, a come possiamo (co)esistere nella realtà.
Artista interdisciplinare, Gelain esplora soggetti e figurazioni attraverso differenti linguaggi e mezzi di comunicazione, che possono aiutare a restituire al meglio la sua visione dell’opera.

Antonella Zito

Antonella Zito

Sono Antonella Zito, ho 36 anni, sono di origine Pugliese e vivo a Breda in Olanda. Sono una grafica pubblicitaria, fotografa e video maker. Le mie tematiche artistiche, si ispirano alla psicologia e a tutto ciò che parte dal singolo individuo, fino ad arrivare a contestualizzarlo nella società e nell’ambiente. Le mie foto, appartengono al genere della “Staged Photography” in cui, attraverso la cura del minimo dettaglio, ricreo situazioni vissute, ambienti e personaggi raccontati con un approccio introspettivo, ribaltato verso l’esterno. Anche nella video arte, mi baso sugli stessi principi della fotografia, in cui spesso reale e surreale si fondono.I miei lavori sono stati esposti e proiettati in gallerie, fondazioni, musei e festival in Italia ed Europa.

Xinhan Yú

Xinhan Yú

Xinhan Yú (Nanchino, Cina, 1996)
Si è laureato in Pittura Arti Visive nel Corso di Specializzazione Biennale in Arti Visive presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 2022. Attualmente risiede a Bologna.
Negli interventi di Yú c’è sempre un gusto per lo spettacolo, l’umorismo e il grottesco, e le sue provocazioni risuonano con la gioventù cinese; nasconde ironia e metafore nella sua trama immaginaria, flirtando con i problemi della società cinese della nuova era in modo crudo ma giocoso. Il desiderio di vendetta, la necessità di agire e il desiderio di aggirare un sistema che opprime e inibisce sono le motivazioni che stimolano le opere di XinHan Yú, un artista di origine cinese che utilizza diversi mezzi come strumento di critica sociale; un mezzo per riesumare una memoria, personale e collettiva, di una realtà che necessita di essere portata alla luce. La sua pratica attuale ruota attorno alle strutture di potere e alle istituzioni della violenza.

Fabrice Bernasconi Borzì

Fabrice Bernasconi Borzì

Fabrice Bernasconi Borzì è un artista italo-svizzero, nato a Ginevra nel 1989. Dal 2018 vive e lavora a Catania.
Questo trasferimento per l’artista è una sorta di viaggio a ritroso, inverso rispetto a quello compiuto da tanti altri suoi coetanei: nel passaggio dal Nord al Sud dell’Europa tenta di ritrovare un’alterità culturale, peculiare dei luoghi d’origine, funzionale al suo lavoro d’artista. Questo dualismo nazionale ed esistenziale, questa doppia cittadinanza, con la contraddizione che ne consegue, si pone alla base dell’equilibrato conflitto tra forze che la sua opera intende esprimere.
Gli elementi formali adoperati il più delle volte sono semplici, minimali o depotenziati, quasi a sovvertire il ‘consueto’ con l’uso di un linguaggio paradossale e a tratti provocatorio, di matrice dadaista, che non disdegna citazionismo e recupero. L’intento è chiaro, poiché sviluppa una serie di domande sul senso stesso del ‘fare’, dei suoi impliciti presupposti concettuali, nonché su come tutto questo venga interpretato entro l’attuale sistema dell’arte. Da questi presupposti muove una riflessione sugli esseri umani e sulla loro alienazione dall’esistenza, in una dicotomia che raccoglie politicamente la tradizione del conflitto tra forze produttive e sociali, contro i poteri egemonici e capitalistici.

Tina Sgrò

Tina Sgrò

Tina Sgrò nasce nel 1972 a Reggio Calabria, dove matura il suo percorso didattico e formativo. Le sue inclinazioni artistiche emergono fin dalla prima infanzia. Frequenta l’Istituto Statale d’Arte di Reggio Calabria e da inizio ad un percorso artistico/emozionale che sarà importante nella sua vita di donna ed artista.
Consegue poi  il Diploma di Pittura presso un’Accademia di Belle Arti italiana con 110/110 lode ed inizia  il suo percorso artistico con la partecipazione a prestigiosi concorsi di pittura e a numerose mostre collettive.

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plurale

plurale è una forma collettiva di presenza nel mondo che si manifesta come insieme aperto. Da giugno 2020 a marzo 2022 si è esposto con il nome di Collettivo Plurale, dopodiché non ha più sentito l’esigenza di presentarsi come autore, con un nome e un cognome, perché plurale, prima di essere un collettivo artistico, è una reazione, una forma di pensiero e dunque un modo di agire. plurale è frutto della necessità di sentirsi parte dello stesso essere-ambiente, per questo guarda lì dove è presente una divisione e tenta di suturare.
plurale è un concetto.
Nasce nel 2020 e si presenta come collettivo artistico osmotico, cui attivatori di base sono Leonardo Avesani (Verona, 1997) e Chiara Ventura (Verona, 1997). Esplorando, attraverso la pratica artistica, una forma empatica d’esistenza, plurale lavora sulle falle che riscontra nel quotidiano, con particolare attenzione al linguaggio, alle forme di violenza e a come la generazione di appartenenza dei membri (Generazione Z) si pone nel mondo.
Nel 2022 pubblica Gesto empatico, una dichiarazione poetica che afferma il suo esserci nel mondo, dove si sostiene l’azione empatica come l’unico mezzo oggi praticabile per restituire agli esseri e alle cose pari diritti e dignità. plurale ha attivato una pratica transfemminista nel tentativo di sgretolare una visione eteronormativa del corpo e decolonizzare il desiderio, osservando la sessualità ed il piacere come spazi politici.

