opera
In Varietate Concordia
categoria | Altro |
soggetto | Politico/Sociale |
tags | |
base | 50 cm |
altezza | 145 cm |
profondità | 50 cm |
anno | 2022 |
Spartito rilegato in pelle sintetica blu, stampato digitalmente e a caratteri mobili su carta alta qualità A4;
treppiedi 145 x 50 cm;
sound bar + composizione audio di Marco Caricola (12.20 min - loop): 86 x 5 x 5 cm
Gli inni nazionali riassumono intere culture, lingue e popoli in musica e poesia. Come le bandiere, non sono semplici melodie ma simboli nazionali di indipendenza, unicità e auto-determinazione. II canto che diviene inno cessa di essere una semplice melodia. Diviene diritto. Lo Stato ne legifera infatti forme e tempi di esecuzione. Sono le tempistiche di queste scelte a risultare sbalorditive. Esemplare è il caso dell'Italia: "II Canto degli Italiani" è stato scritto nel 1847; adottato provvisoriamente nel 1946; ufficialmente riconosciuto soltanto nel 2017, dopo oltre cento anni di gestazione politica e folkloristica. Non meno eccezionale è il caso dell'inno Olandese, datato 1574.
E' ragionevole chiedersi cosa porti gli stati europei contemporanei a continuare a riconoscersi in composizioni, sogni e orizzonti immaginati secoli fa a dispetto delle urgenze cosmopolite del nostro presente.
"In Varietate Concordia" è un tentativo di mediazione e traduzione che guarda alle 27 partiture degli inni degli stati membri dell'Unione Europea come arene geopolitiche, ancor più pericolose se si pensa alla debole storia dell'inno europeo la cui musica di Beethoven è orfana del testo di Schiller che l'aveva ispirata. Muovendosi tra illeggibilità e improvvisazione, la composizione invita a interpretare confini politici come torcigli sonori. Nessun inno europeo parla esplicitamente dell'Europa eppure "in varietate concordia" recita, tutt'ora, il suo motto.
treppiedi 145 x 50 cm;
sound bar + composizione audio di Marco Caricola (12.20 min - loop): 86 x 5 x 5 cm
Gli inni nazionali riassumono intere culture, lingue e popoli in musica e poesia. Come le bandiere, non sono semplici melodie ma simboli nazionali di indipendenza, unicità e auto-determinazione. II canto che diviene inno cessa di essere una semplice melodia. Diviene diritto. Lo Stato ne legifera infatti forme e tempi di esecuzione. Sono le tempistiche di queste scelte a risultare sbalorditive. Esemplare è il caso dell'Italia: "II Canto degli Italiani" è stato scritto nel 1847; adottato provvisoriamente nel 1946; ufficialmente riconosciuto soltanto nel 2017, dopo oltre cento anni di gestazione politica e folkloristica. Non meno eccezionale è il caso dell'inno Olandese, datato 1574.
E' ragionevole chiedersi cosa porti gli stati europei contemporanei a continuare a riconoscersi in composizioni, sogni e orizzonti immaginati secoli fa a dispetto delle urgenze cosmopolite del nostro presente.
"In Varietate Concordia" è un tentativo di mediazione e traduzione che guarda alle 27 partiture degli inni degli stati membri dell'Unione Europea come arene geopolitiche, ancor più pericolose se si pensa alla debole storia dell'inno europeo la cui musica di Beethoven è orfana del testo di Schiller che l'aveva ispirata. Muovendosi tra illeggibilità e improvvisazione, la composizione invita a interpretare confini politici come torcigli sonori. Nessun inno europeo parla esplicitamente dell'Europa eppure "in varietate concordia" recita, tutt'ora, il suo motto.