opera
Tentativi
categoria | Installazione |
soggetto | Astratto, Natura |
tags | textile art, installazione site specific |
base | 300 cm |
altezza | 300 cm |
profondità | 300 cm |
anno | 2023 |
Installazione di dimensioni variabili, ciascun pezzo ricamato misura cm 140x140
Ricamo a macchina su lino
“L’universo cresce, si espande, allontana le galassie, pare quasi fuggire dalle teorie che cercano di afferrarlo.
La questione del principio e quella della fine sono in fondo una cosa sola.
Alcuni teorizzano che ogni cosa si espande, si accelera, altri invece che un giorno o l’altro l’universo invertirà il suo corso e si ritrarrà nuovamente, prigioniero di andamenti ciclici che non conoscono né nascita né disfacimento.”
Inventario di alcune cose perdute, Judith Schalansky
Tessuti di lino quadrati, sospesi attraverso sottili filamenti.
Alcuni chiusi, quasi accartocciati, altri cercano di sbocciare, di dispiegarsi.
Sulla superficie sottili tracce che paiono evocare mappe di pianeti immaginari, isole sfaccettate, luoghi del desiderio.
In origine erano tessuti tesi, bianchi, vuoti, luoghi di silenzio, spazi in attesa di un significativo atto creativo.
Un'azione semplice, “stropicciare” il tessuto, permette alle tracce di emergere dal nulla.
Il gesto di accartocciamento offre l'opportunità ai segni di sorgere e diventare visibili attraverso il gioco di luci e ombre.
Il filo ricama la geografia immaginaria, in parte suggerita dalla materia stessa e in parte frutto della scelta artistica.
Ogni “tentativo” è sospeso nell'ambiente attraverso un intreccio di fili che emergono dal ricamo stesso, acquisendo volume ed entrando in dialogo con lo spazio espositivo, in un gioco di equilibri precari.
Tutto può sempre cambiare forma.
Tutto è in costante flusso.
Ricamo a macchina su lino
“L’universo cresce, si espande, allontana le galassie, pare quasi fuggire dalle teorie che cercano di afferrarlo.
La questione del principio e quella della fine sono in fondo una cosa sola.
Alcuni teorizzano che ogni cosa si espande, si accelera, altri invece che un giorno o l’altro l’universo invertirà il suo corso e si ritrarrà nuovamente, prigioniero di andamenti ciclici che non conoscono né nascita né disfacimento.”
Inventario di alcune cose perdute, Judith Schalansky
Tessuti di lino quadrati, sospesi attraverso sottili filamenti.
Alcuni chiusi, quasi accartocciati, altri cercano di sbocciare, di dispiegarsi.
Sulla superficie sottili tracce che paiono evocare mappe di pianeti immaginari, isole sfaccettate, luoghi del desiderio.
In origine erano tessuti tesi, bianchi, vuoti, luoghi di silenzio, spazi in attesa di un significativo atto creativo.
Un'azione semplice, “stropicciare” il tessuto, permette alle tracce di emergere dal nulla.
Il gesto di accartocciamento offre l'opportunità ai segni di sorgere e diventare visibili attraverso il gioco di luci e ombre.
Il filo ricama la geografia immaginaria, in parte suggerita dalla materia stessa e in parte frutto della scelta artistica.
Ogni “tentativo” è sospeso nell'ambiente attraverso un intreccio di fili che emergono dal ricamo stesso, acquisendo volume ed entrando in dialogo con lo spazio espositivo, in un gioco di equilibri precari.
Tutto può sempre cambiare forma.
Tutto è in costante flusso.