opera
from the series Concerning Dante – Autonomous Cell, Polyptych
categoria | Installazione |
soggetto | Viaggi, Paesaggio, Bellezza |
tags | |
base | 236 cm |
altezza | 180 cm |
profondità | 5 cm |
anno | 2021 |
Concerning Dante - Autonomous Cell
In previsione del settimo centenario dantesco, da due anni l'artista Jacopo
Valentini (Modena, 1990) sta portando avanti una serie di ricerche visive nell'ambito dei cultural studies legati all'opera, al pensiero e alla figura di Dante Alighieri e di come la sua influenza sia centrale tanto nella cultura accademica, quanto in quella
popolare attraverso illustrazioni, romanzi, incisioni e rimandi vernacolari. Attualmente attraverso il mezzo fotografico (è anche previsto in seguito l’utilizzo di altre tecniche visive quali scultura/installazione), l'autore sta indagando come l'influsso culturale del grande poeta italiano si sia stratificato nei secoli contribuendo a formare l'identità nazionale, come rilevato dallo storico della letteratura G. Ferroni «nel momento in cui fonda la sua lingua letteraria, Dante individua nettamente l'Italia nella sua turbinosa consistenza, linguistica, geografica, politica, morale, nelle sue speranze e nei suoi fallimenti»1; le stesse esegesi della Divina Commedia che si sono succedute in sette secoli appaiono oggi come una "cartina tornasole" dell'evolversi della società italiana. L'artista sta concentrando la sua ricerca fotografica sulla geografia dantesca che va da nord a sud dell'Italia ripercorrendo i viaggi reali compiuti da Dante e quelli immaginifici attraverso le vicende contenute nel suo capolavoro, la Divina Commedia, evocando città e personaggi che talvolta il poeta non ha visto con i suoi occhi «ma di cui sa comunque far percepire tutta la concreta, resistente realtà»2. Valentini ha deciso così di realizzare un lavoro che ricerca nel paesaggio italiano i segni profondi di questo legame e di presentare per il bando di Cantica21 il primo nucleo di quello che sarà un ampio corpus di opere. In particolare saranno raccontati visivamente tre luoghi simbolici che l’artista interpreta come i varchi che conducono a Inferno, Purgatorio e Paradiso, dei punti di contatto tra la narrazione finzionale della Commedia e la realtà del territorio italiano. Il primo, le bocche vulcaniche dei Campi Flegrei erano per gli antichi romani l’antro di Caronte, il traghettatore delle anime dei morti al di là del fiume dell'Ade e dove Virgilio colloca la discesa agli inferi di Enea, tanto da suggestionare scrittori e intellettuali come Stendhal e J. W. von Goethe che vi passeranno durante il Grand Tour. La Pietra di Bismantova è ritratta dall'artista a simboleggiare il Purgatorio, seguendo un esplicito richiamo del testo del IV canto «Vassi in Sanleo e discendesi in Noli, / montasi su in Bismantova e 'n Cacume / con esso i piè; ma qui convien ch'om voli». Il Delta del Po è invece la figurazione del Paradiso: il luogo non ha un legame filologico con l’opera letteraria, ma è scelto come pretesto visivo capace di evocare le suggestioni del testo attraverso il suo paesaggio sospeso e atemporale, che sembra rimandare all'immaginario iconografico dantesco che nei secoli si è consolidato nella percezione comune grazie all'opera di autori come G. Dorè e A. Martini. Per ogni luogo è in corso di realizzazione un dittico fotografico, ognuno composto da una fotografia che ritrae lo specifico paesaggio, in una determinata condizione visiva, e una fotografia secondo i dettami stilistici della Natura Morta con a tema un oggetto o un elemento visivo connesso agli aspetti teorici e culturali del luogo (incisioni, acquerelli, dipinti, oggetti tridimensionali): la relazione tra i due elementi visivi sarà capace di richiamare il climax visivo della Divina Commedia rendendo evidente come il portato culturale di questa si è profondamente sedimentato nei luoghi. L'installazione fotografica sarà poi destinata alla collezione della Galleria Civica di Modena-FMAV.
