opera
1510 – sogno su carta impressa con video
categoria | Animazione |
soggetto | Figura umana, Astratto |
tags | sogno, denti, bambini, infanzia, collage, famiglia, zia, nipoti, sorelle, parenti, lacerazioni, incubo, pixel |
minuti | 7 |
secondi | 17 |
anno | 2013 |
Full Hd, col, son. pw: onirico
1510 sono i fotogrammi dipinti al fine di ricreare l’atmosfera di un sogno ricorrente, nel quale parenti, vivi e morti, si intrattengono con apparente spensieratezza, ignorando la mia richiesta di aiuto. Infante, mi accorgo di aver perso tutti i denti, che una zia, pazientemente, decide di riattaccarmi, senza tuttavia indagare il motivo della perdita, né tantomeno proporre un rimedio credibile. Il salone di ritrovo, ospitando l’angoscia del ricordo – assenza e l’immagine del futuro-assente, diviene fulcro spaziale del sonno e del dormiveglia. Fasi di sogno illogico si alternano a sogno lucido, nel quale trovo abbinamenti razionali tra le presenze (evanescenti) del sogno e i volti (reali) identificati nei ricordi. Un percorso onirico che offre un violento risveglio su un futuro privato comune.
Ciò che mi ha spinto a realizzare questo film è un’esigenza cartacea, pittorica e materica da cui l’esperienza del digitale esclude. Volevo trasporre l’informale pittorico su video, lacerare fisicamente il ricordo stampato su carta, perché ogni ripresa contiene solo un ricordo, mai un presente. La lacerazione dei volti ricorre inoltre in tutto il sogno, impedendo a me stessa, nel sogno, di riconoscere le persone a me vicine, o meglio, di conoscerle veramente.
Definirei il film un collage, tuttavia non soltanto per questo aspetto tattile e fisico: più precisamente “collage spazio-temporale”, perché nello spazio e nel tempo si dispone l’opera filmica. La discontinuità tipica del collage si ritrova quindi anche nell’utilizzo di VHS amatoriali privati, colmi di granulosità elettroniche, sovrapposti alla granulosità reale dei fotogrammi digitali stampati e poi dipinti. L’accostamento di tali differenti supporti determina lo “svolgersi” del collage temporale che assume così una valenza prevalentemente pittorica e visiva, pur rappresentando propriamente le varie fasi del racconto onirico.
1510 sono i fotogrammi dipinti al fine di ricreare l’atmosfera di un sogno ricorrente, nel quale parenti, vivi e morti, si intrattengono con apparente spensieratezza, ignorando la mia richiesta di aiuto. Infante, mi accorgo di aver perso tutti i denti, che una zia, pazientemente, decide di riattaccarmi, senza tuttavia indagare il motivo della perdita, né tantomeno proporre un rimedio credibile. Il salone di ritrovo, ospitando l’angoscia del ricordo – assenza e l’immagine del futuro-assente, diviene fulcro spaziale del sonno e del dormiveglia. Fasi di sogno illogico si alternano a sogno lucido, nel quale trovo abbinamenti razionali tra le presenze (evanescenti) del sogno e i volti (reali) identificati nei ricordi. Un percorso onirico che offre un violento risveglio su un futuro privato comune.
Ciò che mi ha spinto a realizzare questo film è un’esigenza cartacea, pittorica e materica da cui l’esperienza del digitale esclude. Volevo trasporre l’informale pittorico su video, lacerare fisicamente il ricordo stampato su carta, perché ogni ripresa contiene solo un ricordo, mai un presente. La lacerazione dei volti ricorre inoltre in tutto il sogno, impedendo a me stessa, nel sogno, di riconoscere le persone a me vicine, o meglio, di conoscerle veramente.
Definirei il film un collage, tuttavia non soltanto per questo aspetto tattile e fisico: più precisamente “collage spazio-temporale”, perché nello spazio e nel tempo si dispone l’opera filmica. La discontinuità tipica del collage si ritrova quindi anche nell’utilizzo di VHS amatoriali privati, colmi di granulosità elettroniche, sovrapposti alla granulosità reale dei fotogrammi digitali stampati e poi dipinti. L’accostamento di tali differenti supporti determina lo “svolgersi” del collage temporale che assume così una valenza prevalentemente pittorica e visiva, pur rappresentando propriamente le varie fasi del racconto onirico.