opera
Ninfea
categoria | Installazione |
soggetto | Astratto |
tags | |
base | 8000 cm |
altezza | 8000 cm |
profondità | 60 cm |
anno | 2018 |
NINFEA ha rappresentato per Simone Lingua una sfida. Stimolante, ingegnosa, complicata e appagante ne è stata la realizzazione, in tutte le fasi, dalla gestazione fino alla posa in opera, di quella che l’artista stesso ha definito “la mia creatura”. La ragione di una siffatta premessa affonda le radici tanto nel percorso di Lingua, quanto nella storia del contesto, quindi nella vasca della Piazza delle Sorgenti di Bagno Vignoni. Per la prima volta egli ha traslato concetti esperiti e approfonditi negli anni sulla cinetica, e quindi sulla la percezione, nell’ideazione e creazione di un’installazione site specific. Quello che non si coglie in via immediata è la materia di cui è costituita l’opera: 49 (secondo il progetto originario erano 50) dischi in plexiglass cromati e verniciati, fissati su pali di acciaio. Se il fattore spazio è dichiaratamente fondante, è quello temporale a restare - uso un termine esatto - sommerso: chiaramente non mi riferisco al tempo del fruitore, ossia quello da questi impiegato per scoprire Ninfea e metterla virtualmente in moto, ma a quello dell’opera nella sua contingenza fisica. Se la parte a vista, in plexiglass, resta in massima parte intonsa, l’altra, per azione dell’acqua e dei sali in essa disciolti, è destinata ad un lento deperimento senza appello. Sebbene auspichiamo una nuova collocazione in seguito al 24 giugno, mediante il reperimento di supporti ex novo, resterà comunque - ed questo il valore aggiunto di questo intervento – questa una creazione pensata e posta in essere per quel luogo e per quel momento. L’acqua è un elemento sempre magico: è veicolo e scrigno di memoria, e Bagno Vignoni in questo senso costituisce una prova concreta di taluni principi, etici, religiosi e filosofici.
Tiziana Tommei
Tiziana Tommei