opera
Fox hole
categoria | Installazione |
soggetto | Politico/Sociale, Natura, Architettura |
tags | |
base | 300 cm |
altezza | 280 cm |
profondità | 300 cm |
anno | 2018 |
Chiunque abbia vissuto un trauma sperimenta su di sé una profonda lacerazione tra un prima e un dopo. Il trauma, dunque, è una ferita, ma può essere legato anche al sogno; Traum in tedesco significa appunto sogno.
Il sogno di Sadako Sasaki - la bambina Giapponese sopravvissuta alla bomba atomica di Hiroshima e morta in seguito nel 1955 di leucemia per effetto delle radiazioni – era quello di realizzare mille gru con la tecnica dell’origami.
“Chiunque riesca a piegare mille gru vedrà esauditi i desideri del proprio cuore” recita un’antica leggenda giapponese.
Il desiderio di Sadako Sasaki non era solo quello di esorcizzare la sua morte ma anche quello di salvare l’intera umanità e di portare la pace nel mondo.
Dunque, trauma, sogno e credenza, anche religiosa, si intrecciano e si rimandano reciprocamente.
E’ possibile mettere in relazione la pratica e la gestualità legata alla tecnologia contemporanea con la dimensione religiosa?
“Fox-hole” (Tana di volpe) è il nome con cui i militari americani indicavano la buca di protezione scavata nel terreno per difendersi dai nemici. (ricovero - entro il quale -prendersi cura).
Come in un recinto, un luogo delimitato, sacro, l’uomo contemporaneo si rifugia in una sorta di illusione collettiva: spesso nei luoghi pubblici assistiamo a questo evento che assume carattere di rito, ripetizione del medesimo gesto. Come in un guscio che accoglie e protegge dalle avversità, in totale isolamento, ripiegato su se stesso, l’individuo si affida al suo Smartphone, all’attività maniacale dello “smanettare” una tastiera, come in una sorta di “Fox-hole”, la cui potenza è esemplificata nella video-installazione dal ritmo ossessivo sonoro, litania, rosario capace di isolare e al contempo unire collettivamente come in un rito religioso.
La struttura scheletro è costituita da elementi in alluminio alti 3 metri (quelli usati per la struttura portante in cartongesso).
L’installazione interna è costituita da due treppiedi di colore nero (quelli usati per il supporto degli spartiti musicali) sui quali sono appoggiati due monitor tv (uno per ogni treppiede) che proiettano in loop due video diversi. Il sonoro del video si può ascoltare solo con le cuffie. I treppiedi sono appoggiati sulle pedane di legno.
I video si vedono e si ascoltano solo dall’esterno della struttura, cioè non si può entrare fisicamente all’interno della struttura. In sostanza è come se si vedesse una gabbia da zoo, con sbarre…con all’interno non un animale ma i due video sui treppiedi.
Mix media: struttura scheletro alluminio, due monitor, treppiede supporto monitor, pedane in legno, cavi elettrici
Le due immagini riprodotte sono Steel frame
Il sogno di Sadako Sasaki - la bambina Giapponese sopravvissuta alla bomba atomica di Hiroshima e morta in seguito nel 1955 di leucemia per effetto delle radiazioni – era quello di realizzare mille gru con la tecnica dell’origami.
“Chiunque riesca a piegare mille gru vedrà esauditi i desideri del proprio cuore” recita un’antica leggenda giapponese.
Il desiderio di Sadako Sasaki non era solo quello di esorcizzare la sua morte ma anche quello di salvare l’intera umanità e di portare la pace nel mondo.
Dunque, trauma, sogno e credenza, anche religiosa, si intrecciano e si rimandano reciprocamente.
E’ possibile mettere in relazione la pratica e la gestualità legata alla tecnologia contemporanea con la dimensione religiosa?
“Fox-hole” (Tana di volpe) è il nome con cui i militari americani indicavano la buca di protezione scavata nel terreno per difendersi dai nemici. (ricovero - entro il quale -prendersi cura).
Come in un recinto, un luogo delimitato, sacro, l’uomo contemporaneo si rifugia in una sorta di illusione collettiva: spesso nei luoghi pubblici assistiamo a questo evento che assume carattere di rito, ripetizione del medesimo gesto. Come in un guscio che accoglie e protegge dalle avversità, in totale isolamento, ripiegato su se stesso, l’individuo si affida al suo Smartphone, all’attività maniacale dello “smanettare” una tastiera, come in una sorta di “Fox-hole”, la cui potenza è esemplificata nella video-installazione dal ritmo ossessivo sonoro, litania, rosario capace di isolare e al contempo unire collettivamente come in un rito religioso.
La struttura scheletro è costituita da elementi in alluminio alti 3 metri (quelli usati per la struttura portante in cartongesso).
L’installazione interna è costituita da due treppiedi di colore nero (quelli usati per il supporto degli spartiti musicali) sui quali sono appoggiati due monitor tv (uno per ogni treppiede) che proiettano in loop due video diversi. Il sonoro del video si può ascoltare solo con le cuffie. I treppiedi sono appoggiati sulle pedane di legno.
I video si vedono e si ascoltano solo dall’esterno della struttura, cioè non si può entrare fisicamente all’interno della struttura. In sostanza è come se si vedesse una gabbia da zoo, con sbarre…con all’interno non un animale ma i due video sui treppiedi.
Mix media: struttura scheletro alluminio, due monitor, treppiede supporto monitor, pedane in legno, cavi elettrici
Le due immagini riprodotte sono Steel frame