opera
It takes two to know one
categoria | Installazione |
soggetto | Politico/Sociale, Astratto |
tags | identity, relationship, perception |
base | 190 cm |
altezza | 220 cm |
profondità | 40 cm |
anno | 2021 |
Installazione, materasso, insegna al neon, dipinti ready-made. Edizione 1 + 1 P.A.
È lecito chiedersi se il significato di lavori come "It takes two to know one" risieda nei gesti e nei processi che accadono nel mentre della loro esposizione o se essi siano guidati da uno schema concettuale, un esperimento, che Luli mette in scena. Per discernere l’oggetto possiamo, o forse dobbiamo - necessariamente - considerare le opere in questione il risultato di un’interazione tra idea e azione: così da poter andare oltre la semplice descrizione per comprenderne invece la portata estetica, la natura e la qualità dei processi coinvolti nell’azione.
Poetica e raffinata, in un certo senso anche imperativa "It takes two to know one" pone, senza possibilità di sottrarsi, di fronte a un oggetto comune, familiare: verticale su una parete, un vecchio materasso si staglia in primo piano lasciando - solo - intravedere sullo sfondo dei particolari di quadri moderni. “Il tempo sembra passare. Il mondo accade, gli attimi si svolgono, e tu ti fermi a guardare (…)”. C’è una luce nitida, un senso di cose delineate con precisione: il materasso è matrimoniale, i soggetti dei quadri sono sempre in coppia, il neon impera che senza due non si può conoscere l’uno e trafigge di così tanta consapevolezza che chi guarda scardinerà, con maggior sicurezza, il “come” sia possibile piuttosto che il “perché” o il “cosa” significhi.
Gli spettatori, anziché pubblico, agiscono come spie che osservano oggetti condizionati da una storia privata e hanno la possibilità di scegliere di entrare nelle opere, partecipando al loro stato di concentrazione, o di andarsene. Possiamo allora leggerle come un insieme di schemi concettuali di valenza preparatoria e istruttoria diretti a successivi esperimenti behavioristici.
È lecito chiedersi se il significato di lavori come "It takes two to know one" risieda nei gesti e nei processi che accadono nel mentre della loro esposizione o se essi siano guidati da uno schema concettuale, un esperimento, che Luli mette in scena. Per discernere l’oggetto possiamo, o forse dobbiamo - necessariamente - considerare le opere in questione il risultato di un’interazione tra idea e azione: così da poter andare oltre la semplice descrizione per comprenderne invece la portata estetica, la natura e la qualità dei processi coinvolti nell’azione.
Poetica e raffinata, in un certo senso anche imperativa "It takes two to know one" pone, senza possibilità di sottrarsi, di fronte a un oggetto comune, familiare: verticale su una parete, un vecchio materasso si staglia in primo piano lasciando - solo - intravedere sullo sfondo dei particolari di quadri moderni. “Il tempo sembra passare. Il mondo accade, gli attimi si svolgono, e tu ti fermi a guardare (…)”. C’è una luce nitida, un senso di cose delineate con precisione: il materasso è matrimoniale, i soggetti dei quadri sono sempre in coppia, il neon impera che senza due non si può conoscere l’uno e trafigge di così tanta consapevolezza che chi guarda scardinerà, con maggior sicurezza, il “come” sia possibile piuttosto che il “perché” o il “cosa” significhi.
Gli spettatori, anziché pubblico, agiscono come spie che osservano oggetti condizionati da una storia privata e hanno la possibilità di scegliere di entrare nelle opere, partecipando al loro stato di concentrazione, o di andarsene. Possiamo allora leggerle come un insieme di schemi concettuali di valenza preparatoria e istruttoria diretti a successivi esperimenti behavioristici.