opera
Preview
categoria | Installazione |
soggetto | Politico/Sociale |
tags | |
base | 58 cm |
altezza | 103 cm |
profondità | 17 cm |
anno | 2020 |
Installazione, specchio, led, stoffa
Lo specchio non è soltanto il luogo metafisico in cui il doppio prende forma, ma è uno strumento indispensabile legato al rito e alla memoria di biografie che un tempo furono. Vite frammentate e spezzate come quella di Renato Villoresi (Roma, 1917-1944), le cui incessanti gesta in difesa della libertà, lo condussero al drammatico epilogo dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, pagina di storia contemporanea così complessa, che attraverso il metalinguaggio dell’arte contemporanea, è oggi una riflessione antropologica concreta. In questo continuo e perpetuo rammendare la biografia come storia collettiva, Maria Grazia Carriero (Gioia del Colle, 1980) in Preview, attua una plasmazione sul piano artistico di una ritualità legata inesorabilmente al concetto della memoria e della morte: l’uso arcaico di coprire gli specchi con drappi neri; azione magica che allude al lutto, alla fine e al vuoto. Difatti, come già descritto in sede teorica, coprire lo specchio, inteso come luogo eterotopico (M. Foucault, 1966) in cui il defunto può riflettersi, ha una funzione di separazione fra la storia intesa come hic et nunc e la memoria; ritualità descritta così da J. G. Frazer nel 1932: «essa è dettata dal timore che l’anima proiettata fuori dalla persona sotto forma di riflesso nello specchio, venga portata via dal defunto che generalmente si crede rimanga nella casa fino al momento del funerale». La drammaticità dell’evento sottolineata dalla luce rossa emanata dallo specchio della Carriero, è un fascio luminoso che enfatizza il sacrificio e il dramma della storia di Villoresi. Sangue che diventa reliquia, attraverso la riflessione antropologica sulla guerra come avvenimento traumatico: un martirio contemporaneo che trova soluzione nella memoria rituale, di cui nero, colore che allude alle figurazioni mitiche della morte (M. Pastoureau, 2000), evoca in sé, proprio attraverso il lavoro costante della Carriero, l’idea della memoria perpetua che si fa nuovamente storia nei territori magici e rituali dell’arte.
Fabio Petrelli
Lo specchio non è soltanto il luogo metafisico in cui il doppio prende forma, ma è uno strumento indispensabile legato al rito e alla memoria di biografie che un tempo furono. Vite frammentate e spezzate come quella di Renato Villoresi (Roma, 1917-1944), le cui incessanti gesta in difesa della libertà, lo condussero al drammatico epilogo dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, pagina di storia contemporanea così complessa, che attraverso il metalinguaggio dell’arte contemporanea, è oggi una riflessione antropologica concreta. In questo continuo e perpetuo rammendare la biografia come storia collettiva, Maria Grazia Carriero (Gioia del Colle, 1980) in Preview, attua una plasmazione sul piano artistico di una ritualità legata inesorabilmente al concetto della memoria e della morte: l’uso arcaico di coprire gli specchi con drappi neri; azione magica che allude al lutto, alla fine e al vuoto. Difatti, come già descritto in sede teorica, coprire lo specchio, inteso come luogo eterotopico (M. Foucault, 1966) in cui il defunto può riflettersi, ha una funzione di separazione fra la storia intesa come hic et nunc e la memoria; ritualità descritta così da J. G. Frazer nel 1932: «essa è dettata dal timore che l’anima proiettata fuori dalla persona sotto forma di riflesso nello specchio, venga portata via dal defunto che generalmente si crede rimanga nella casa fino al momento del funerale». La drammaticità dell’evento sottolineata dalla luce rossa emanata dallo specchio della Carriero, è un fascio luminoso che enfatizza il sacrificio e il dramma della storia di Villoresi. Sangue che diventa reliquia, attraverso la riflessione antropologica sulla guerra come avvenimento traumatico: un martirio contemporaneo che trova soluzione nella memoria rituale, di cui nero, colore che allude alle figurazioni mitiche della morte (M. Pastoureau, 2000), evoca in sé, proprio attraverso il lavoro costante della Carriero, l’idea della memoria perpetua che si fa nuovamente storia nei territori magici e rituali dell’arte.
Fabio Petrelli