Nigredo

opera
Nigredo
Nigredo
categoria Altro
soggetto Politico/Sociale, Paesaggio, Figura umana, Architettura
tags
base 2000 cm
altezza 300 cm
profondità 500 cm
anno 2023
Il 21 giugno è la data del “solstizio d’estate”, giorno più lungo dell’anno, che segna il viaggio del sole verso l’inverno, con il conseguente ritirarsi della luce. In questa data ha preso forma Nigredo, l’intervento dell’artista Greg Jager ideato per la rassegna LASCAUX a cura di Miniera (duo curatoriale composto da Giuseppe Armogida e Marco Folco), negli spazi sotterranei, un tempo bunker antiaereo, di IT’S Hub, a Roma.
Il progetto, che nella sua natura transdisciplinare affonda le basi in questioni che intercettano antropologia, filosofia, astronomia e archeologia, intende mettere al centro l’esperienza del buio, dunque l’oscurità, l’incertezza, in una giornata in cui a regnare è la grande luce. Il titolo stesso fa riferimento al nome latino della prima fase alchemica, che rappresenta lo stato di “nerezza” iniziale del processo di trasmutazione e decomposizione della materia.

In un ambiente del tutto sospeso, dove l’agire umano sembra essere stato interrotto bruscamente, sorgono riflessioni sulla decadenza di una visione antropocentrica e sulla transitorietà dell’esistenza umana. Greg Jager interviene lasciando intatto lo spazio stesso; sono i lunghi cunicoli scavati nel tufo e il pavimento terroso a parlare della nostra natura effimera. Le piccole luminescenze delle torce degli smartphone aiutano gli ospiti nel loro incerto attraversamento, in lontananza delle luci verdastre aprono alla possibilità di addentrarsi in cunicoli laterali e stanze nascoste.

L’ambiente risuona mediante le tracce harsh/noise prodotte in situ grazie alla collaborazione con il sound artist Luca Baioni. Un suono inquietante ci conduce al termine del percorso, dove i resti di un Giano Bifronte (entità anticamente associata ai varchi spazio/temporali), realizzato in ghiaccio di color nero, testimoniano il lento disgregarsi della specie umana per come la conosciamo, per lasciare spazio ad una radicale ridefinizione.

Dal testo critico di Giuseppe Armogida: “I nuovi mondi, infatti, vanno fatti nascere da una situazione di secchezza, di desolazione, come nel percorso alchemico, che comincia con la “decomposizione” e la “putrefazione” della materia: la nigredo, momento capitale della trasmutazione, in cui l’alchimista è chiamato ad abdicare a se stesso fino a sprofondare nelle sue voragini interiori. Bisogna, dunque, immergersi nel ventre nero della Terra, dove si cela quell’oscurità così radicalmente e spaventosamente aliena a tutto ciò che conosciamo. È come se di colpo entrassimo a far parte del mondo così com’era prima della comparsa dell’essere umano o di quello che seguirà alla sua scomparsa. Un mondo dove la materia vibra di un suono incessante, incomprensibile e perturbante, simile a un rumore di fondo o allo sgretolarsi di una sostanza, o forse è solo il respiro esasperante di quell’«immenso serpente antropofago, che ogni notte minaccia di inghiottire per sempre il Sole e la sua luce, precipitando il mondo in eterno crepuscolo.”
artista
Greg Jager
Artista, Roma
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