opera
Would you like a cup of me? / The Elephant in the Living room
| categoria | Scultura |
| soggetto | Politico/Sociale, Figura umana |
| tags | concrete, display, living room, convivium, pottery, crockery, tableware, weight, leggerezza, props, set design, coquettish, tea set, temporary, cement |
| base | 19 cm |
| altezza | 17 cm |
| profondità | 30 cm |
| anno | 2025 |
Gommapiuma, vernice acrilica.
Il cemento è principalmente un legante composto da calcare, argilla e acqua.
Con l'aggiunta di pietrisco, diventa calcestruzzo (concrete).
Durante il processo di levigatura, la ghiaia rimane lucida,
creando una serie infinita di riflessi, come specchi incastonati nel materiale opaco.
Il peso specifico del cemento è determinato dall'argilla (o almeno questo è quello che dicono).
Il materiale più malleabile, fragile e permeabile.
E il peso degli specchi? Come viene calcolato?
Una riflessione sulla relatività della percezione, sul concetto di peso, inteso come attribuzione di importanza diversa e personale a situazioni, pensieri e comportamenti per ogni essere umano.
Ma, allo stesso tempo, sul peso come fardello che ogni persona porta con sé, peso di situazioni passate impresse nel nostro DNA mentale (a volte culturale).
Quanto queste interferiscono con la costruzione della propria identità e quanto con quella presentata al mondo esterno? Quanto contano i propri pesi nelle relazioni interpersonali? E quanto vengono effettivamente mostrati?
Oggetti come simboli di scambio reciproco all'interno di tipiche situazioni sociali, immaginati all'interno di un salotto civettuolo come luogo di comunicazione. Appaiono pesanti come pietre, ma il materiale di cui sono composti è l'emblema della leggerezza. Un tentativo di alleggerirsi, di rendere ciò che pesa più leggero per chi lo porta e più digeribile all'interno di un contesto pubblico-sociale. Ma soprattutto per raccontare come ogni cosa possa essere percepita in modo diverso da ogni attore che interagisce con essa e come ogni sguardo ne determini non solo una lettura diversa ma anche una versione di sè ogni volta nuova condizionata da quello sguardo.
Il loro peso effettivo è dichiarato, un numero impresso sul loro corpo come un'etichetta, un marchio indelebile che, al contrario di quanto solitamente fa un'etichetta sociale, ricorda la labilità della sua essenza.
Il cemento è principalmente un legante composto da calcare, argilla e acqua.
Con l'aggiunta di pietrisco, diventa calcestruzzo (concrete).
Durante il processo di levigatura, la ghiaia rimane lucida,
creando una serie infinita di riflessi, come specchi incastonati nel materiale opaco.
Il peso specifico del cemento è determinato dall'argilla (o almeno questo è quello che dicono).
Il materiale più malleabile, fragile e permeabile.
E il peso degli specchi? Come viene calcolato?
Una riflessione sulla relatività della percezione, sul concetto di peso, inteso come attribuzione di importanza diversa e personale a situazioni, pensieri e comportamenti per ogni essere umano.
Ma, allo stesso tempo, sul peso come fardello che ogni persona porta con sé, peso di situazioni passate impresse nel nostro DNA mentale (a volte culturale).
Quanto queste interferiscono con la costruzione della propria identità e quanto con quella presentata al mondo esterno? Quanto contano i propri pesi nelle relazioni interpersonali? E quanto vengono effettivamente mostrati?
Oggetti come simboli di scambio reciproco all'interno di tipiche situazioni sociali, immaginati all'interno di un salotto civettuolo come luogo di comunicazione. Appaiono pesanti come pietre, ma il materiale di cui sono composti è l'emblema della leggerezza. Un tentativo di alleggerirsi, di rendere ciò che pesa più leggero per chi lo porta e più digeribile all'interno di un contesto pubblico-sociale. Ma soprattutto per raccontare come ogni cosa possa essere percepita in modo diverso da ogni attore che interagisce con essa e come ogni sguardo ne determini non solo una lettura diversa ma anche una versione di sè ogni volta nuova condizionata da quello sguardo.
Il loro peso effettivo è dichiarato, un numero impresso sul loro corpo come un'etichetta, un marchio indelebile che, al contrario di quanto solitamente fa un'etichetta sociale, ricorda la labilità della sua essenza.











