opera
POLVERE
categoria | Installazione |
soggetto | Natura |
tags | mountains, marble, marmo, estrattivisto, apuane, carrara, nature |
base | 10 cm |
altezza | 12 cm |
profondità | 9 cm |
anno | 2021 |
Un insediamento di solidi piramidali di polvere compressa si sacrifica formalmente per lasciarsi trasportare e scomporre dai passi dei visitatori.
Ho vissuto sette anni nella città di Carrara e mi sono confrontata in vari modi con la sua realtà estrattiva andando a conoscere crude verità che fanno dell’80% del marmo che viene estratto, POLVERE per l’industria del Carbonato di Calcio.
Questa installazione pubblica e relazionale ridimensiona e ricompone questa realtà.
Mi metto quindi a “giocare” con le forme per ricostruire le montagne attraverso il loro scarto, per poi lasciarle al pubblico, che ci gioca, le calpesta, vi danza attorno,
a queste fragili forme,
che non sono nient’altro
che il simbolo di una ferita aperta.
L'installazione è stata presentata due volte nella città di Carrara, la prima in Vicolo dell'Arancio in singolo, la seconda come performance collettiva di apertura in occasione di un evento proposto dal collettivo di Athamanta di Carrara.
La frase "è una delle cose più importanti da inserire nella lista dei desideri di un fiore. Cosa rimane? Polvere." fa appunto riferimento a questo collettivo che si identifica con il nome di un fiore in via di estinzione causa estrattivismo.
Le forme piramidali sono appunto composte di Polvere di marmo compressa (CaCO3) presa dagli scarti di una scultura di Damien Hirst in produzione nel famoso laboratorio di TorArt a Fantiscritti.
10x12x9 cad
installazione dimensioni variabili
Ho vissuto sette anni nella città di Carrara e mi sono confrontata in vari modi con la sua realtà estrattiva andando a conoscere crude verità che fanno dell’80% del marmo che viene estratto, POLVERE per l’industria del Carbonato di Calcio.
Questa installazione pubblica e relazionale ridimensiona e ricompone questa realtà.
Mi metto quindi a “giocare” con le forme per ricostruire le montagne attraverso il loro scarto, per poi lasciarle al pubblico, che ci gioca, le calpesta, vi danza attorno,
a queste fragili forme,
che non sono nient’altro
che il simbolo di una ferita aperta.
L'installazione è stata presentata due volte nella città di Carrara, la prima in Vicolo dell'Arancio in singolo, la seconda come performance collettiva di apertura in occasione di un evento proposto dal collettivo di Athamanta di Carrara.
La frase "è una delle cose più importanti da inserire nella lista dei desideri di un fiore. Cosa rimane? Polvere." fa appunto riferimento a questo collettivo che si identifica con il nome di un fiore in via di estinzione causa estrattivismo.
Le forme piramidali sono appunto composte di Polvere di marmo compressa (CaCO3) presa dagli scarti di una scultura di Damien Hirst in produzione nel famoso laboratorio di TorArt a Fantiscritti.
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