opera
La trama del corpo
categoria | Scultura |
soggetto | Figura umana |
tags | |
base | 74 cm |
altezza | 162 cm |
profondità | 180 cm |
anno | 2024 |
Il corpo è sofferenza.
Il corpo è tessuto che si rompe e si ricrea.
Il corpo è ciò che siamo e ci racconta.
Il corpo è il nostro contenitore da plasmare.
Il corpo è movimento.
Il corpo è nemico.
Il corpo è materia che respira.
Il corpo è pesantezza.
Il corpo è passaggio tra dentro e fuori.
Il corpo è strumento plastico e sensibile
della comunicazione non verbale.
Il movimento, la danza guariscono e distruggono.
Il movimento consapevole può essere strumento di
terapia.
Il movimento rende possibile la proiezione delle
emozioni nello spazio attraverso il corpo.
La guarigione che il movimento espressivo della
danza favorisce è la restaurazione della capacità
di percepire se stessi come una totalità integra.
<< Dove sono io dentro al mio piede,
alla mia mano, al mio orecchio?
Dove sono io in questo viso, nei suoi lineamenti,
nelle sue tracce,
nelle due obliquità e nei suoi timori?
Chi sono io nei contorni di questa
bocca che dice “io”? >>
Jean-Luc Nancy, Daniela Calabrò - Dario Giuliano (a cura di),
Il corpo nell’arte, Milano, Mimesi/Imago, 2014, p.16
Cosa succede ad un corpo che è stato amato troppo?
La visione di esso cambia.
Lo sguardo lo modifica senza che ciò sia realmente
quello che è presente davanti agli occhi.
il corpo cambia forma, si allarga, si restringe, i
volumi si amplificano.
Quando un corpo si ferma lo si ama meno, il dolore
prende il sopravvento.
Il dolore parte da un piccola parte del corpo e si
dirama divorando tutto.
“La trama del corpo” nasce per provare a spiegare la sensazione
di rifiuto di un corpo che è stato amato troppo.
il progetto rappresenta la distensione di una sensazione.
Il telo con l’impronta rappresenta la leggerezza di un corpo
abbandonato, un corpo che non c’è più.
Un corpo vuoto e stanco.
Il corpo non sono più io.
A terra c’è un corpo ricomposto.
È un corpo deformato, il mio sguardo ha modificato il mio corpo
nella mia testa e io rho rappresentato.
I frammenti sembrano essere appena emersi dalla terra.
È una rinascita nella consapevolezza di abitare in un corpo che
non riconosco più, ma di cui mi devo prendere cura, perché quel
corpo è la mia trama,
quel corpo sono io.
Per la realizzazione del progetto sono partita da una
tecnica inventata e praticata da Arturo Martini, la
cheramografia, e l’ho adattata alla mia necessità.
La cheramografia è una tecnica di stampa
(calcografica) artistica, in cui la matrice è un pezzo
di argilla inciso.
Poiché l’argilla è un materiale molto fragile, se
usata come matrice, permette di realizzare poche
stampe, per lo
più monotipi.
Il mio progetto prevede l’unione di una stampa del
corpo su tessuto garzato che va a confluire sullo
stampo del corpo senza la realizzazione di calchi di
esso.
La presenza della stampa del corpo su tessuto garzato
rappresenta la zona grigia prima dell’abbandono di
esso.
Per la realizzazione della seconda parte del progetto, ho adattato la tecnica della cheramografia.
Sono partita dalla creazione di una matrice in argilla, la misura varia in base
alla parte del corpo che vado a
pressare.
Dopo aver pressato, ad esempio un piede, si crea il
negativo sull’argilla dove io intervengo modellando ed enfatizzando dei volumi.
Dopodiché vado a colare all’interno del negativo
del gesso.
Dopo la catalizzazione del gesso vado a togliere il positivo dalla matrice in
argilla, dove poi non potrò andare a creare un altro stampo poiché l’argilla,
morbida dopo che si è andato a stampare, si deforma
ancora di più andando perdere la forma originaria.
Nel positivo troveremo un piede, che abbiamo preso come esempio, ma deforme,
non conforme alla normalità che
siamo abituati a vedere.
In più lo strato quasi impercettibile di argilla, che però colora il gesso, da
un senso di corpo estratto dalla
terra, come se qualcuno se lo fosse dimenticato lì.
Questo procedimento l’ho eseguito per diverse parti del corpo, quindi l’ho
frammentato per poi andarlo a ricomporre.
Nel momento in cui il corpo non rispetta più quello a cui si era abituati la
mente ti inganna.
Unendo la stampa del corpo e i frammenti ricomposti ho voluto creare e far
vedere quella linea sottile che dove i due corpi si toccano.
Ho voluto creare questa scultura per dare una forma visibile a quello che
succede nella mente di una persona che ha amato tanto, forse troppo, il proprio
corpo.
