Padroni, servi e specchietti per allodole

opera
Padroni, servi e specchietti per allodole
Padroni, servi e specchietti per allodole
categoria Installazione
soggetto Politico/Sociale, Paesaggio, Figura umana, Astratto
tags economia politica, globalizzazione, memoria, disuguaglianza sociale, gender gap
base 430 cm
altezza 193 cm
profondità 8 cm
anno 2021
Padroni, servi e specchietti per allodole

(arazzo con 45 cravatte, 15 calze e 7 “specchi per allodole”, in lavorazione)

Le righe orizzontali del velluto a coste che fanno da sfondo formano come uno spartito su cui si gioca la musica del mondo. Le righe rosa materasso o pigiama richiamano anche una dimensione onirica. Come ascisse e ordinate, calze e collant si incrociano con cravatte verticali. Le quindici calze e collant di marche prestigiose sono state ereditate (in grande quantità) alcuni anni fa dalla chiusura di una merceria di lusso. Avevo pensato di trasformarli in un balletto di gambe perché mi facevano immediatamente pensare a gambe di danzatori e danzatrici, altro uso di questo tipo di articoli non mi veniva in mente. Però poi, guardandomi in giro, mi sembrava che ogni negozio di calze già presentasse una specie di danza, in vetrina e così passarono i mesi e gli anni con le calze ben rinchiuse nelle loro buste e nello scatolone.
Le quarantacinque cravatte di seta mi sono arrivate in regalo da un amico collezionista un anno fa e mi sono subito sembrate un buon pendant delle calze.
Il “Porticato Gaetano”, una mostra annuale che si tiene a Gaeta e a cui adoro partecipare aveva per tema del 2020 “La globalizzazione” . Per problemi legati alle restrizioni a causa del Covid19 non mi è stato possibile parteciparvi ma il tema mi ha coinvolto. L’elemento cravatte in contrasto con quello delle calze mi è sembrato molto adatto per l’argomento: avevo letto qualche mese prima il libro dell’economista torinese Luca Ricolfi “La società signorile di massa” in cui pacatamente spiega come da noi in Italia una maggioranza di benestanti viva su un‘economia che si basa sia sull’accumulazione della ricchezza da parte nostri genitori sia sullo sfruttamento di una piccola parte di schiavi, molto sfruttati e spesso provenienti dal resto del mondo.
Tutte quelle cravatte dispiegate sul mio tavolo, con i loro diversi colori, mi facevano anche pensare a una carta geografica. Così ho stabilito che la tela di fondo dovesse avere una proporzione, (più del doppio della lunghezza rispetto all’altezza) che richiamasse un planisfero. Le cravatte, simbolo di distinzione dell’abbigliamento maschile, appese verticalmente ma soggette alle correnti di vento o marine, sovrastano quindi nella parte superiore le calze collant che paiono nuotare, ma sotto l’impero delle cravatte. Alcuni collant però (in alto a destra) cercano di liberarsi e sovrastano, in toto o in parte, le cravatte vicine. Nella parte inferiore della tela abbiamo una sorta di danza macabra delle calze che entrano ed escono di scena con in mezzo qualche piroetta sotto l’impero delle cravatte.
Gli specchietti per allodole sono fatti con degli specchietti indiani cuciti su delle sagome di seta che riprendono le forme dei reali “specchietti per allodole” usati dai cacciatori ma che alludono alla nostra abitudine di rincorrere cose senza senso e di farci illudere troppo facilmente.
Siamo tutti un po’ cravatte e un po’ calze e quante volte ci facciamo attirare dagli specchietti per allodole.

artista
Kika Bohr
Artista, Milano
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