opera
Inefficient Self-Portrait
categoria | Installazione |
soggetto | Politico/Sociale, Figura umana |
tags | AUTOMA, AUTORITRATTO, RESPIRO |
base | 160 cm |
altezza | 30 cm |
profondità | 80 cm |
anno | 2022 |
Gommapiuma, lattice, stoffa e componenti meccanici su tavola di legno
Inefficient Self-Portrait è un automa meccanico. Ci si aspetterebbe dunque che esso fosse in grado di ripetere un’azione particolare, che costituisse una base per ulteriori fasi di studio o che potesse potenziare in qualche modo le normali attività umane. Ed invece no, l’opera è stata creata al solo scopo di emulare una figura dormiente. La testa ed il corpo appaiono difatti quasi del tutto fagocitati da un ampio lenzuolo bianco che fissa l’automa alla sua posizione statica e perenne. Nata per essere inefficiente, la macchina è in grado di respirare, simulando il termine primo della vita di qualsiasi essere umano e donando, all’osservatore, lo sgomento naturale che deriva dall’idea che possa improvvisamente spalancare gli occhi. L’opera è frutto di una riflessione ironica circa la smania di produttività che caratterizza la società contemporanea e quell’ideale di efficienza che si impegna ad incarnare. La figura del robot, non a caso, è scelta quale chiaro rimando ad una operosità ideale e la sua inefficacia quale suggerimento a prendere la vita in maniera più lenta e rilassata. Sarebbe possibile così rendere giustizia alle tempistiche di ogni individuo, affinché venga elaborato collettivamente solo il meglio, per lo sviluppo di una società più sana e riflessiva, capace di maturare soluzioni più eque e consapevoli per il bene di tutti e di tutto ciò che ci circonda.
Inefficient Self-Portrait è un automa meccanico. Ci si aspetterebbe dunque che esso fosse in grado di ripetere un’azione particolare, che costituisse una base per ulteriori fasi di studio o che potesse potenziare in qualche modo le normali attività umane. Ed invece no, l’opera è stata creata al solo scopo di emulare una figura dormiente. La testa ed il corpo appaiono difatti quasi del tutto fagocitati da un ampio lenzuolo bianco che fissa l’automa alla sua posizione statica e perenne. Nata per essere inefficiente, la macchina è in grado di respirare, simulando il termine primo della vita di qualsiasi essere umano e donando, all’osservatore, lo sgomento naturale che deriva dall’idea che possa improvvisamente spalancare gli occhi. L’opera è frutto di una riflessione ironica circa la smania di produttività che caratterizza la società contemporanea e quell’ideale di efficienza che si impegna ad incarnare. La figura del robot, non a caso, è scelta quale chiaro rimando ad una operosità ideale e la sua inefficacia quale suggerimento a prendere la vita in maniera più lenta e rilassata. Sarebbe possibile così rendere giustizia alle tempistiche di ogni individuo, affinché venga elaborato collettivamente solo il meglio, per lo sviluppo di una società più sana e riflessiva, capace di maturare soluzioni più eque e consapevoli per il bene di tutti e di tutto ciò che ci circonda.