opera
Ferite
categoria | Installazione |
soggetto | Politico/Sociale |
tags | GO2025, èStoria, Grandeguerra |
base | 40 cm |
altezza | 200 cm |
profondità | 0 cm |
anno | 2022 |
Ferite
L’installazione è stata creata in ricordo delle donne del Corpo delle Infermiere Volontarie che hanno assistito, negli ospedali da campo, i numerosi feriti nelle battaglie dell’Isonzo. Una tavola di legno che dopo una prolungata contaminazione ambientale, ha iniziato a far trasparire ampie venature, trasfigurate in profonde ferite grondanti di sangue. Il gocciolamento del fluido vitale è rappresentato da un video allestito nella parte inferiore della raffigurazione grafica, che si materializza solidificandosi sul sottostante pavimento.
O crocerossina, tra breve sarai congedata anche tu!
Andrai con quel passo tuo lieve lontano lontano, laggiù, laggiù, a casa tua.
L’ospedale noi, ultimi, stiam per lasciare! Da bravi soldati anche il male abbiamo saputo fugare.
Puoi togliermi la fasciatura: la piaga richiusa s’è già!
Lo vedi? La gamba è un po’ dura, si zoppica, sì, ma si va!
Si va con un po’ di rullio! Sorella, non esserne afflitta! Sai bene: se zoppo son io, la Vittoria camminò dritta!
E se, chissà quando, vedrai per strada, un, che zoppo, cammina,
tu “il mio ferito” dirai, io dirò “la crocerossina”.
E mi ricorderò che, quand’ero febbrile e col viso di fiamma,
e col labbro e più col pensiero chiamavo – e non c’era – la mamma,
tu sempre mi stavi vicino e non mi lasciavi mai solo,
e mi mormoravi pianino: “Coraggio, coraggio, figliolo!”
E mentre parlavi, nel cuore mi entrava serenità,
e mi rinfrescava il candore di quella tua grande bontà.
Eh! S’è lavorato! Io con queste mie mani che picchiano bene,
e tu, nelle corsie meste sì piene, talvolta, sì piene,
da creder che tutto il patire che al mondo patire si può, oh! fosse andato a finire là dentro, per sempre.
Ma no, che c’era da dare ancor tanto di sangue e di vita; e s’è dato!
Tu vedevi, ma non hai pianto, perché anche tu eri un soldato!
O forse tu hai pianto in segreto, allora che un piccolo fante esangue moria mansueto, pensando alla casa distante.
Ché tu sei la buona sorella, non solo di noi che risorti
or siamo a una vita novella, ma sei la sorella dei morti.
La croce che, sulla divisa tua bianca, il dover ti segnò,
or dentro al tuo cuore s’è incisa e più cancellar non si può,
ricordo santissimo e mesto di quei che non tornano più, o crocerossina che presto sarai congedata anche tu!
Ma prima di andartene, ascolta: oh! porta il mio caldo saluto a Quella che più d’una volta vicino al mio letto ho veduto, e dille: Duchessa d’Aosta, più bella d’ogni altra corona
è quella che Tu ti sei posta sul capo, all’esser sì buona!
Uscita dall’aule ducali vivesti quattr’anni per noi! Gli innumeri nostri ospedali, Duchessa, divennero Tuoi.
Riposo? Riposa il dolore? Ah! fin che il dolor non ha sosta, finché c’è chi soffre e chi muore,
non posa chi ha nome d’Aosta! Hai dato un’altissima prova del puro regale Tuo sangue,
ché, se nobiltà non s’innova nell’opra, scolorasi e langue!
Uscito dal grande lavacro
i glorie, d’angosce e di pianti, io, popolo, ti riconsacro,
Duchessa d’Aosta e dei fanti
Raccolta di versi che i soldati della Terza Armata Italiana vollero dedicare a tutte le crocerossine, in particolar modo proprio a quel fulgido esempio di assistenzialismo professionale di Elena d’Aosta.
