opera
“Buffo” autoritratto
categoria | Pittura |
soggetto | Figura umana |
tags | |
base | 90 cm |
altezza | 90 cm |
profondità | 0 cm |
anno | 2024 |
L’artista, cresciuta in un contesto segnato da una mentalità patriarcale, ha imparato fin da giovane a lottare per essere riconosciuta nella sua interezza, al di là del genere. Una battaglia che non scende a compromessi, rifiutando di ridurre la figura femminile alla sola bellezza – qualità preziosa, certo, ma non l’unica a definirne il valore.
In questa storia, il quadro si lega a un episodio familiare intriso di forza e coraggio. Il fucile rappresentato rimanda a un momento vissuto dalla madre dell’artista, ancora adolescente, che si trovò a imbracciarlo per proteggere il proprio padre, un carabiniere, minacciato da un malvivente. Era un tempo difficile, quello della dittatura albanese, in cui il bisogno spingeva a rubare e la giustizia richiedeva atti di resistenza.
Ma l’opera non celebra l’arma in sé. È una metafora del coraggio: non quello che risiede nella forza bruta, ma quello che si manifesta quando, nonostante la paura, si sceglie di agire per difendere i propri valori. L’artista trasforma questa energia in un “sano estremismo” che diventa il cuore pulsante della sua arte.
Con questo quadro, la pittrice rivendica la pittura come la sua arma più potente. Ogni pennellata è un grido, una lotta, un’ode ai suoi ideali. E promette: continuerà a combattere fino alla fine, trovando nei colori e nelle forme la sua voce più autentica.
In questa storia, il quadro si lega a un episodio familiare intriso di forza e coraggio. Il fucile rappresentato rimanda a un momento vissuto dalla madre dell’artista, ancora adolescente, che si trovò a imbracciarlo per proteggere il proprio padre, un carabiniere, minacciato da un malvivente. Era un tempo difficile, quello della dittatura albanese, in cui il bisogno spingeva a rubare e la giustizia richiedeva atti di resistenza.
Ma l’opera non celebra l’arma in sé. È una metafora del coraggio: non quello che risiede nella forza bruta, ma quello che si manifesta quando, nonostante la paura, si sceglie di agire per difendere i propri valori. L’artista trasforma questa energia in un “sano estremismo” che diventa il cuore pulsante della sua arte.
Con questo quadro, la pittrice rivendica la pittura come la sua arma più potente. Ogni pennellata è un grido, una lotta, un’ode ai suoi ideali. E promette: continuerà a combattere fino alla fine, trovando nei colori e nelle forme la sua voce più autentica.