CARNE DI PIPERNO

opera
CARNE DI PIPERNO
CARNE DI PIPERNO
categoria Fotografia
soggetto Figura umana
tags shadowsandlife, tensionincomposition, balancedvision, visualcontrasts, dramaticlight, layers, spaceandtime, traces, matterandlife, napolitanidentity, urbanmemory, signsoftime, italianphotography, visualart, contemporaryphotography, artphotography, photographyexhibition, architetturamuta, rughedistoria, presenzeassenti, Piperno, Naples, napoletanità, stone, Napoli, Italia, fotografia, artecontemporanea, biancoenero, cultura, streetphotography, storia, tradizione, urban, documentario, pietra, materia, superficie, texture, rugosità, architettura, antico, luceombra, muratura, ombre, profondità, composizione, equilibrio, chiaroscuro, anziana, ritratto, esperienza, rughe, tempo, vita, sguardo, espressione, storiaumana, croce, fede, sacro, religione, spiritualità, segni, trascendenza, devozione, Italy, photography, contemporaryart, blackandwhite, culture, history, tradition, documentary, material, surface, roughness, architecture, masonry, ancient, contrast, lightandshadow, shadows, depth, composition, balance, elderly, portrait, experience, life, time, wrinkles, gaze, expression, humanstory, cross, faith, sacred, religion, spirituality, signs, transcendence, devotion, mostrafotografica, evocation, fotografiaartistica, fotografiadarte, fineartphotography, contemporaneo, fotografiaitaliana, artevisiva, tempoesegni, memoriaurbana, identitànapoletana, materiaevita, tracce, spazioetempo, evocazione, persistenza, dialogo, narrazione, stratificazioni, drammaturgiadellaluce, contrastivisivi, equilibrioviso, ombraevita, geometriaurbana, tensionevisiva, umanitàneltempo, voltidinapoli, sguardourbano, persistence, dialogue, narrative, contrasto, urbangeometry, humanityintime, facesofnaples, urbanportrait, silentpresence, wrinklesofhistory, mutearchitecture
base 70 cm
altezza 60 cm
profondità 0 cm
anno 1993
"Carne di Piperno" si inserisce in una tradizione artistica che intreccia documentazione visiva e speculazione metaforica, costruendo un dialogo tra la materia inanimata della pietra e la fragile temporalità della carne umana. Scattata a Napoli, città di contrasti e stratificazioni culturali, l’immagini si articolano intorno a due elementi chiave: i volti dei "neapolitans" su muri di piperno, solcati da segni del tempo e impreziositi da elementi non moderni, luci ed ombre. Il titolo stesso allude a una fusione tra organico e inorganico, tra ciò che è vivo e ciò che persiste, evocando l’eterno ciclo della vita e della memoria.
Il progetto si distingue per un uso sapiente del bianco e nero, che non è un semplice espediente estetico, ma una chiave interpretativa che amplifica il contrasto tra luce e ombra, tra la plasticità del volto umano e la superficie scabra del piperno. L’anziana donna è collocata sulla sinistra dell’inquadratura, in una zona parzialmente oscurata, come se emergesse da una penombra atemporale. I volti, spesso segnati da rughe profonde, si specchiano idealmente nella rugosità della pietra, in un gioco di risonanze materiche che sottolinea l’analogia tra pelle e roccia: entrambe portano i segni del tempo, entrambe narrano storie sedimentate.
Elementi simbolici architettonici di forte impatto, sono spesso posizionati in una zona di piena luce/ombra, quasi a fungere da contrappunto simbolico alla figura umana. Il muro di piperno, con la sua texture porosa e i segni dell’erosione, diventa una metafora della città stessa: Napoli, che si erode e si rigenera, che conserva la memoria di chi l’ha attraversata.
Nel contesto di una mostra fotografica, "Carne di Piperno" può essere letta come un’opera che interroga il rapporto tra corpo e spazio, tra memoria individuale e memoria collettiva. La scelta di accostare la figura umana a un elemento architettonico non è casuale: il muro diventa testimone silenzioso della storia, una pelle urbana che dialoga con la pelle vissuta della donna ritratta.
