opera
P.G.R.
categoria | Installazione |
soggetto | Politico/Sociale, Bellezza |
tags | società, miracle, grazia, culture, cultura, soul, anima, society |
base | 250 cm |
altezza | 260 cm |
profondità | 17 cm |
anno | 2020 |
I segni che il dolore può lasciare sono a volte evidenti, altre invece rimangono come piccole increspature. Altre volte ancora diventano leggeri pendii, tagli, linee che dividono la superficie creando piani contigui e allo stesso tempo scostati. Così è nella poetica degli artisti, che fanno accogliere all’argilla, contenitore e memoria di gesti e vissuti, la loro profonda sensibilità sul mondo. Un’ex voto è un oggetto, che porta con sé profonde istanze antropologiche, sociologiche ed artistiche. Simbolo di gratitudine, crea un legame ancestrale tra la materia e il divino, elevando la sofferenza a qualcosa di sacro. Il profondo senso di commozione e devozione, si identifica, in questo lavoro, nella forma a noi più nota: il cuore.
Sappiamo che un oggetto viene riconosciuto come ex voto, solo nel momento in cui subisce una trasformazione, una modificazione fisica e di intento. Ecco dunque che i cuori diventano piani, linee, ombre che si susseguono per forma e dimensione, come a dire: a ognuno il suo. E il gesto viene ripetuto, come in un rosario, in cui ogni parte è simile ma diversa, ogni volta è la stessa ma è anche un’altra. È un mantra che cura, che sana le ferite, che fa ripetere ad ogni linea che accarezza un piano, che tutto muta sempre, che un gesto crea la differenza.
L’installazione ha un forte impatto emozionale: chiunque può riconoscersi nell’atto di un ringraziamento e allo stesso tempo nel ricordo di una sofferenza. Senza volersi soffermare troppo sul periodo appena passato, che indubbiamente ha inciso la vita di molti anche con gravi perdite, questo lavoro rappresenta indubbiamente un grande gesto di speranza e di conforto, la possibilità di andare avanti.
I raggi di luce stilizzati, proiezione diretta delle ombre del pezzo, ci raccontano di questa doppio valenza che ha l’esistenza umana: conosciamo la luce perché vi è un’ombra che ci ricorda che essa esiste. Far scaturire la forma della luce dalla proiezione dell’ombra non solo ha un’altissima simbologia, ma allinea perfettamente questo ossimoro della vita.
Il colore nero dell’argilla, della terra dopo la cottura raku, richiama l’antico, un profondo gesto che è sempre stato con l’uomo. Lo specchio è invece contemporaneo, neutro, dove ognuno può ritrovare una parte di sé.
La forma dell’ombra della materia è allo stesso tempo luce, luminosa e opaca, come a dire che non tutto può essere riflesso, ma qualcosa va trattenuto.
- Realizzazione in terra semi refrattaria, cottura raku, cristal mirror
Sappiamo che un oggetto viene riconosciuto come ex voto, solo nel momento in cui subisce una trasformazione, una modificazione fisica e di intento. Ecco dunque che i cuori diventano piani, linee, ombre che si susseguono per forma e dimensione, come a dire: a ognuno il suo. E il gesto viene ripetuto, come in un rosario, in cui ogni parte è simile ma diversa, ogni volta è la stessa ma è anche un’altra. È un mantra che cura, che sana le ferite, che fa ripetere ad ogni linea che accarezza un piano, che tutto muta sempre, che un gesto crea la differenza.
L’installazione ha un forte impatto emozionale: chiunque può riconoscersi nell’atto di un ringraziamento e allo stesso tempo nel ricordo di una sofferenza. Senza volersi soffermare troppo sul periodo appena passato, che indubbiamente ha inciso la vita di molti anche con gravi perdite, questo lavoro rappresenta indubbiamente un grande gesto di speranza e di conforto, la possibilità di andare avanti.
I raggi di luce stilizzati, proiezione diretta delle ombre del pezzo, ci raccontano di questa doppio valenza che ha l’esistenza umana: conosciamo la luce perché vi è un’ombra che ci ricorda che essa esiste. Far scaturire la forma della luce dalla proiezione dell’ombra non solo ha un’altissima simbologia, ma allinea perfettamente questo ossimoro della vita.
Il colore nero dell’argilla, della terra dopo la cottura raku, richiama l’antico, un profondo gesto che è sempre stato con l’uomo. Lo specchio è invece contemporaneo, neutro, dove ognuno può ritrovare una parte di sé.
La forma dell’ombra della materia è allo stesso tempo luce, luminosa e opaca, come a dire che non tutto può essere riflesso, ma qualcosa va trattenuto.
- Realizzazione in terra semi refrattaria, cottura raku, cristal mirror