opera
Transizione Segnata
categoria | Performance |
soggetto | Figura umana |
tags | |
ore | 24 |
minuti | 0 |
secondi | 0 |
anno | 2022 |
L’occhio è l'organo di senso esterno dell'apparato visivo, che ha il compito di ricavare informazioni sull'ambiente circostante. Attraverso lo sguardo prendiamo coscienza del mondo che ci circonda indagandolo, osservandolo e sottoponendolo a indagine.
Il campo visivo è la linea di demarcazione, il confine, tra un individuo e ciò che viene attraversato dal suo sguardo; il primo punto di contatto per relazionarsi con ciò che viene osservato anche nei confronti di qualcosa di nuovo e sconosciuto.
Per instaurare una relazione con il luogo, a me estraneo, di via Padova a Milano, mi approccio ad esso attraverso una pratica di osservazione.
Nell’arco di una giornata come un’altra, per 24 ore, mi immetto nello spazio di ONOFF la cui vetrina - che si affaccia direttamente sulla via - diventa il mio campo visivo. Da qui osservo e mi interfaccio con la quotidianità che si svolge e “passa” di fronte a essa: dalle ore diurne più frenetiche e movimentate a quelle notturne più calme e rarefatte.
Per ogni passaggio che attraversa la vetrina, e il mio occhio, pongo un segno a pennarello sulla superficie trasparente, riempiendola gradualmente con l’aumentare dei vari transiti.
Ogni segno si manifesta come una persistenza retinica: la persistenza dell'immagine a livello retinico; l'occhio umano trattiene l'immagine per qualche frazione di secondo anche dopo che l'immagine stessa scompare dalla nostra visione reale.
L’insieme di queste persistenze, create all’interno ma fruibili anche dall’esterno, genera un primo punto di contatto concreto tra dentro e fuori, tra mente e realtà, tra intimità e mondo, tra sconosciuto e quotidiano, indispensabile per instaurare una relazione di conoscenza.
Il campo visivo è la linea di demarcazione, il confine, tra un individuo e ciò che viene attraversato dal suo sguardo; il primo punto di contatto per relazionarsi con ciò che viene osservato anche nei confronti di qualcosa di nuovo e sconosciuto.
Per instaurare una relazione con il luogo, a me estraneo, di via Padova a Milano, mi approccio ad esso attraverso una pratica di osservazione.
Nell’arco di una giornata come un’altra, per 24 ore, mi immetto nello spazio di ONOFF la cui vetrina - che si affaccia direttamente sulla via - diventa il mio campo visivo. Da qui osservo e mi interfaccio con la quotidianità che si svolge e “passa” di fronte a essa: dalle ore diurne più frenetiche e movimentate a quelle notturne più calme e rarefatte.
Per ogni passaggio che attraversa la vetrina, e il mio occhio, pongo un segno a pennarello sulla superficie trasparente, riempiendola gradualmente con l’aumentare dei vari transiti.
Ogni segno si manifesta come una persistenza retinica: la persistenza dell'immagine a livello retinico; l'occhio umano trattiene l'immagine per qualche frazione di secondo anche dopo che l'immagine stessa scompare dalla nostra visione reale.
L’insieme di queste persistenze, create all’interno ma fruibili anche dall’esterno, genera un primo punto di contatto concreto tra dentro e fuori, tra mente e realtà, tra intimità e mondo, tra sconosciuto e quotidiano, indispensabile per instaurare una relazione di conoscenza.