Con il patrocinio del Festiva Internazionale èStoria 2023, dal tema Donne.
L’installazione è stata creata in ricordo delle donne del Corpo delle Infermiere Volontarie che hanno assistito, negli ospedali da campo, i numerosi feriti nelle battaglie dell’Isonzo. Una tavola di legno che dopo una prolungata contaminazione ambientale, ha iniziato a far trasparire ampie venature, trasfigurate in profonde ferite grondanti di sangue. Il gocciolamento del fluido vitale è rappresentato da un video allestito nella parte inferiore della raffigurazione grafica, che si materializza solidificandosi sul sottostante pavimento.
O crocerossina, tra breve sarai congedata anche tu!
Andrai con quel passo tuo lieve lontano lontano, laggiù, laggiù, a casa tua.
L’ospedale noi, ultimi, stiam per lasciare! Da bravi soldati anche il male abbiamo saputo fugare.
Puoi togliermi la fasciatura: la piaga richiusa s’è già!
Lo vedi? La gamba è un po’ dura, si zoppica, sì, ma si va!
Si va con un po’ di rullio! Sorella, non esserne afflitta! Sai bene: se zoppo son io, la Vittoria camminò dritta!
E se, chissà quando, vedrai per strada, un, che zoppo, cammina,
tu “il mio ferito” dirai, io dirò “la crocerossina”.
E mi ricorderò che, quand’ero febbrile e col viso di fiamma,
e col labbro e più col pensiero chiamavo – e non c’era – la mamma,
tu sempre mi stavi vicino e non mi lasciavi mai solo,
e mi mormoravi pianino: “Coraggio, coraggio, figliolo!”
E mentre parlavi, nel cuore mi entrava serenità,
e mi rinfrescava il candore di quella tua grande bontà.
Eh! S’è lavorato! Io con queste mie mani che picchiano bene,
e tu, nelle corsie meste sì piene, talvolta, sì piene,
da creder che tutto il patire che al mondo patire si può, oh! fosse andato a finire là dentro, per sempre.
Ma no, che c’era da dare ancor tanto di sangue e di vita; e s’è dato!
Tu vedevi, ma non hai pianto, perché anche tu eri un soldato!
O forse tu hai pianto in segreto, allora che un piccolo fante esangue moria mansueto, pensando alla casa distante.
Ché tu sei la buona sorella, non solo di noi che risorti
or siamo a una vita novella, ma sei la sorella dei morti.
La croce che, sulla divisa tua bianca, il dover ti segnò,
or dentro al tuo cuore s’è incisa e più cancellar non si può,
ricordo santissimo e mesto di quei che non tornano più, o crocerossina che presto sarai congedata anche tu!
Ma prima di andartene, ascolta: oh! porta il mio caldo saluto a Quella che più d’una volta vicino al mio letto ho veduto, e dille: Duchessa d’Aosta, più bella d’ogni altra corona
è quella che Tu ti sei posta sul capo, all’esser sì buona!
Uscita dall’aule ducali vivesti quattr’anni per noi! Gli innumeri nostri ospedali, Duchessa, divennero Tuoi.
Riposo? Riposa il dolore? Ah! fin che il dolor non ha sosta, finché c’è chi soffre e chi muore,
non posa chi ha nome d’Aosta! Hai dato un’altissima prova del puro regale Tuo sangue,
ché, se nobiltà non s’innova nell’opra, scolorasi e langue!
Uscito dal grande lavacro
i glorie, d’angosce e di pianti, io, popolo, ti riconsacro,
Duchessa d’Aosta e dei fanti
Raccolta di versi che i soldati della Terza Armata Italiana vollero dedicare a tutte le crocerossine, in particolar modo proprio a quel fulgido esempio di assistenzialismo professionale di Elena d’Aosta.
Con il patrocinio del Festiva Internazionale èStoria 2023, dal tema Donne.