opera
anatomia vegetale – tra minecraft e spinoza
categoria | Installazione |
soggetto | Natura |
tags | natura, minecraft, cubo, ironico, antropocene, razionalismo |
base | 150 cm |
altezza | 150 cm |
profondità | 150 cm |
anno | 2020 |
presento due opere, l'installazione, documentata dalle foto e il video.
L’INSTALLAZIONE
L’opera nasce come installazione.
Un buco, la carota cubica (fatta di fango, paglia e insalata) e gli oggetti dell’orto.
I suoni della natura e i suoni della strada provinciale.
Scavare la buca è come un rituale magico per accedere a una dimensione altra.
Piazzata la carota, l’aria che si respira è quella di un’estasi, della perfezione eterna.
VIDEO
Per condividere quegli attimi eterni in quella sezione di spazio è stato realizzato un video.
Il video nasce con un atto di sfiducia nel mezzo.
Nasce con la consapevolezza dell’impossibilità di trasportare l’eterno, la totalità del vissuto dell’opera, nella bidimensionalità del
video.
Per rendere ancora più evidente lo sbalzo tra la realtà e i limiti del video ecco che il video diventa un territorio di gioco del video per parlare di se stesso.
I video d’arte spesso spingono artificiosamente il linguaggio video ai suoi limiti.
La mancanza di narrazione è una forzatura totale di uno dei principi propri dell’immagine in movimento.
Il video qui è come una caricatura del mezzo video. Assume senso solo all’interno del video e quindi all’interno della narrazione.
Si potrebbe dividere il video in due atti.
Il primo, la realtà e il silenzio;
e il secondo l’illusione e la musica, a cui corrispondo rispettivamente riprese statiche e riprese in soggettiva, suoni ambientali e musica.
La musica ha in se il potere di guidare fortemente la narrazione, di far calare lo spettatore in una dimensione primordiale.
Qui è volutamente edulcorante e elettronica, ricorda i jingle spensierati di Animal Crossing o il capolavoro di Mort Garson, Plantasia, pensato proprio come concime uditivo per piante.
Il video allora si mimetizza, si cala nella mare della comunicazione di massa, ma in sé nasconde un rimasuglio di eterno.
Si orienta verso quella che Benjamin chiama seconda tecnica.
L’INSTALLAZIONE
L’opera nasce come installazione.
Un buco, la carota cubica (fatta di fango, paglia e insalata) e gli oggetti dell’orto.
I suoni della natura e i suoni della strada provinciale.
Scavare la buca è come un rituale magico per accedere a una dimensione altra.
Piazzata la carota, l’aria che si respira è quella di un’estasi, della perfezione eterna.
VIDEO
Per condividere quegli attimi eterni in quella sezione di spazio è stato realizzato un video.
Il video nasce con un atto di sfiducia nel mezzo.
Nasce con la consapevolezza dell’impossibilità di trasportare l’eterno, la totalità del vissuto dell’opera, nella bidimensionalità del
video.
Per rendere ancora più evidente lo sbalzo tra la realtà e i limiti del video ecco che il video diventa un territorio di gioco del video per parlare di se stesso.
I video d’arte spesso spingono artificiosamente il linguaggio video ai suoi limiti.
La mancanza di narrazione è una forzatura totale di uno dei principi propri dell’immagine in movimento.
Il video qui è come una caricatura del mezzo video. Assume senso solo all’interno del video e quindi all’interno della narrazione.
Si potrebbe dividere il video in due atti.
Il primo, la realtà e il silenzio;
e il secondo l’illusione e la musica, a cui corrispondo rispettivamente riprese statiche e riprese in soggettiva, suoni ambientali e musica.
La musica ha in se il potere di guidare fortemente la narrazione, di far calare lo spettatore in una dimensione primordiale.
Qui è volutamente edulcorante e elettronica, ricorda i jingle spensierati di Animal Crossing o il capolavoro di Mort Garson, Plantasia, pensato proprio come concime uditivo per piante.
Il video allora si mimetizza, si cala nella mare della comunicazione di massa, ma in sé nasconde un rimasuglio di eterno.
Si orienta verso quella che Benjamin chiama seconda tecnica.