opera
Mundus patet
categoria | Installazione |
soggetto | Natura, Paesaggio, Politico/Sociale |
base | 410 cm |
altezza | 273 cm |
profondità | 2 cm |
anno | 2022 |
510 immagini digitali riprese con lo scanner en plain air, stampate su carta Epson matt; video 4'57"; stampe su carta
L’installazione, un muro fotografico e un video, esposta all’OKTOGON dell'Hfbk di Dresda, fa parte di un progetto più ampio che comprende altri due muri e una serie di mappe.
Il titolo, Mundus Patet, fa riferimento ad una antica festa romana, che avveniva il 24 agosto, al Palatino, e che celebrava il mondo dei defunti, ma soprattutto il nascosto, il suolo, la terra.
Il 24 agosto 2016 un terremoto ha distrutto la casa di famiglia e portato via tre persone, mia madre e due giovanissime vite.
L’umano si intreccia al materiale di continuo: oggetti, costruzioni, paesaggi ed atmosfere si combinano con le nostre esistenze e agiscono sulle nostre storie in modi imprevedibili e misteriosi.
Negli intrecci della materia si ritrovano cosi le tracce dei diversi modi di abitare il mondo, frammenti di vite, culture e accadimenti che si legano e si sciolgono senza interruzione alcuna, tra realtà e ricordi, tra presente e passato. Il forte legame con la realtà materiale inoltre ci ricorda che ascolto, attenzione e premura verso il mondo in cui siamo immersi, temporaneamente, dovrebbero fondare il nostro abitare la Terra.
Il lavoro consiste in una costellazione di 510 immagini riprese con uno scanner. Un archivio: 170 oggetti, la maggior parte vetri, appartenuti a mia madre, 170 pietre che costituivano i muri della casa e 170 rami, di un meleto, adiacente la casa. Lo scanner utilizzato en plain air mi consente di registrare l’atmosfera che avvolge gli oggetti.
Il video è costituito da una sequenza di immagini diagrammatiche del luogo, ovvero, la casa, il meleto e il paesaggio montano circostante, trasformate dall’oscilloscopio.
La traccia sonora, un canto di uccelli, è stata registrata durante un sopralluogo autunnale.
L’installazione, un muro fotografico e un video, esposta all’OKTOGON dell'Hfbk di Dresda, fa parte di un progetto più ampio che comprende altri due muri e una serie di mappe.
Il titolo, Mundus Patet, fa riferimento ad una antica festa romana, che avveniva il 24 agosto, al Palatino, e che celebrava il mondo dei defunti, ma soprattutto il nascosto, il suolo, la terra.
Il 24 agosto 2016 un terremoto ha distrutto la casa di famiglia e portato via tre persone, mia madre e due giovanissime vite.
L’umano si intreccia al materiale di continuo: oggetti, costruzioni, paesaggi ed atmosfere si combinano con le nostre esistenze e agiscono sulle nostre storie in modi imprevedibili e misteriosi.
Negli intrecci della materia si ritrovano cosi le tracce dei diversi modi di abitare il mondo, frammenti di vite, culture e accadimenti che si legano e si sciolgono senza interruzione alcuna, tra realtà e ricordi, tra presente e passato. Il forte legame con la realtà materiale inoltre ci ricorda che ascolto, attenzione e premura verso il mondo in cui siamo immersi, temporaneamente, dovrebbero fondare il nostro abitare la Terra.
Il lavoro consiste in una costellazione di 510 immagini riprese con uno scanner. Un archivio: 170 oggetti, la maggior parte vetri, appartenuti a mia madre, 170 pietre che costituivano i muri della casa e 170 rami, di un meleto, adiacente la casa. Lo scanner utilizzato en plain air mi consente di registrare l’atmosfera che avvolge gli oggetti.
Il video è costituito da una sequenza di immagini diagrammatiche del luogo, ovvero, la casa, il meleto e il paesaggio montano circostante, trasformate dall’oscilloscopio.
La traccia sonora, un canto di uccelli, è stata registrata durante un sopralluogo autunnale.