Hylde Salerno

Painter, Artist
Sarno
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Hylde Salerno, classe 1984, nasce e vive a Sarno (SA). 
Le tematiche delle sue opere sono l'ansia, la fobia, la claustrofobia, l'emotività, i disagi psichici e i problemi sociali. Integra foto alle sue opere, ponendo il suo corpo al centro della sua narrazione artistica. Tra le varie sperimentazioni toccate, spicca qualche installazione e qualche performance. Prende parte a collettive artistiche di grande rilevanza nazionale quali la Biennale di Salerno,“Women” al Museo di Storia M.O.A. Eboli, Artemediterranea Biennale a Pisa, “Arte per la Giustizia” al Complesso San Giovanni di Cava de’ Tirreni, “Survival” al C.A.M. di Casoria, "Liber" alla Biblioteca Angelica di Roma. Vanta diverse pubblicazioni tra cui i suoi cataloghi editi da Arpeggio Libero Edizioni" Dimenticanze" e "Claustrophobia".
Qui presenta (oltre a due opere rappresentative delle due ricerche precedenti, Maternità e Claustrophobia) “EX voto”, una serie di 7 tavole sulla dipendenza affettiva.
La tradizione degli ex voto
L’usanza dell’ex voto risale all’Antichità, compresa quella pre-cristiana. E’ un atteggiamento di do-ut-des nei confronti della divinità. L'espressione completa è "ex voto suscepto", cioè "per voto fatto": sono piccole tele dipinte per ringraziare una divinità o un’ Entità soprannaturale per aver ricevuto una grazia o come impegno che il credente assume nei confronti di queste ultime purché ne esaudiscano le richieste.
La loro importanza è quella di aver proposto uno specifico modello iconografico, comune alle varie tradizioni, ma legato maggiormente alla teologia personale del credente; troviamo elementi interiori al soggetto, come figure che fanno da intercessori con la divinità, tra cui i Santi a cui il credente è devoto particolarmente. Troviamo anche tipici elementi esterni come: comportamenti verbali, posturali, gestuali e oculari, tra cui alzare gli occhi al cielo, congiungere le mani in segno in preghiera, inginocchiarsi; esterni sono anche le caratteristiche devozionali degli arredi, come: crocifissi, immagini votive affisse alle pareti delle camere raffigurate, immagini religiose. Infine, vi è l’iscrizione: solitamente posta nella parte bassa del dipinto, richiama la situazione per la quale si invoca l’Entità al fine di ricevere la grazia o per ringraziarla della grazia ricevuta.
In questo studio si è volutamente laicizzare la pratica dell’ex voto, ma tale secolarizzazione non pregiudica la religiosità personale dell’autrice che ha creato la sua personale evocazione sovrannaturale: la divinità venerata è un uomo, il credente è l’artista stessa che assurge al doppio ruolo di credente-dipendente e di santa-salvifica.
 
La Dipendenza Affettiva
La Dipendenza Affettiva è una modalità patologica di vivere una relazione in cui la persona dipendente arriva a negare i propri bisogni pur di non perdere il partner. E’ una forma di amore ossessivo, simbiotico e totalizzante per il quale si sacrifica qualsiasi altra gratificazione perché il dipendente affettivo prova un tale bisogno, assoluto e ossessivo, di rassicurazione e di certezze da parte del partner che vive una sorta di perdita di identità e perdita dell’io: solo l’altro rappresenta l’unica gratificazione possibile.  L’assenza della persona da cui si dipende porta quindi ad uno stato di disperazione e di prostrazione che può essere interrotto solo dalla sua presenza concreta e materiale. Una situazione del genere, nel lungo termine, crea vergogna e rimorso, grande dolore e un carico emotivo molto doloroso sia per il dipendente affettivo che per la persona amata dal dipendete affettivo.
 
Ex voto: 7 tavole per 7 anni.
Ex voto presenta il processo di catarsi nell’elaborazione della presa di consapevolezza di una storia di dipendenza affettiva. E’ il racconto di una relazione squilibrata dove ci si sentiva annientati. Sette tavole che riproducono lo schema allegorico e stilistico degli ex voto cristiani. La santa che salva è l'autrice stessa, vittima e salvatrice. Sono sette situazioni vissute nello squilibrio emotivo più totale. Si spera di salvarsi da una famiglia disfunzionale, si innalza un altare per l'amato e si sacrifica il sogno di avere un figlio, si innalza un trono sotto cui ci si lascia schiacciare pur di conservare l'amato al proprio fianco. Si rievocano le paure infantili che terrorizzavano e che, rispetto al terrore di perdere l’amato, perdono tutto il loro aspetto terrifico. L’amato è come un demone che abita l’amante, la quale si autoesorcizza per lasciar uscire il male dal suo corpo, ma è anche come un burattinaio che muove i fili della vita della donna che si sente privata di qualsiasi volontà e dichiara, in una delle sette tavole, “non sono niente se non sono sua”. Agli occhi della dipendente affettiva, l’amato appare sempre troppo freddo o emotivamente non presente; per tale ragione in questa serie è rappresentato da un fantoccio disegnato sul quale sono apposti due occhi reali che compaiono in ogni raffigurazione sotto diverse forme (nelle mani della santa, sullo sfondo, sul fantoccio).
 
 
 
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