opera
CRASH TEST
categoria | Installazione |
soggetto | Paesaggio, Architettura, Animale |
tags | struttura plastica animale |
base | 1000 cm |
altezza | 1000 cm |
profondità | 1000 cm |
anno | 2010 |
Un gigantesco volatile si instaura al centro del Cubo. L’installazione scultorea unisce concept costruttivo e geometria organica. Ecco, in uno, il corpo e l’architettura del processo. E la forma, la morte, il sesso.
il grande uccello sottile. un’oscillazione, un’imbardata, e questo complesso metazoico è venuto giù. è precipitato, schiantatosi in fondo al pozzo. ora sta sul fondo del cubo nero, il collo spezzato, le ali ritorte all’indietro. bianco. privo di carni-visceri-sangue-fluidi. purificata struttura d’anaima. la luce penetra, dalla fessura che corre sul perimetro alto, attorno alla piramide bianca rovesciata – e il suo vertice s’insinua nello spazio interno -lama prismatica- trafiggendolo. spazio interno scuro, verticale, come in un camino di fabbrica. non nido quindi, ma angolo, anfratto, gabbia. Il luogo in cui si è interrotto il volo. un luogo costrittivo, da cui non è più possibile muovere. l’impatto ha aperto l’uccello. se l’uccello non fosse esploso nell’urto, avrebbe battuto forte le ali, per cercare di liberarsi e risalire. e le avrebbe comunque sfracellate, contro le lisce pareti della gabbia. ora giace immobile, immane sagoma riversa dal grande rostro adunco. e noi sotto alla sua muta immagine fossile. l’uccello fantastico. un organismo dalla complessa struttura articolare. scheletro e vertebre. un congegno complesso e fragile come cristallo. la sua organizzazione funzionale è venuta meno. si son disfatte le strutture costruttive: nello smembramento plastico, la fine dell’accrescimento, la morte? ma gli ossi calcarei di questa creatura a pezzi son coperti a tratti da brani di un sottilissimo materiale tegumentoso. una pelle biancastra, semitrasparente. la membrana asettica tiene ancora unite parti del complesso (ed è questa anche una coerenza compositiva, ancora organica, epiteliale, dello scultore-scenografo). i bianchi nel nero. ossi nel pozzo. la membrana è lucida e tesa, come un latex candido. qualche volta una luce, un riflesso, l’accende, ed il relitto sembra farsi carlinga, la pelle diviene metallo, scocca, guscio. il processo si mostra nella sua essenza ciclica: non solo crescita, anche demolizione. la struttura c’è ancora, in parte, ed ingloba frammenti, materiali, forme, matrici. ecco, come in un sacco amniotico, gli embrioni nuovi –tra le rovine- e, accanto al teschio candido, alcune strane larve. una cosa che è un essere più una costruzione, ibrido drammatico, fatto di resti e di forme prime, di oggetto estinto e coscienza superstite, mescolati e fusi. espansa, esplosa, pervasiva. questa forma … si espanderà in direzioni diverse si trasformerà in osso in tendine per poi tornare traliccio e poi antenna. sarà il risultato dell'accoppiamento tra un traliccio e un animale. uccelli e roditori … Gianluca D’Incà Levis
il grande uccello sottile. un’oscillazione, un’imbardata, e questo complesso metazoico è venuto giù. è precipitato, schiantatosi in fondo al pozzo. ora sta sul fondo del cubo nero, il collo spezzato, le ali ritorte all’indietro. bianco. privo di carni-visceri-sangue-fluidi. purificata struttura d’anaima. la luce penetra, dalla fessura che corre sul perimetro alto, attorno alla piramide bianca rovesciata – e il suo vertice s’insinua nello spazio interno -lama prismatica- trafiggendolo. spazio interno scuro, verticale, come in un camino di fabbrica. non nido quindi, ma angolo, anfratto, gabbia. Il luogo in cui si è interrotto il volo. un luogo costrittivo, da cui non è più possibile muovere. l’impatto ha aperto l’uccello. se l’uccello non fosse esploso nell’urto, avrebbe battuto forte le ali, per cercare di liberarsi e risalire. e le avrebbe comunque sfracellate, contro le lisce pareti della gabbia. ora giace immobile, immane sagoma riversa dal grande rostro adunco. e noi sotto alla sua muta immagine fossile. l’uccello fantastico. un organismo dalla complessa struttura articolare. scheletro e vertebre. un congegno complesso e fragile come cristallo. la sua organizzazione funzionale è venuta meno. si son disfatte le strutture costruttive: nello smembramento plastico, la fine dell’accrescimento, la morte? ma gli ossi calcarei di questa creatura a pezzi son coperti a tratti da brani di un sottilissimo materiale tegumentoso. una pelle biancastra, semitrasparente. la membrana asettica tiene ancora unite parti del complesso (ed è questa anche una coerenza compositiva, ancora organica, epiteliale, dello scultore-scenografo). i bianchi nel nero. ossi nel pozzo. la membrana è lucida e tesa, come un latex candido. qualche volta una luce, un riflesso, l’accende, ed il relitto sembra farsi carlinga, la pelle diviene metallo, scocca, guscio. il processo si mostra nella sua essenza ciclica: non solo crescita, anche demolizione. la struttura c’è ancora, in parte, ed ingloba frammenti, materiali, forme, matrici. ecco, come in un sacco amniotico, gli embrioni nuovi –tra le rovine- e, accanto al teschio candido, alcune strane larve. una cosa che è un essere più una costruzione, ibrido drammatico, fatto di resti e di forme prime, di oggetto estinto e coscienza superstite, mescolati e fusi. espansa, esplosa, pervasiva. questa forma … si espanderà in direzioni diverse si trasformerà in osso in tendine per poi tornare traliccio e poi antenna. sarà il risultato dell'accoppiamento tra un traliccio e un animale. uccelli e roditori … Gianluca D’Incà Levis