Curatorialmente, queste immagini si inseriscono perfettamente in un percorso espositivo che indaga il tema dell'identità e della permanenza: il volto del "neapolitan" rappresenta la memoria vivente della città, mentre il piperno racconta una storia millenaria di costruzione e resistenza ed il suo sguardo, rivolto verso l’esterno della scena, suggerisce un’apertura, una continuità tra passato e futuro .
La fotografia potrebbe trovare spazio in mostre dedicate al rapporto tra uomo e città, alla trasformazione urbana, o alle stratificazioni culturali di Napoli. Potrebbe essere accostata a opere di Mimmo Jodice, che ha spesso esplorato il tema delle vestigia archeologiche in relazione alla vita contemporanea, oppure inserita in un dialogo con artisti che lavorano sulla materia come Alberto Burri, laddove la pelle del muro richiama le crettature della sua Cretto.
Da un punto di vista sociologico, "Carne di Piperno" offre una riflessione sulla relazione tra individuo e contesto urbano, tra memoria personale e storia collettiva. Napoli è una città che si definisce attraverso le sue stratificazioni: ogni pietra, ogni muro porta i segni delle generazioni che vi hanno vissuto, così come i volti dei suoi abitanti raccontano storie di resistenza, sopravvivenza e trasformazione.
I protagonisti delle fotografie incarnano la memoria storica della città, una memoria che non è solo scritta nei libri, ma è vissuta nei corpi, nei gesti, nelle espressioni di chi l’abita. Le loro presenze all’interno delle immagini suggeriscono una Napoli che non è solo città-museo, ma organismo vivente, che si nutre del passato per proiettarsi nel futuro.
Il piperno, materiale largamente utilizzato nell’architettura partenopea, diventa qui un simbolo di continuità. È la pietra delle chiese, dei palazzi nobiliari, ma anche delle strade e dei vicoli, e in queste immagini assume un valore quasi antropologico: è la "carne" della città, un tessuto urbano che respira, che si logora ma che resiste.
Non ultima, suggerisce infine una riflessione sulla spiritualità radicata nella vita quotidiana napoletana. La fede a Napoli non è mai solo trascendenza, ma è incorporata negli spazi urbani, nelle edicole votive, nei simboli che punteggiano la città e sembra voler fissare un punto di riferimento in un mondo in perenne trasformazione.
"Carne di Piperno" è un’opera che vive della sua ambiguità interpretativa: è un ritratto umano e insieme un paesaggio urbano, è una riflessione sulla materia e un’indagine sulla transitorietà della vita. La sua forza sta nella capacità di sintetizzare, in un solo scatto, la complessa dialettica tra ciò che è effimero e ciò che è eterno, tra la pelle del vivente e la pelle della città.
Nel contesto di una mostra, queste immagini si prestano a molteplici letture e connessioni, diventando non solo una unica "opera fotografica", ma un frammento di un discorso più ampio sulla memoria, sulla resistenza e sulla condizione umana. La rappresentazione, quindi, di quella fotografia che chiede di essere guardata con attenzione, perché dentro le sue ombre e le sue luci risuonano secoli di storia e di vita.

Negativo b/n 120 con camera Plaubel Makina 67 stampata su carta fotografica
artista
Salvatore Sparavigna
Fotografo, Napoli
Foto del Profilo
opere simili
exibart prize N5
ideato e organizzato da exibartlab srl,
Via Placido Zurla 49b, 00176 Roma - Italy
 
web design and development by Infmedia

Sending

Accedi con le tue credenziali

oppure    

Hai dimenticato i tuoi dati?

Create Account

scopri ogni giorno le ultime notizie
nel mondo dell'arte, del cinema,
della moda e della cultura.
Inserisci la tua email e premi iscriviti.