opera
Championship points
categoria | Pittura |
soggetto | Viaggi, Politico/Sociale, Paesaggio, Astratto |
tags | bitumen paint, world, tennis, IN&OUT, hawk-eye, goal, achievement, Eugen Fink, play, symbol |
base | 240 cm |
altezza | 18 cm |
profondità | 3 cm |
anno | 2024 |
bitume, cemento, spray acrilici su carta fotografica e cartoncino di recupero, 9 elementi, cm 14x18 cad., spigolo martellato per cartongesso
Il championship point è il punto che assegna il trofeo in palio, l’ultimo, quello decisivo di ogni finale del tennis. A volte a decidere la partita è un vincente (IN), altre un errore dell’avversario (OUT), in ogni caso nel dubbio, quando un giocatore non è convinto della chiamata degli arbitri, interviene l’occhio di falco (Hawk-eye), la moviola del tennis, un sistema computerizzato ritenuto infallibile, atto a sbrogliare in pochi istanti la faccenda, perché determina in maniera inequivocabile l’esatto punto di impatto della pallina sul campo di gioco.
Championship Points dunque è una serie di 9 piccoli dipinti su carta fotografica e cartoncino di recupero, nata mentre seguivo la diretta degli incontri dell’Australian Open 2024, primo Slam della nuova stagione tennistica.
I tornei del Grande Slam (4 nell’arco di ogni stagione) sono i più importanti e prestigiosi per tradizione, montepremi e punti assegnati, gli unici che solo a livello maschile, si giocano al meglio di cinque set, con partite che a volte si risolvono in battaglie estenuanti, ben oltre le quattro ore consecutive di gioco. Cadono sempre nello stesso periodo dell’anno e sia singolarmente che nell’insieme, rappresentano per tutti i praticanti, senza distinzioni di genere o nazionalità, dal bambino che incomincia per gioco (il sogno), al professionista più o meno affermato, gli obiettivi più difficili e ambiti di questo sport. Sorta di approdo ideale, affermazione e coronamento di un’intera carriera.
Ritrovate le registrazioni delle precedenti 8 finali maschili (dal 2016) ho determinato, per poi riprodurli in pittura bituminosa, ciascuno di quei colpi decisivi come frame dell’occhio di falco, ovvero a prescindere che il sistema di verifica del punto fosse effettivamente intervenuto. In tal caso il risultato è frutto della mia interpretazione delle riprese disponibili. L’ultimo elemento della serie, il nono rappresenta il punto decisivo della finale 2024 vinta dalla giovane promessa italiana Jannik Sinner, ed è stato completato solo domenica 28 gennaio al termine della partita (il gioco presume anche l’attesa).
Ovviamente avendo studiato ogni punto, per ognuno dei 9 elementi saprei dire chi ha vinto e se si tratta di un IN o di un OUT, ma l’ambiguità che ogni piccolo dipinto possiede omettendo questo dato, aggiunge spessore al lavoro. Non solo, alcuni restano comunque indecifrabili a prescindere dall’avere una minima conoscenza della conformazione del campo di gioco e siccome anche nella vita di tutti giorni l’essere, il percepirsi o essere percepiti come IN o OUT è una faccenda bella complicata, soggetta ad un’alternanza spesso degna delle più tortuose montagne russe, il tennis a mio avviso, per essenza e terminologia specifica, si presta perfettamente al gioco attorno questi concetti e al sempre complesso, articolato, multiforme viaggio, che è la vita.
Gioco, inteso nell’accezione di attività estremamente seria e drammatica, che ne da Eugen Fink nel saggio Il gioco come simbolo del mondo, quale ottimo strumento per l’interpretazione filosofica del tutto, in quanto presuppone vittoria e sconfitta, presuppone gli opposti, le regole e perfino le eccedenze alle regole. Un sistema umano così affidabile, che permette a popoli diversi con diversi linguaggi, diversi repertori di simboli, di comunicare giungendo a reciproche traduzioni. Gioco in quanto linguaggio dunque, quale momento di comunicazione universale, ma allo stesso tempo di separatezza e scontro a volte brutale con gli altri o come nel tennis appunto, prima di tutto con sé stessi.
