opera
Simulacrum of a Forest
categoria | Installazione |
soggetto | Politico/Sociale, Paesaggio, Natura, Astratto, Animale |
tags | Greg Jager, Trentino, Vaia, non umano, post umano, installazione, legno, natura, bostrico |
base | 60 cm |
altezza | 80 cm |
profondità | 0 cm |
anno | 2023 |
Simulacrum of a forest pone interrogativi sulle relazioni di interdipendenza tra entità umane e non-umane, decostruendo il concetto antropocentrico di natura, di specie e di intelligenza. Il focus del progetto si concentra sulle alterazioni ambientali derivate dalla tempesta Vaia: un violento uragano abbattutosi tra il 25 ottobre e il 5 novembre 2018 nell'arco alpino tra Trentino e Veneto. Il disastro ha prodotto circa 14 milioni di alberi abbattuti e il post-disastro ha favorito la diffusione fuori scala del bostrico tipografo (Ips typographus L.), un organismo naturalmente presente negli ecosistemi forestali che svolge un ruolo ecologico importante, che dopo Vaia ha avuto la possibilità di riprodursi in massa, aumentando il suo potenziale di attacco e di danno agli abeti rossi sopravvissuti alla tempesta. Dal punto di vista umano una catastrofe nella catastrofe, direttamente collegata al mutamento del clima.
Chiamato così per via delle caratteristiche scanalature che produce sotto le cortecce degli alberi, il bostrico tipografo, con il suo proliferare, capitalizzare e colonizzare rappresenta la perfetta sintesi dell’azione umana sul pianeta, tanto da spingere l’autore del progetto a domandarsi se il capitalismo stesso sia un agente naturale. Non a caso il progetto si contamina con il pensiero di Jean Baudrillard e Timothy Morton: società umana e natura non sono concetti distinti, ma solo due aspetti strettamente connessi di una medesima realtà onnicomprensiva.
Addentrarsi sensibilmente nei cunicoli scavati dal bostrico vuol dire esperire altre forme della stessa intelligenza che ci determina.
L’installazione, dalle molteplici possibilità di sviluppo, è attualmente composta da pezzi di corteccia segnati dal bostrico. Questi elementi sono membra di corpi diversi e allo stesso tempo rovine archeologiche appartenenti ad una civiltà non umana. È l’atteggiamento espresso in Frankenstein o il moderno Prometeo di Mary Shelley, successivamente ripreso da Morton: “un amore per il disgustoso, l’inerte e l’insignificante. [...] Ci identifichiamo con la cosa mostruosa.”
Vaia : bostrico = Antropocene : noi
Le tracce dell’insetto sulle cortecce creano un misterioso linguaggio indecifrabile, un simulacro appunto del bosco e del disastro.
Chiamato così per via delle caratteristiche scanalature che produce sotto le cortecce degli alberi, il bostrico tipografo, con il suo proliferare, capitalizzare e colonizzare rappresenta la perfetta sintesi dell’azione umana sul pianeta, tanto da spingere l’autore del progetto a domandarsi se il capitalismo stesso sia un agente naturale. Non a caso il progetto si contamina con il pensiero di Jean Baudrillard e Timothy Morton: società umana e natura non sono concetti distinti, ma solo due aspetti strettamente connessi di una medesima realtà onnicomprensiva.
Addentrarsi sensibilmente nei cunicoli scavati dal bostrico vuol dire esperire altre forme della stessa intelligenza che ci determina.
L’installazione, dalle molteplici possibilità di sviluppo, è attualmente composta da pezzi di corteccia segnati dal bostrico. Questi elementi sono membra di corpi diversi e allo stesso tempo rovine archeologiche appartenenti ad una civiltà non umana. È l’atteggiamento espresso in Frankenstein o il moderno Prometeo di Mary Shelley, successivamente ripreso da Morton: “un amore per il disgustoso, l’inerte e l’insignificante. [...] Ci identifichiamo con la cosa mostruosa.”
Vaia : bostrico = Antropocene : noi
Le tracce dell’insetto sulle cortecce creano un misterioso linguaggio indecifrabile, un simulacro appunto del bosco e del disastro.