Si inizia a percepire il corpo per una cosa che non è realmente.
Il corpo è tessuto che si rompe e si ricrea.
Il corpo è ciò che siamo e ci racconta.
Il corpo è il nostro contenitore da plasmare.
Il corpo è movimento.
Il corpo è nemico.
Il corpo è materia che respira.
Il corpo è pesantezza.
Il corpo è passaggio tra dentro e fuori.
Il corpo è strumento plastico e sensibile
della comunicazione non verbale.
Il movimento, la danza guariscono e distruggono.
Il movimento consapevole può essere strumento di
terapia.
Il movimento rende possibile la proiezione delle
emozioni nello spazio attraverso il corpo.
La guarigione che il movimento espressivo della
danza favorisce è la restaurazione della capacità
di percepire se stessi come una totalità integra.
<< Dove sono io dentro al mio piede,
alla mia mano, al mio orecchio?
Dove sono io in questo viso, nei suoi lineamenti,
nelle sue tracce,
nelle due obliquità e nei suoi timori?
Chi sono io nei contorni di questa
bocca che dice “io”? >>
Jean-Luc Nancy, Daniela Calabrò - Dario Giuliano (a cura di),
Il corpo nell’arte, Milano, Mimesi/Imago, 2014, p.16
Cosa succede ad un corpo che è stato amato troppo?
La visione di esso cambia.
Lo sguardo lo modifica senza che ciò sia realmente
quello che è presente davanti agli occhi.
il corpo cambia forma, si allarga, si restringe, i
volumi si amplificano.
Quando un corpo si ferma lo si ama meno, il dolore
prende il sopravvento.
Il dolore parte da un piccola parte del corpo e si
dirama divorando tutto.
“La trama del corpo” nasce per provare a spiegare la sensazione
di rifiuto di un corpo che è stato amato troppo.
il progetto rappresenta la distensione di una sensazione.
Il telo con l’impronta rappresenta la leggerezza di un corpo
abbandonato, un corpo che non c’è più.
Un corpo vuoto e stanco.
Il corpo non sono più io.
A terra c’è un corpo ricomposto.
È un corpo deformato, il mio sguardo ha modificato il mio corpo
nella mia testa e io rho rappresentato.
I frammenti sembrano essere appena emersi dalla terra.
È una rinascita nella consapevolezza di abitare in un corpo che
non riconosco più, ma di cui mi devo prendere cura, perché quel
corpo è la mia trama,
quel corpo sono io.
Per la realizzazione del progetto sono partita da una
tecnica inventata e praticata da Arturo Martini, la
cheramografia, e l’ho adattata alla mia necessità.
La cheramografia è una tecnica di stampa
(calcografica) artistica, in cui la matrice è un pezzo
di argilla inciso.
Poiché l’argilla è un materiale molto fragile, se
usata come matrice, permette di realizzare poche
stampe, per lo
più monotipi.
Il mio progetto prevede l’unione di una stampa del
corpo su tessuto garzato che va a confluire sullo
stampo del corpo senza la realizzazione di calchi di
esso.
La presenza della stampa del corpo su tessuto garzato
rappresenta la zona grigia prima dell’abbandono di
esso.
Per la realizzazione della seconda parte del progetto, ho adattato la tecnica della cheramografia.
Sono partita dalla creazione di una matrice in argilla, la misura varia in base
alla parte del corpo che vado a
pressare.
Dopo aver pressato, ad esempio un piede, si crea il
negativo sull’argilla dove io intervengo modellando ed enfatizzando dei volumi.
Dopodiché vado a colare all’interno del negativo
del gesso.
Dopo la catalizzazione del gesso vado a togliere il positivo dalla matrice in
argilla, dove poi non potrò andare a creare un altro stampo poiché l’argilla,
morbida dopo che si è andato a stampare, si deforma
ancora di più andando perdere la forma originaria.
Nel positivo troveremo un piede, che abbiamo preso come esempio, ma deforme,
non conforme alla normalità che
siamo abituati a vedere.
In più lo strato quasi impercettibile di argilla, che però colora il gesso, da
un senso di corpo estratto dalla
terra, come se qualcuno se lo fosse dimenticato lì.
Questo procedimento l’ho eseguito per diverse parti del corpo, quindi l’ho
frammentato per poi andarlo a ricomporre.
Nel momento in cui il corpo non rispetta più quello a cui si era abituati la
mente ti inganna.
Unendo la stampa del corpo e i frammenti ricomposti ho voluto creare e far
vedere quella linea sottile che dove i due corpi si toccano.
Ho voluto creare questa scultura per dare una forma visibile a quello che
succede nella mente di una persona che ha amato tanto, forse troppo, il proprio
corpo.
Si inizia a percepire il corpo per una cosa che non è realmente.