opera
		Universal Clothes hanger
		
		
		
	
| categoria | Installazione | 
| soggetto | Bellezza | 
| tags | contemporarysclpure, contemporaryart, installationart, minimal, textileart | 
| base | 140 cm | 
| altezza | 200 cm | 
| profondità | 30 cm | 
| anno | 2022 | 
Indumenti usati, cemento bianco
Dal 2020 un aspetto della mia ricerca artistica è rivolto ad indagare il concetto di casa, ri-costruzione e intimità attraverso l’utilizzo di materiali come cemento, siporex e indumenti. Nel metterli in relazione tra loro intendo porre in evidenza l’importanza della casa come prolungamento di noi stessi e come luogo, soprattutto negli ultimi 2 anni, catalizzatore di solitudini e/o di relazioni affettive. L’installazione si inserisce in questa prospettiva prendendo idealmente e concretamente a prestito oggetti e accessori della realtà. Essa si ispira infatti a uno degli oggetti simbolo della realtà domestica, l’appendiabiti, testimone di gesti di vita quotidiana comuni a ciascuno di noi e presente in ogni casa, raccoglitore di cose che appartengono a coloro che la vivono. Vere e proprie sacche-sculture che, in un tempo indefinito, sono state appese come fossero contenitori di memorie accumulate, quasi dei corpi che fuoriescono sfiorando il pavimento. Singole identità e realtà trascese attraverso l’immersione di ogni elemento nel cemento bianco, materiale che, oltre a rappresentare un trait d’union con opere precedenti legate al concetto di ri-costruzione, intende porre l’opera fuori dal racconto di storie specifiche per proiettarla in una dimensione assoluta. Il cemento solidifica la materia dapprima morbida rendendola inalterabile e restituendo un’atmosfera atemporale in cui la condizione di attesa viene cristallizzata in delle forme scultoree. Il loro ripetersi con un’angolazione diversa, crea una sorta di ritmo statico ed è un riferimento alla eterogeneità delle storie familiari e individuali, accumunate da un viaggio chiamato vita.
Dal 2020 un aspetto della mia ricerca artistica è rivolto ad indagare il concetto di casa, ri-costruzione e intimità attraverso l’utilizzo di materiali come cemento, siporex e indumenti. Nel metterli in relazione tra loro intendo porre in evidenza l’importanza della casa come prolungamento di noi stessi e come luogo, soprattutto negli ultimi 2 anni, catalizzatore di solitudini e/o di relazioni affettive. L’installazione si inserisce in questa prospettiva prendendo idealmente e concretamente a prestito oggetti e accessori della realtà. Essa si ispira infatti a uno degli oggetti simbolo della realtà domestica, l’appendiabiti, testimone di gesti di vita quotidiana comuni a ciascuno di noi e presente in ogni casa, raccoglitore di cose che appartengono a coloro che la vivono. Vere e proprie sacche-sculture che, in un tempo indefinito, sono state appese come fossero contenitori di memorie accumulate, quasi dei corpi che fuoriescono sfiorando il pavimento. Singole identità e realtà trascese attraverso l’immersione di ogni elemento nel cemento bianco, materiale che, oltre a rappresentare un trait d’union con opere precedenti legate al concetto di ri-costruzione, intende porre l’opera fuori dal racconto di storie specifiche per proiettarla in una dimensione assoluta. Il cemento solidifica la materia dapprima morbida rendendola inalterabile e restituendo un’atmosfera atemporale in cui la condizione di attesa viene cristallizzata in delle forme scultoree. Il loro ripetersi con un’angolazione diversa, crea una sorta di ritmo statico ed è un riferimento alla eterogeneità delle storie familiari e individuali, accumunate da un viaggio chiamato vita.
 
	   
 
	   
							
						 
			   
					   
					   
					   
					  












 
    