testo di Carlo Sala
stampa a getto d'inchiostro, 3+2pa, carta applicata su alluminio con cornice lignea dipinta di bianco a mano
In previsione del settimo centenario dantesco, da due anni l'artista Jacopo
Valentini (Modena, 1990) sta portando avanti una serie di ricerche visive nell'ambito dei cultural studies legati all'opera, al pensiero e alla figura di Dante Alighieri e di come la sua influenza sia centrale tanto nella cultura accademica, quanto in quella
popolare attraverso illustrazioni, romanzi, incisioni e rimandi vernacolari. Attualmente attraverso il mezzo fotografico (è anche previsto in seguito l’utilizzo di altre tecniche visive quali scultura/installazione), l'autore sta indagando come l'influsso culturale del grande poeta italiano si sia stratificato nei secoli contribuendo a formare l'identità nazionale, come rilevato dallo storico della letteratura G. Ferroni «nel momento in cui fonda la sua lingua letteraria, Dante individua nettamente l'Italia nella sua turbinosa consistenza, linguistica, geografica, politica, morale, nelle sue speranze e nei suoi fallimenti»1; le stesse esegesi della Divina Commedia che si sono succedute in sette secoli appaiono oggi come una "cartina tornasole" dell'evolversi della società italiana. L'artista sta concentrando la sua ricerca fotografica sulla geografia dantesca che va da nord a sud dell'Italia ripercorrendo i viaggi reali compiuti da Dante e quelli immaginifici attraverso le vicende contenute nel suo capolavoro, la Divina Commedia, evocando città e personaggi che talvolta il poeta non ha visto con i suoi occhi «ma di cui sa comunque far percepire tutta la concreta, resistente realtà»2. Valentini ha deciso così di realizzare un lavoro che ricerca nel paesaggio italiano i segni profondi di questo legame e di presentare per il bando di Cantica21 il primo nucleo di quello che sarà un ampio corpus di opere. In particolare saranno raccontati visivamente tre luoghi simbolici che l’artista interpreta come i varchi che conducono a Inferno, Purgatorio e Paradiso, dei punti di contatto tra la narrazione finzionale della Commedia e la realtà del territorio italiano. Il primo, le bocche vulcaniche dei Campi Flegrei erano per gli antichi romani l’antro di Caronte, il traghettatore delle anime dei morti al di là del fiume dell'Ade e dove Virgilio colloca la discesa agli inferi di Enea, tanto da suggestionare scrittori e intellettuali come Stendhal e J. W. von Goethe che vi passeranno durante il Grand Tour. La Pietra di Bismantova è ritratta dall'artista a simboleggiare il Purgatorio, seguendo un esplicito richiamo del testo del IV canto «Vassi in Sanleo e discendesi in Noli, / montasi su in Bismantova e 'n Cacume / con esso i piè; ma qui convien ch'om voli». Il Delta del Po è invece la figurazione del Paradiso: il luogo non ha un legame filologico con l’opera letteraria, ma è scelto come pretesto visivo capace di evocare le suggestioni del testo attraverso il suo paesaggio sospeso e atemporale, che sembra rimandare all'immaginario iconografico dantesco che nei secoli si è consolidato nella percezione comune grazie all'opera di autori come G. Dorè e A. Martini. Per ogni luogo è in corso di realizzazione un dittico fotografico, ognuno composto da una fotografia che ritrae lo specifico paesaggio, in una determinata condizione visiva, e una fotografia secondo i dettami stilistici della Natura Morta con a tema un oggetto o un elemento visivo connesso agli aspetti teorici e culturali del luogo (incisioni, acquerelli, dipinti, oggetti tridimensionali): la relazione tra i due elementi visivi sarà capace di richiamare il climax visivo della Divina Commedia rendendo evidente come il portato culturale di questa si è profondamente sedimentato nei luoghi. L'installazione fotografica sarà poi destinata alla collezione della Galleria Civica di Modena-FMAV.
testo di Carlo Sala
stampa a getto d'inchiostro, 3+2pa, carta applicata su alluminio con cornice lignea dipinta di bianco a mano