Nasco a Monte San Vito in provincia di Ancona il primo luglio 1964.
Frequento l'Istituto d'Arte Edgardo Mannucci di Ancona e successivamente l'Accademia di Belle Arti di Macerata.
Svolgo da sempre attività artistica e sono docente di Arti Figurative presso il Liceo Artistico Edgardo Mannucci di Ancona.
La mia ricerca approda dopo lungo tempo, attraverso la prassi e nella prassi la riflessione, a contenuti che interrogano i temi della fragilità e della perdita, della fecondità e del nutrimento, insiti in ogni atto creativo ed esistenziale. Uno sguardo costante alla tradizione visiva mi orienta nella ricerca sperimentale.
Le opera si costituiscono di materie talora impalpabili e precarie, come la terra cruda ed il polline, il legno combusto, materie che volgono alla frantumazione, alla polverizzazione ed alla dispersione. Talora di materie resilienti ed antiche come il vetro, la ceramica ed il recente bronzo. Riflettono sull’origine dell’immagine, sulla natura e sul mistero dell’immagine.
Sulla disputa incerta, disperata e generativa, fra il dileguare nell’oblio o farsi epifania. Innescano in altri casi una tensione sospesa fra natura ed artificio, fra processi naturali e tecnologici. Figurazione ed astrazione, idiomi non più scissi, vengono attratti verso il comune destino dell'iconografia.
Ogni immagine è parvenza, non definita e definitiva, ci sollecita a contemplare il senso della luce e dell'ombra, il sentimento della memoria e dell'utopia.
Frequento l'Istituto d'Arte Edgardo Mannucci di Ancona e successivamente l'Accademia di Belle Arti di Macerata.
Svolgo da sempre attività artistica e sono docente di Arti Figurative presso il Liceo Artistico Edgardo Mannucci di Ancona.
La mia ricerca approda dopo lungo tempo, attraverso la prassi e nella prassi la riflessione, a contenuti che interrogano i temi della fragilità e della perdita, della fecondità e del nutrimento, insiti in ogni atto creativo ed esistenziale. Uno sguardo costante alla tradizione visiva mi orienta nella ricerca sperimentale.
Le opera si costituiscono di materie talora impalpabili e precarie, come la terra cruda ed il polline, il legno combusto, materie che volgono alla frantumazione, alla polverizzazione ed alla dispersione. Talora di materie resilienti ed antiche come il vetro, la ceramica ed il recente bronzo. Riflettono sull’origine dell’immagine, sulla natura e sul mistero dell’immagine.
Sulla disputa incerta, disperata e generativa, fra il dileguare nell’oblio o farsi epifania. Innescano in altri casi una tensione sospesa fra natura ed artificio, fra processi naturali e tecnologici. Figurazione ed astrazione, idiomi non più scissi, vengono attratti verso il comune destino dell'iconografia.
Ogni immagine è parvenza, non definita e definitiva, ci sollecita a contemplare il senso della luce e dell'ombra, il sentimento della memoria e dell'utopia.