Il championship point è il punto che assegna il trofeo in palio, l’ultimo, quello decisivo di ogni finale del tennis. A volte a decidere la partita è un vincente (IN), altre un errore dell’avversario (OUT), in ogni caso nel dubbio, quando un giocatore non è convinto della chiamata degli arbitri, interviene l’occhio di falco (Hawk-eye), la moviola del tennis, un sistema computerizzato ritenuto infallibile, atto a sbrogliare in pochi istanti la faccenda, perché determina in maniera inequivocabile l’esatto punto di impatto della pallina sul campo di gioco.
Championship Points dunque è una serie di 9 piccoli dipinti su carta fotografica e cartoncino di recupero, nata mentre seguivo la diretta degli incontri dell’Australian Open 2024, primo Slam della nuova stagione tennistica.
I tornei del Grande Slam (4 nell’arco di ogni stagione) sono i più importanti e prestigiosi per tradizione, montepremi e punti assegnati, gli unici che solo a livello maschile, si giocano al meglio di cinque set, con partite che a volte si risolvono in battaglie estenuanti, ben oltre le quattro ore consecutive di gioco. Cadono sempre nello stesso periodo dell’anno e sia singolarmente che nell’insieme, rappresentano per tutti i praticanti, senza distinzioni di genere o nazionalità, dal bambino che incomincia per gioco (il sogno), al professionista più o meno affermato, gli obiettivi più difficili e ambiti di questo sport. Sorta di approdo ideale, affermazione e coronamento di un’intera carriera.
Ritrovate le registrazioni delle precedenti 8 finali maschili (dal 2016) ho determinato, per poi riprodurli in pittura bituminosa, ciascuno di quei colpi decisivi come frame dell’occhio di falco, ovvero a prescindere che il sistema di verifica del punto fosse effettivamente intervenuto. In tal caso il risultato è frutto della mia interpretazione delle riprese disponibili. L’ultimo elemento della serie, il nono rappresenta il punto decisivo della finale 2024 vinta dalla giovane promessa italiana Jannik Sinner, ed è stato completato solo domenica 28 gennaio al termine della partita (il gioco presume anche l’attesa).
Ovviamente avendo studiato ogni punto, per ognuno dei 9 elementi saprei dire chi ha vinto e se si tratta di un IN o di un OUT, ma l’ambiguità che ogni piccolo dipinto possiede omettendo questo dato, aggiunge spessore al lavoro. Non solo, alcuni restano comunque indecifrabili a prescindere dall’avere una minima conoscenza della conformazione del campo di gioco e siccome anche nella vita di tutti giorni l’essere, il percepirsi o essere percepiti come IN o OUT è una faccenda bella complicata, soggetta ad un’alternanza spesso degna delle più tortuose montagne russe, il tennis a mio avviso, per essenza e terminologia specifica, si presta perfettamente al gioco attorno questi concetti e al sempre complesso, articolato, multiforme viaggio, che è la vita.
Gioco, inteso nell’accezione di attività estremamente seria e drammatica, che ne da Eugen Fink nel saggio Il gioco come simbolo del mondo, quale ottimo strumento per l’interpretazione filosofica del tutto, in quanto presuppone vittoria e sconfitta, presuppone gli opposti, le regole e perfino le eccedenze alle regole. Un sistema umano così affidabile, che permette a popoli diversi con diversi linguaggi, diversi repertori di simboli, di comunicare giungendo a reciproche traduzioni. Gioco in quanto linguaggio dunque, quale momento di comunicazione universale, ma allo stesso tempo di separatezza e scontro a volte brutale con gli altri o come nel tennis appunto, prima di tutto con sé stessi.