Casa di bambola

opera
Casa di bambola
Casa di bambola
categoria Installazione
soggetto Bellezza, Figura umana
tags identità, bellezza, sofferenza, libertà
base 100 cm
altezza 60 cm
profondità 0 cm
anno 2022
Il titolo del progetto, "Casa di bambola", apre già alla problematicità.
Il riferimento alla bambola, oggetto inanimato e convenzionalmente ascrivibile all'universo femminile, indica già in maniera esplicita il mancato riconoscimento dell'identità del singolo, annullato in un gioco più grande nelle mani di un grande burattinaio che è la società.
L'identità è quindi un costrutto mutevole nel tempo e nel corso della vita e al tempo stesso (ancora) socialmente immutabile, individuale e collettivo, sensibile alle pressioni e ai condizionamenti della società - fortemente patriarcale -, a partire dai giochi dell'infanzia.
Ci sono ruoli precisi a cui aderire, tappe obbligate di un copione già scritto e vestiti già pronti da indossare in un processo che ancora ciclicamente si ripete, di cui siamo al tempo stesso vittime e carnefici avendo interiorizzato lo sguardo degli altri su di noi e continuando quindi a replicarlo.
Non c'è leggerezza e possibilità di fuga ma un'atmosfera sospesa e malinconica e un senso di ineluttabilità. Nel lavoro, riflessione sulla condizione femminile, coi suoi lacci e laccioli, e quindi anche sulla mia, ho utilizzato molti materiali organici.
Il rosa, sorta di fil rouge tra le opere, - e il velluto in Iocus - è il simbolo di tutto ciò che ci si attende da un individuo di sesso femminile: definisce e circoscrive ambiti e comportamenti (docilità, accondiscendenza, morbidezza). Colora e connota i giochi e prepara in maniera sistematica e mirata al ruolo di futura donna del focolare (la tazzina).
Initium, con la prima mestruazione, sancisce l'ingresso nell'età adulta in cui l'unico scenario in cui ci si può muovere e realizzare diventa quello domestico e istituzionalizzato: il pattern richiama una carta da parati che pare imprigionare una sposa di ieri, oggi e domani, con la sua verginità esibita, splendido fiore da cogliere prima che sfiorisca. Ci sono infatti età "giuste" per ogni cosa.
Vanitas rappresenta la spinta sociale alla conservazione di un ideale stereotipato di bellezza, in una folle corsa contro il tempo, che spinge a investire più sulla forma che sulla sostanza, quella stessa forma che sopravvive in Atropo dove non ci sono più volti ma elementi esteriori: lunghe ciocche di capelli, un dente d'oro, un vestito e uno specchio in grado anche di riflettere noi stessi, invito a interrogarci e forse specchiarci.
In memoriam, dedicata alle vittime di Covid, mira invece a contrastare l'appiattimento e la rimozione collettiva di ciò che è stato e a ridare valore ai singoli, ricordando che sono stati e, per quanto possibile qui, chi sono stati.
L'opera è stata realizzata attraverso un lungo processo performativo di osservazione dei volti e lettura dei nomi delle persone morte in tutta Italia durante la pandemia, incisione di molti nomi sul retro dei piccoli volti e recupero della polvere di ceramica, parte della loro essenza ed esistenza, poi legata alla colla e "fusa" col supporto.
artista
La Chigi
Artista, Trento
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