Samuel Di Blasi

Samuel Di Blasi

Samuel Di Blasi è un artista italiano nato nel 1975 ad Alba.
Si è formato presso la scuola di Scultura di Riccardo Cordero all’Accademia di Belle Arti di Torino e a Londra nel 1999 ha perfezionato il suo linguaggio artistico nello studio dello scultore giapponese Noriaki Maeda.
Nel 2015 ha realizzato “Lo Scalatore di Nuvole” una mostra personale presso il Museo Nazionale della Montagna di Torino;
ha vinto nel 2016 il Premio Nazionale d’Arte “Ora” e nel 2018 ha realizzato “Sognando Sogni”, mostra personale presso ADD-Art Gallery di Spoleto.
Nel 2021 a Parigi la Galerie Géraldine Banier ha esposto alcune sue opere ispirate al legame che intercorre tra uomo e natura durante l’esibizione “For a better world”.

Luciano Sozio

Luciano Sozio

La pratica artistica di Luciano Sozio si radica in una progettazione minuziosa e accurata. Ogni sua opera nasce infatti da un processo di ricerca che parte da un attento studio dei materiali e dalla lavorazione dei pigmenti utilizzati. Un processo calibrato e preciso, attraverso cui l’artista esplora il senso di precarietà che accompagna l’intera esistenza e il mistero che la circonda. Il medium pittorico diventa così un linguaggio poetico, che si fa spazio tra le dimensioni dei suoi lavori, sospeso tra il silenzio rassicurante e l’inquietante attesa. Dai suoi soggetti emergono tracce del nostro presente, immerse in una pausa a mezz’aria, carica di tensione, che congela un momento in cui sembra che qualcosa stia per accadere: un evento che, nell’intermezzo di quell’istante, minaccia di spezzare la simmetria dei fenomeni. In ogni sua opera, la bellezza prende respiro, affiorando attraverso la fragilità intrinseca di tutto ciò che esiste.

Stefano Cescon

Stefano Cescon

La ricerca artistica mi ha portato a riflettere sul ruolo della natura e del tempo: dalla materia simbolo di questa pratica (una miscela di cere purissime) alla scelta dei pigmenti naturali, terre o minerali.
Questo aspetto fa si che l’intero lavoro sia ricettivo e assorba i “sismi” che provengono da condizioni esterne durante l’esecuzione, quali il luogo e l’ambiente in cui opero.
Questa azione meta-pittorica si trasforma allora in una personale reinterpretazione di queste suggestioni assumendo i connotati tipici di un rito quotidiano, una deposizione di pensieri che si sovrappongono in un tempo sospeso.
Quello che m’interessa esprimere è un delicato equilibrio tra poetica e materiale, questo si fa portavoce di una storia sedimentata nel corso del tempo: come le pagine di un grande libro che recano al loro interno sia l’orogenesi di un rilievo montuoso sia una memoria pittorica costitutiva della nostra identità.
Il risultato è un quadro fatto di sfumature di colore, elemento che già nella sua definizione è di difficile comunicabilità. Come nella musica, quando cerchiamo di definirlo ci scontriamo con i limiti del nostro linguaggio perché il colore in natura è una transizione, è fondamentalmente accostabile al tempo non agendo nel qui e ora.
Questo “fluire” della mia pratica, come un ritmo suggerito dalle maree del materiale, è tale che ogni opera sia­­­ sequenziale all’altra: si evidenzia in questo modo una narrazione organica (sia metaforicamente che nei fatti) in cui ogni lavoro rappresenta idealmente una cellula di un sistema più vasto e potenzialmente infinito.
Le regole di differenza e ripetizione proprie della natura sono comuni e alla base della mia ricerca: è interessante notare come un processo basato su queste semplici norme produca un “organismo” complesso dato dalla varietà di sfumature causato dalla replica di uno schema.
Ogni esperienza porta con sé i frutti della precedente seguendo così una scala infinita.

Jacopo Dimastrogiovanni

Jacopo Dimastrogiovanni

Attraverso la pittura intendo sviluppare una riflessione sull’Uomo, al fine di indagare le ragioni e gli effetti delle inquietudini che lo caratterizzano e ne travagliano la natura stessa.

Ho collaborato con gallerie in Italia e all’estero, tra le quali Mondoromulo Arte Contemporanea (Castelvenere – BN), Zaion Gallery (Biella), ISOLO17 (Verona), D.Gallery e CRAG (Torino), Galleria Pugliese Arte (Firenze), Galleria Il Castello (Trento), Anywhere Art Company (Napoli), Molesworth Gallery (Dublino, Irlanda).
Dopo l’esperienza alla 54° Biennale di Venezia (Padiglione Italia, Torino), nel 2013 sono stato invitato ad esporre al MART – Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, nell’ambito della mostra In risonanza. Istantanee di creatività nel cervello, a cura di Francesca Bacci e Gabriele Lorenzoni. Nel 2015 ho presentato il mio lavoro al St James Cavalier Centre di La Valletta (Malta) in occasione del progetto Afterselfie – beyond masks, a cura di Carolina Bortolotti. Nel 2019 ho vinto il Premio Residenza all’Artkeys Prize, grazie al quale l’anno successivo ho realizzato una personale nel Castello Angioino – Aragonese di Agropoli (SA). Nel 2022 sono stato selezionato tra i finalisti dell’Arte Laguna Prize 21-22, esponendo l’anno successivo in Arsenale a Venezia. Nel 2024 sono stato inserito tra i finalisti dell’Exibart Prize N.4.

A partire dal 2014 sono docente di pittura e disegno a Trento, città nella quale vivo e lavoro.

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