opera
Sopra questo livello ci sarà solo spazio libero
categoria | Installazione |
soggetto | Politico/Sociale |
tags | |
base | 200 cm |
altezza | 200 cm |
profondità | 300 cm |
anno | 2021 |
“Sopra questo livello ci sarà solo spazio libero.»
roccia marina metallizzata in alluminio e polaroid, 2021, La Galleria Nazionale di Roma
Theodore von Kármán, ingegnere e fisico ungaro-americano
La linea di Kármán, è una linea immaginaria posta ad un'altezza di 100 km sopra il livello del mare che segna il confine immaginario tra l'atmosfera terrestre e lo spazio esterno.
In quella zona la “nostra” aria diventa progressivamente più rarefatta e dispersa, allontanandosi dalla superficie della Terra fino a trasformarsi in “spazio libero”. Non esiste quindi, un confine netto tra l’inizio dello spazio e quello dell'atmosfera terrestre, è più che altro un lento sfumare più o meno graduale verso l’universo.
Dentro questo -Spazio libero- questa sfumatura che passa dal blu oltremare al nero assoluto si colloca il lavoro;
all’interno di questo luogo/non-luogo concetti come coordinate spaziali, temporali, definizioni, regole, leggi, distinzioni di qualunque genere perdono di senso e tornano a far parte del tutto.
Gli unici esseri umani uomini e/o donne che possono dire di essere stati appena al di là di questa linea di pensiero libero, sono gli astronauti.
Il lavoro, si compone di due elementi: un "meteorite" color argento (alluminio) collocata sul pavimento della sala del museo con a pochi metri di distanza sulla parete di fronte, una polaroid attaccata al muro che mostra un astronauta (Samantha Cristoforetti) intento a eseguire con il naso un esercizio di compensazione dell’aria all’interno del casco spaziale.
Questi due punti collocati nello spazio tracciano un asse invisibile attraverso il quale lo spettatore mi muove per poter osservare meglio la fotografia; gravitando così all’interno di questa ipotetica sezione di “spazio libero”, una linea arbitraria oltre la quale è possibile recuperare un senso di libertà “infinito”.
roccia marina metallizzata in alluminio e polaroid, 2021, La Galleria Nazionale di Roma
Theodore von Kármán, ingegnere e fisico ungaro-americano
La linea di Kármán, è una linea immaginaria posta ad un'altezza di 100 km sopra il livello del mare che segna il confine immaginario tra l'atmosfera terrestre e lo spazio esterno.
In quella zona la “nostra” aria diventa progressivamente più rarefatta e dispersa, allontanandosi dalla superficie della Terra fino a trasformarsi in “spazio libero”. Non esiste quindi, un confine netto tra l’inizio dello spazio e quello dell'atmosfera terrestre, è più che altro un lento sfumare più o meno graduale verso l’universo.
Dentro questo -Spazio libero- questa sfumatura che passa dal blu oltremare al nero assoluto si colloca il lavoro;
all’interno di questo luogo/non-luogo concetti come coordinate spaziali, temporali, definizioni, regole, leggi, distinzioni di qualunque genere perdono di senso e tornano a far parte del tutto.
Gli unici esseri umani uomini e/o donne che possono dire di essere stati appena al di là di questa linea di pensiero libero, sono gli astronauti.
Il lavoro, si compone di due elementi: un "meteorite" color argento (alluminio) collocata sul pavimento della sala del museo con a pochi metri di distanza sulla parete di fronte, una polaroid attaccata al muro che mostra un astronauta (Samantha Cristoforetti) intento a eseguire con il naso un esercizio di compensazione dell’aria all’interno del casco spaziale.
Questi due punti collocati nello spazio tracciano un asse invisibile attraverso il quale lo spettatore mi muove per poter osservare meglio la fotografia; gravitando così all’interno di questa ipotetica sezione di “spazio libero”, una linea arbitraria oltre la quale è possibile recuperare un senso di libertà “infinito”.