opera
Pelle
categoria | Installazione |
soggetto | Natura |
tags | natura, micelio, fungo, metallo, ottone |
base | 40 cm |
altezza | 40 cm |
profondità | 0 cm |
anno | 2024 |
Il tatto è l’apparato di conoscenza attraverso il quale le sensazioni passano dall’esterno all’interno dove vengono registrate e catalogate. Con il trascorrere degli anni si sviluppa una vita sentimentale così il tatto non è più esclusivamente ricevente ma anche trasmittente poichè offre compassione, conforto, tenerezza e amore.
L’operazione di Barbieri nella serie “Pelle” evidenzia pertanro la caducità della vita umana attraverso pelli ricavate da corpi fruttiferi minuziosamente conciate e assemblate su tela come squame. In questo caso la materia interessata è ciò che resta della mutazione degli esseri viventi. Partendo da questo concetto, l’opera finale è il risultato di un intenso e lento rituale che cerimonia il ciclo della vita attraverso la rinascita e la trasformazione di questo organismo con ciò che ne rimane: la sua pelle. Le versioni con le lastre in ottone acidato ed applicato alle sommità vogliono creare l’effetto ingrandito, come se visto a microscopio, delle cellule nella fase della mutazione.
Attraverso queste opere l’artista ragiona sul significato del radicamento, inteso non come forza bensì come rito di consacrazione del proprio mondo interiore ed esteriore. Come sovrapposizione di una identità che si riflette nella sensibilità corporea di sentire, vivere, esprimere e lasciare andare una sensazione o un'emozione. Collage naturali su tela che invitano a riflettere sulla condizione umana di aridità, suggerendo una coesione per la sopravvivenza, così come il micelio che vive oltre i propri limiti, si espande, ma in qualche modo deve poter restare in contatto con se stesso.
L’operazione di Barbieri nella serie “Pelle” evidenzia pertanro la caducità della vita umana attraverso pelli ricavate da corpi fruttiferi minuziosamente conciate e assemblate su tela come squame. In questo caso la materia interessata è ciò che resta della mutazione degli esseri viventi. Partendo da questo concetto, l’opera finale è il risultato di un intenso e lento rituale che cerimonia il ciclo della vita attraverso la rinascita e la trasformazione di questo organismo con ciò che ne rimane: la sua pelle. Le versioni con le lastre in ottone acidato ed applicato alle sommità vogliono creare l’effetto ingrandito, come se visto a microscopio, delle cellule nella fase della mutazione.
Attraverso queste opere l’artista ragiona sul significato del radicamento, inteso non come forza bensì come rito di consacrazione del proprio mondo interiore ed esteriore. Come sovrapposizione di una identità che si riflette nella sensibilità corporea di sentire, vivere, esprimere e lasciare andare una sensazione o un'emozione. Collage naturali su tela che invitano a riflettere sulla condizione umana di aridità, suggerendo una coesione per la sopravvivenza, così come il micelio che vive oltre i propri limiti, si espande, ma in qualche modo deve poter restare in contatto con se stesso.