opera
Homage to Cindy Sherman (Performed by my mother)
categoria | Installazione |
soggetto | Politico/Sociale, Figura umana |
tags | biografia, archivio, iconografia, ruoli, mamma, trasformismo, memoria |
base | 400 cm |
altezza | 100 cm |
profondità | 5 cm |
anno | 2015 |
Installazione fotografica, 1 copia
“Homage to Cindy Sherman (performed by mother)” cap. 1-2-3 è un lavoro che si svolge in tre atti e che trae origine dall’archivio fotografico di mia madre. Nel primo capitolo ho selezionato immagini che la ritraevano sola in situazioni stereotipate (per le pose, per l’abbigliamento...) e le ho accostate fra loro componendo delle piccole mini serie tematiche: “Mamma al mare”, “Mamma fashion”, “Esotica”, “Mamma e i mezzi di trasporto” etc. L’insieme di queste serie, poste una accanto all’altra, genera uno storytelling biografico a scatti e mette in evidenza le iconografie che inconsapevolmente contribuiamo a creare o che altrettanto inconsapevolmente ricalchiamo, perchè appartenenti alla nostra epoca. Questi “ruoli” o “personaggi” appaiono a noi oggi, non al/alla protagonista dello scatto. Ci appaiono in virtù del tempo trascorso tra lo scatto e la fruizione. E’ l’esperienza, il contesto, la posa e l’abbigliamento a farci dedurre il personaggio, a tradurlo in figura iconografica.
Accostandola ironicamente alla figura di Cindy Sherman -i cui personaggi sono il frutto di una forte intenzionalità nello scatto e nella stereotipizzazione, nonché di una costruzione precisa e meticolosa dell’immagine- desidero creare uno scarto ironico, uno iato tra una biografia personale qualunque e un corpus di opere molto conosciute e oramai appartenenti alla storia dell’arte contemporanea.
Ciò che mi interessava era estrarre da una biografia individuale tanti fermo-immagine per ricreare un personaggio seguendo un modello narrativo altro e al contempo, sperimentare quanto l’immagine fotografica subisca dei cambiamenti nella percezione col passare del tempo, al punto che immagini totalmente documentarie di una vita appaiono molto simili ad altre costruite con un’intenzione iconografica precisa.
In particolare mi domando: “Quando una foto smette di essere documento per diventare iconografia?"
Il secondo capitolo si compone di tre scatti: essi mostrano cosa rimane una volta estratte dall’album le foto del primo capitolo: le biografie separate di mio padre e mia madre. I buchi sono importanti, ci ricordano che tutto quello raccontato in un album (un incontro tra due persone, che nel futuro avrebbero generato una famiglia) poteva non accadere. Quando in un album vediamo dei tasselli mancanti, la sensazione che si genera oscilla tra la morte e la cancellazione di un passato. Nel terzo capitolo propongo fotografie in dimensioni reali degli album da cui ho estratto le immagini del cap.1. Non si tratta di una mera citazione delle fonti, esporre gli album chiusi è mostrare il potenziale senza renderlo accessibile. E’ trasformare “Homage to Cindy Sherman (performed by my mother)” in “Homage to (Cindy Sherman performed by) my mother”, ritornare alla biografia del singolo, come luogo dell’infinito potenziale.
“Homage to Cindy Sherman (performed by mother)” cap. 1-2-3 è un lavoro che si svolge in tre atti e che trae origine dall’archivio fotografico di mia madre. Nel primo capitolo ho selezionato immagini che la ritraevano sola in situazioni stereotipate (per le pose, per l’abbigliamento...) e le ho accostate fra loro componendo delle piccole mini serie tematiche: “Mamma al mare”, “Mamma fashion”, “Esotica”, “Mamma e i mezzi di trasporto” etc. L’insieme di queste serie, poste una accanto all’altra, genera uno storytelling biografico a scatti e mette in evidenza le iconografie che inconsapevolmente contribuiamo a creare o che altrettanto inconsapevolmente ricalchiamo, perchè appartenenti alla nostra epoca. Questi “ruoli” o “personaggi” appaiono a noi oggi, non al/alla protagonista dello scatto. Ci appaiono in virtù del tempo trascorso tra lo scatto e la fruizione. E’ l’esperienza, il contesto, la posa e l’abbigliamento a farci dedurre il personaggio, a tradurlo in figura iconografica.
Accostandola ironicamente alla figura di Cindy Sherman -i cui personaggi sono il frutto di una forte intenzionalità nello scatto e nella stereotipizzazione, nonché di una costruzione precisa e meticolosa dell’immagine- desidero creare uno scarto ironico, uno iato tra una biografia personale qualunque e un corpus di opere molto conosciute e oramai appartenenti alla storia dell’arte contemporanea.
Ciò che mi interessava era estrarre da una biografia individuale tanti fermo-immagine per ricreare un personaggio seguendo un modello narrativo altro e al contempo, sperimentare quanto l’immagine fotografica subisca dei cambiamenti nella percezione col passare del tempo, al punto che immagini totalmente documentarie di una vita appaiono molto simili ad altre costruite con un’intenzione iconografica precisa.
In particolare mi domando: “Quando una foto smette di essere documento per diventare iconografia?"
Il secondo capitolo si compone di tre scatti: essi mostrano cosa rimane una volta estratte dall’album le foto del primo capitolo: le biografie separate di mio padre e mia madre. I buchi sono importanti, ci ricordano che tutto quello raccontato in un album (un incontro tra due persone, che nel futuro avrebbero generato una famiglia) poteva non accadere. Quando in un album vediamo dei tasselli mancanti, la sensazione che si genera oscilla tra la morte e la cancellazione di un passato. Nel terzo capitolo propongo fotografie in dimensioni reali degli album da cui ho estratto le immagini del cap.1. Non si tratta di una mera citazione delle fonti, esporre gli album chiusi è mostrare il potenziale senza renderlo accessibile. E’ trasformare “Homage to Cindy Sherman (performed by my mother)” in “Homage to (Cindy Sherman performed by) my mother”, ritornare alla biografia del singolo, come luogo dell’infinito potenziale.