NUS–NOÛS
«Nus-Noûs: Nus come nudi, Noûs come mente. Due parole lontane come significato ma unite insieme per denominare l’opera fotografica di Giuseppe Persia, frutto di un percorso artistico iniziato negli anni ’70. Tale percorso si distingue per l’originalità dell’ideazione e degli esiti che hanno portato l’artista a realizzare in fotografia ciò che più facilmente si ottiene in pittura o in scultura. Si presentano come delle “entità eidetiche” che prescindono dalla realtà e dall’esperienza sensibile pur evocandola in varie guise ed in forme seducenti, misteriose e talvolta, inquietanti. In questa ricerca concettuale Persia fa prevalere la dimensione speculativa, volta ad indagare il mondo surreale dell’inconscio, un inconscio germinante da cui affiorano sia delle entità verosimili che delle entità misteriose eppure emotivamente coinvolgenti.» (Giovanna Calvo di Ronco) «La fotografia è un mezzo espressivo che, oltre ad essere un potente strumento di indagine e riproposizione della realtà oggettiva, sa anche essere in modo altrettanto valido, il suo opposto, riproducendo l’illusorio e l’irreale. Questa ambivalenza si concretizza nelle opere di Giuseppe Persia che si dimostra capace di affrontare il linguaggio fotografico sfruttandone appieno le possibilità espressive ed allusive. Nelle sue immagini appare in modo evidente come l’elemento di ambivalenza si tramuti in una sottile elaborazione della mente che ci allontana dalla realtà per condurci in un labirinto immaginativo composto da suggestioni e visioni evocative. Sono semplici peperoni ma capaci di suggerire corpi non privi di sensuale e misterioso fascino. Tutto questo è reso possibile dall’uso sapiente della tecnica di ripresa ravvicinata, abbinata alla riproduzione in bianco e nero su carta fotografica alla gelatina d’argento. L’assenza del colore, infatti, permette più facilmente una decontestualizzazione del soggetto, favorendone una reinterpretazione più libera e scevra da strutture visive preconcette. Ecco allora apparire delle immagini che vanno lette seguendo un proprio livello emozionale, configurato in modelli interpretativi che attingono alle aree della mente e dell’inconscio. Si tratta di partecipare ad un gioco intuitivo e sensibile, dove non valgono gli elementi della razionalità, quanto la coerenza a concetti di libertà percettiva, al contempo lirica e immaginifica.
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