opera
BEHIND THE LAND
categoria | Performance |
soggetto | Natura, Politico/Sociale |
tags | |
ore | 430 |
minuti | 0 |
secondi | 0 |
anno | 2021 |
BEHIND THE LAND è un’opera che risolve un complesso groviglio burocratico intrecciato tra amministrazioni comunali e provinciali, competenze paesaggistiche e ambientali durato una quindicina d’anni.
Colfer è un’azienda di recupero e smaltimento rottami operante a Villafranca di Verona. Il polo produttivo si colloca all’interno di una fascia territoriale ibrida costituita da ambiti rurali estesi, infrastrutture di mobilità, placche industriali e nuclei urbani.
Si tratta di un progetto di valorizzazione paesaggistica che si propone di integrare il vistoso sito dell’impianto di lavorazione metalli, volume che si impone sull’orizzontalità dei campi agricoli circostanti, attraverso soluzioni alternative alla tipica schermatura vegetale.
L’opera prende forma dalla relazione fra il lavoro diplomatico, di Claudio Bertorelli fondatore di Aspro Studio e il lavoro concettuale e visivo dell’artista Pierluigi Slis.
La parete riporta il tema personale dell’artista delle “terre fragili” sviluppato dal 2014.
In questo ciclo l’autore mette in relazione zolle, frammenti, solitamente tagliati da opere pittoriche precedenti, in un delicato bilanciamento formale fra pieni e vuoti, cromie e tagli di diverse nature. L’intento è che l’opera si regga per la parte formale solo ed esclusivamente sulla relazione fra le parti sospese sulla tela vergine, non in maniera statica ma quasi in un volo sottilmente precario.
In questo caso ben il tema autoriale ben si accosta con la situazione relazionale della vicenda, sia a livello visivo, la relazione dello stabile con il territorio circostante, sia a livello sociale nel sottile e complesso equilibrio fra le molteplici parti messe in gioco.
Le terre sono “fragili” nell’indagine dell’artista in quanto si consumano nel vuoto,
in questo modo anche l’attività stessa della lavorazione del rottame ferroso viene reinterpretata come l’espressione di un ciclo produttivo che giunge a conclusione
e che si appresta ad un nuovo ciclo.
Un ciclo che, diventando virtuoso, acquista anche un valore estetico e simbolico.
L’operazione non semplice data la considerevole superficie dei prospetti perimetrali di circa 10.000 metri quadrati su uno sviluppo lineare di un chilometro. Dimensioni che ne fanno una delle realizzazioni di questo genere più importanti a livello nazionale.
Il bilanciamento delle scale cromatiche e il dinamismo delle forme, inoltre, permettono un’armoniosa percezione dell’opera sia da grande distanza che in prossimità dell’edificio. Un equilibrio di difficile realizzazione su una superficie così estesa considerando un gap fra i punti di vista di circa 1000 metri.
La sintonia tra artista e architetto è stata senz’altro una delle chiavi per l’azzeccata realizzazione dell’opera, un rapporto caratterizzato da apporti spontanei e da un accompagnamento reciproco verso la realizzazione di un progetto condiviso.
Pierluigi ha redatto anche un diario giornaliero della realizzazione dell’opera nel quale approfondisce le vicissitudini zolla per zolla.
10000 mq, pittura al quarzo
Colfer è un’azienda di recupero e smaltimento rottami operante a Villafranca di Verona. Il polo produttivo si colloca all’interno di una fascia territoriale ibrida costituita da ambiti rurali estesi, infrastrutture di mobilità, placche industriali e nuclei urbani.
Si tratta di un progetto di valorizzazione paesaggistica che si propone di integrare il vistoso sito dell’impianto di lavorazione metalli, volume che si impone sull’orizzontalità dei campi agricoli circostanti, attraverso soluzioni alternative alla tipica schermatura vegetale.
L’opera prende forma dalla relazione fra il lavoro diplomatico, di Claudio Bertorelli fondatore di Aspro Studio e il lavoro concettuale e visivo dell’artista Pierluigi Slis.
La parete riporta il tema personale dell’artista delle “terre fragili” sviluppato dal 2014.
In questo ciclo l’autore mette in relazione zolle, frammenti, solitamente tagliati da opere pittoriche precedenti, in un delicato bilanciamento formale fra pieni e vuoti, cromie e tagli di diverse nature. L’intento è che l’opera si regga per la parte formale solo ed esclusivamente sulla relazione fra le parti sospese sulla tela vergine, non in maniera statica ma quasi in un volo sottilmente precario.
In questo caso ben il tema autoriale ben si accosta con la situazione relazionale della vicenda, sia a livello visivo, la relazione dello stabile con il territorio circostante, sia a livello sociale nel sottile e complesso equilibrio fra le molteplici parti messe in gioco.
Le terre sono “fragili” nell’indagine dell’artista in quanto si consumano nel vuoto,
in questo modo anche l’attività stessa della lavorazione del rottame ferroso viene reinterpretata come l’espressione di un ciclo produttivo che giunge a conclusione
e che si appresta ad un nuovo ciclo.
Un ciclo che, diventando virtuoso, acquista anche un valore estetico e simbolico.
L’operazione non semplice data la considerevole superficie dei prospetti perimetrali di circa 10.000 metri quadrati su uno sviluppo lineare di un chilometro. Dimensioni che ne fanno una delle realizzazioni di questo genere più importanti a livello nazionale.
Il bilanciamento delle scale cromatiche e il dinamismo delle forme, inoltre, permettono un’armoniosa percezione dell’opera sia da grande distanza che in prossimità dell’edificio. Un equilibrio di difficile realizzazione su una superficie così estesa considerando un gap fra i punti di vista di circa 1000 metri.
La sintonia tra artista e architetto è stata senz’altro una delle chiavi per l’azzeccata realizzazione dell’opera, un rapporto caratterizzato da apporti spontanei e da un accompagnamento reciproco verso la realizzazione di un progetto condiviso.
Pierluigi ha redatto anche un diario giornaliero della realizzazione dell’opera nel quale approfondisce le vicissitudini zolla per zolla.
10000 mq, pittura al quarzo