opera
TAKE CARE
categoria | Pittura |
soggetto | Bellezza, Astratto |
tags | mitch laurenzana, take care, calce del brenta, michele laurenzana, cinghia |
base | 68 cm |
altezza | 82 cm |
profondità | 4 cm |
anno | 2022 |
Pittura e differenti tecniche applicate.
Calce del Brenta, acrilico su fibra grezza, materiali vari
“Bisognerebbe prendersi cura delle cose delicate, tenere, fragili, come un sentimento pulito.
Ci sono poche cose pulite a questo mondo.” (C. Cortiello)
Fortissimo il mio profondo legame con questa opera: quando ho sorretto per la prima volta questa cornice scivolando e sgretolandosi tra le mani, rompendosi nella parte bassa. Tanto bella quanto fragile.
Ho contattato un caro amico, Silvio Vianelli, architetto e grande esperto di Restauro e Conservazione. Mi ha dato preziosi suggerimenti su come tentare di recuperarla, consolidandola e facendo in modo che il tempo non continuasse a sfaldarla.
Mi sono così preso cura di questa cornice che abbracciava un vecchio specchio di fine ‘800, affascinato dall’idea di quante anime e momenti potesse aver visto e riflesso. Consolidata completamente e ammorbidito il legno con oli e prodotti specifici, ma poi uno strappo acuto: negli attimi finali la cornice si è aperta sui quattro angoli.
La sua storia diventa, così, l'opera stessa: la cinghia è un vero e proprio supporto tecnico capace di diventare puro elemento estetico. Se la si dovesse accidentalmente slacciare il quadro perderebbe immediatamente stabilità e si romperebbe ulteriormente, dando vita a un nuovo percorso del suo vissuto; portando la sua immagine a una nuova metamorfosi che non verrebbe volutamente ripristinata allo stato attuale.
Amo questa opera.
Il prendersi cura non è solo un atto creativo, è un gesto che modifica l’esistente generando bellezza. È un atto rivoluzionario che modifica lo scorrere grigio delle cose con i colori dell’attenzione, dell’ascolto, dell’amore nei confronti di un oggetto, ma anche – e soprattutto – di se stessi. Oltre che dei fragili: belli dentro, e anche fuori. Nonostante (talvolta) piccoli supporti per renderli più forti.
Calce del Brenta, acrilico su fibra grezza, materiali vari
“Bisognerebbe prendersi cura delle cose delicate, tenere, fragili, come un sentimento pulito.
Ci sono poche cose pulite a questo mondo.” (C. Cortiello)
Fortissimo il mio profondo legame con questa opera: quando ho sorretto per la prima volta questa cornice scivolando e sgretolandosi tra le mani, rompendosi nella parte bassa. Tanto bella quanto fragile.
Ho contattato un caro amico, Silvio Vianelli, architetto e grande esperto di Restauro e Conservazione. Mi ha dato preziosi suggerimenti su come tentare di recuperarla, consolidandola e facendo in modo che il tempo non continuasse a sfaldarla.
Mi sono così preso cura di questa cornice che abbracciava un vecchio specchio di fine ‘800, affascinato dall’idea di quante anime e momenti potesse aver visto e riflesso. Consolidata completamente e ammorbidito il legno con oli e prodotti specifici, ma poi uno strappo acuto: negli attimi finali la cornice si è aperta sui quattro angoli.
La sua storia diventa, così, l'opera stessa: la cinghia è un vero e proprio supporto tecnico capace di diventare puro elemento estetico. Se la si dovesse accidentalmente slacciare il quadro perderebbe immediatamente stabilità e si romperebbe ulteriormente, dando vita a un nuovo percorso del suo vissuto; portando la sua immagine a una nuova metamorfosi che non verrebbe volutamente ripristinata allo stato attuale.
Amo questa opera.
Il prendersi cura non è solo un atto creativo, è un gesto che modifica l’esistente generando bellezza. È un atto rivoluzionario che modifica lo scorrere grigio delle cose con i colori dell’attenzione, dell’ascolto, dell’amore nei confronti di un oggetto, ma anche – e soprattutto – di se stessi. Oltre che dei fragili: belli dentro, e anche fuori. Nonostante (talvolta) piccoli supporti per renderli più forti.