Vivi Ras

Fotografo
Napoli
Foto del profilo di Vivi Ras
Da piccola ascoltavo le storie di mio nonno che era fotografo dell’aviazione ed usava un banco ottico portatile, che tutt'oggi custodisco. Ho cominciato a capire che potevo usare la fotografia come narrazione, dopo la mia permanenza nei villaggi Africani, dove ho lavorato come pediatra. Al ritorno, da questa mia lunga esperienza, ho organizzato una performance teatro, musica e fotografia per narrare la potenza di questo popolo. Ho iniziato poi un lungo progetto fotografico con gli immigrati Africani, durato 10 anni, nel nostro locale di accoglienza, nel centro storico di Napoli, di cui ero la direttrice artistica. Ho coinvolto poi i miei piccoli pazienti ed i genitori in un progetto fotografico- sociale  con l'ospedale pediatrico, dal nome un sorriso al giorno, in cui ho scattato una foto al giorno ad un bambino diverso per 365 giorni, che ci ha portato all'acquisto di tre incubatrici speciali per prematuri.
Mi sono poi dedicata alla fotografia narrativa con interesse antropologico e durante i miei viaggi ai confini del mondo ( zona Subpolare, Kamchatka, Mongolia, Indocina), ho focalizzato le mie testimonianze sul buddismo e sul fenomeno del nomadismo di etnie in via di estinzione e di orsi polari alla ricerca di cibo.
Dopo aver ricevuto diversi riconoscimenti, in un periodo di riflessione e di formazione come psicoterapeuta, ho voluto esplorarmi ed ho scoperto l'autoritratto come narrazione di me. E’ stata per me una rivelazione. Ho cominciato a scattare autoritratti in un casale di campagna, ora in abbandono, in cui ho vissuto per 23 anni con la mia famiglia. Come in un viaggio mi stupivo ad esplorare il mio corpo nello spazio, attraverso un linguaggio non verbale, cogliendo parti a me sconosciute. Ho utilizzato con entusiasmo anche diverse tecniche e fotocamere, dalla digitale all'analogica, alla Yashica reflex biottica, la mia preferita. Ho riscritto la mia storia scegliendo le mie scenografie soffermandomi su percezioni , ed odori del periodo trascorso in quel casale. Scene, racconti, ricordi, il fatto stesso di stare lì mi ispirava con risultato creativo e terapeutico allo stesso tempo. Per me la fotografia è anche un’atto di initimità, fiducia, uno scambio, è mostrarmi come uno specchio per gli altri.
Ogni mio autoritratto ha in sè un dinamismo, che non è il fine, ma il risultato di un articolato racconto di sè ed e’ un atto creativo ma soprattutto introiettivo,  che svela  .
Questi autoritratti sono stati esposti in mostre collettive a Napoli, NY e Los Angeles. Ora sto lavorando su un nuovo progetto, tra Napoli e Los Angeles, su Partenope e la nascita di Napoli, vista attraverso l’evoluzione femminile.
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ideato e organizzato da exibartlab srl,
Via Placido Zurla 49b, 00176 Roma - Italy
 
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