opera
2020 Still life (THe slaughter of the flowers) Studio per installazione
categoria | Installazione |
soggetto | Politico/Sociale, Paesaggio, Natura |
tags | |
base | 200 cm |
altezza | 60 cm |
profondità | 150 cm |
anno | 2021 |
Assemblaggio di tela da quadri, resti vegetali e materie plastiche di recupero.
Durante l’elaborazione del progetto 2020 Still Life (The slaughter of the flowers), descritto più ampiamente nelle opere a seguire, i materiali e gli oggetti utilizzati per le composizioni da parete, sono stati impiegati anche in alcuni studi per installazioni di più vaste proporzioni, che potrebbero rispondere meglio all’esigenza di ricreare uno scenario invasivo dello spazio fisico ed emotivo, dove la distruzione dei fiori diventi metafora della distruzione del nostro habitat.
Le tele e le plastiche sono state accostate a veri resti vegetali e composte secondo partiture fortemente condizionate da una memoria visiva che confonde la suggestione delle immagini della distruzione dei fiori invenduti durante la pandemia, con i memoriali improvvisati dalla pietà popolare o le piccole discariche dei cimiteri, ma al tempo stesso non può liberarsi da suggestioni legate alla storia della pittura.
Il topos della natura morta ritorna, espandendosi in una dimensione spaziale in cui si narra il rapporto che lega l’individuo all’ambiente e alla storia attraverso le declinazioni più contingenti degli accadimenti contemporanei.
Durante l’elaborazione del progetto 2020 Still Life (The slaughter of the flowers), descritto più ampiamente nelle opere a seguire, i materiali e gli oggetti utilizzati per le composizioni da parete, sono stati impiegati anche in alcuni studi per installazioni di più vaste proporzioni, che potrebbero rispondere meglio all’esigenza di ricreare uno scenario invasivo dello spazio fisico ed emotivo, dove la distruzione dei fiori diventi metafora della distruzione del nostro habitat.
Le tele e le plastiche sono state accostate a veri resti vegetali e composte secondo partiture fortemente condizionate da una memoria visiva che confonde la suggestione delle immagini della distruzione dei fiori invenduti durante la pandemia, con i memoriali improvvisati dalla pietà popolare o le piccole discariche dei cimiteri, ma al tempo stesso non può liberarsi da suggestioni legate alla storia della pittura.
Il topos della natura morta ritorna, espandendosi in una dimensione spaziale in cui si narra il rapporto che lega l’individuo all’ambiente e alla storia attraverso le declinazioni più contingenti degli accadimenti contemporanei.