opera
Maybe Again
categoria | Scultura |
soggetto | Politico/Sociale, Natura, Animale |
tags | sociale, libertà, ala, identità, animale |
base | 90 cm |
altezza | 160 cm |
profondità | 20 cm |
anno | 2021 |
Tessuto metallico in acciaio inox, carta, cera, grafite, marmo
L’opera raffigura un'ala aperta alla quale sono state tagliate le piume remiganti, quel piumaggio atto a fornire la possibilità di volare. Questa pratica, eseguita dall'uomo come azione di controllo sull’animale, porta, oltre a deturpare la bellezza della livrea, a invalidare e a limitare l'atto naturale del volo. Tale condizione preclude al volatile l'accesso all'altezza e la possibilità di percorrere lunghe distanze, capacità che gli apparterrebbero istintivamente. Durante la muta, che accade ogni anno, viene a rigenerarsi il nuovo piumaggio, restituendo così la completa eleganza e facoltà all'animale che si trova quindi a rivivere le proprie capacità naturali. Ciò nonostante, molte volte si crea una condizione di blocco: la lunga e forzata inattività aerea finisce con l'inibirne la capacità di volare nuovamente, anche se, dal punto di vista fisico, sarebbe in grado di farlo.
“Tarpare le ali” è un'espressione che esprime l'impedimento, la costrizione e la frustrazione imposta all’uomo.
La tarpatura subita dall'opera vuole accentuare il concetto di blocco per tutti quegli esseri a cui vengono, metaforicamente, tagliate le ali, ma nasconde anche un senso di rinascita con l'arrivo del nuovo piumaggio ed una nuova possibile libertà.
Su queste "nuove" piume sono raffigurati momenti di condivisione su cui spiccano frasi di affetto che, amici e familiari, si sono scambiati durante questo periodo di lontananza fisica.
Il titolo “Maybe Again”, con la sua duplice possibilità di interpretazione, vuole sottolineare il rischio che il concetto di imposizione forzata prevalga sulla voglia di ricerca di una libera normalità.
L’opera raffigura un'ala aperta alla quale sono state tagliate le piume remiganti, quel piumaggio atto a fornire la possibilità di volare. Questa pratica, eseguita dall'uomo come azione di controllo sull’animale, porta, oltre a deturpare la bellezza della livrea, a invalidare e a limitare l'atto naturale del volo. Tale condizione preclude al volatile l'accesso all'altezza e la possibilità di percorrere lunghe distanze, capacità che gli apparterrebbero istintivamente. Durante la muta, che accade ogni anno, viene a rigenerarsi il nuovo piumaggio, restituendo così la completa eleganza e facoltà all'animale che si trova quindi a rivivere le proprie capacità naturali. Ciò nonostante, molte volte si crea una condizione di blocco: la lunga e forzata inattività aerea finisce con l'inibirne la capacità di volare nuovamente, anche se, dal punto di vista fisico, sarebbe in grado di farlo.
“Tarpare le ali” è un'espressione che esprime l'impedimento, la costrizione e la frustrazione imposta all’uomo.
La tarpatura subita dall'opera vuole accentuare il concetto di blocco per tutti quegli esseri a cui vengono, metaforicamente, tagliate le ali, ma nasconde anche un senso di rinascita con l'arrivo del nuovo piumaggio ed una nuova possibile libertà.
Su queste "nuove" piume sono raffigurati momenti di condivisione su cui spiccano frasi di affetto che, amici e familiari, si sono scambiati durante questo periodo di lontananza fisica.
Il titolo “Maybe Again”, con la sua duplice possibilità di interpretazione, vuole sottolineare il rischio che il concetto di imposizione forzata prevalga sulla voglia di ricerca di una libera normalità.