Silvia Ottobrini
nasce inconsapevolmente artista, l'attitudine spontanea non compresa la obbliga nel conseguimento di un diploma che non la realizza, apre quindi un negozio a doppia entrata nel centro storico di Sestri Levante, con una sezione dedicata alle belle arti.
Collabora con tutte le migliori ditte sia nella vendita sia nell'insegnamento delle tecniche.
Nel 2006 sceglie di lasciare il commercio, lavora come free lance ed inizia un'attività completamente libera da schemi creando oggetti d'arredo e dedicandosi completamente all'arte. La ricerca di elementi vintage ed antichità rende unico lo stile che propone, partecipa a diversi eventi e manifestazioni di settore nelle quali è più volte premiata, Nel 2015 pubblica una raccolta di pensieri intitolata "Le cose semplici", è pubblicata in diverse antologie di poesia e riviste di settore.
Si dedica alla pittura e alla fotografia sentita come espressione del pensiero più intimo ed inizia un nuovo percorso artistico legato alle anime grazie al quale indaga ‘l’invisibile’ dedicandosi allo studio dell'epoca vittoriana, al significato storico delle fiabe ed all’esistenza animica, in particolar modo dei bambini non nati. L’utilizzo di bambole bisquit mignon spesso rotte e recuperate solo in parte rappresenta la sensazione incomprensibile densa di significati e visioni, che si muove in un frammento spazio temporale al di fuori del tempo tangibile.
Il suo approccio all'arte è denso di simbolismo, è decostruzione, analisi attenta di ciò che non appare. Vi è dolore, ferita, cicatrice, una visione che va oltre il visibile e che si trasforma in scultura, disegno, installazione.
Dal 2020 frequenta lo studio del Maestro scultore Massimo Facheris in Pietrasanta, l'opera "senza nome", lì realizzata, ha ricevuto il premio della Critica al Premio Internazionale Michelangelo Buonarroti 2021.
Nello stesso anno realizza la video performance intitolata “tu, cosa vedi?” della quale è protagonista, un corto dedicato alla donna, strutturato in modo che lo spettatore possa decidere se fermarsi all’apparenza o guardare oltre, trovando il coraggio di riconoscere ciò che spesso rimane nascosto.
Collabora come performer con diversi fotografi con i quali realizza progetti video e fotografici dei quali è protagonista.
Studio: Sestri Levante Galleria ed atelier: Palazzo Gianelli, Castiglione Chiavarese
"Silvia Ottobrini reifica la memoria con la voce dell'anima. Nell'opera intimistica dell'artista l'apparente incoerenza tra reale e immaginario, tra carnale e spirituale, si risolve attraverso l'oggetto artistico, che diviene personificazione dell'invisibile, espressione dell'essere o dell'inadeguatezza dell'essere al mondo. L'essenza purissima della Ottobrini fiorisce nell'inquietudine sublime dell'atto estetico, nella manipolazione della ceramica, nei ritratti a carboncino e nelle installazioni dal sapore gotico, realizzate con bamboline di epoca vittoriana, che Silvia compone con fantasia viva e cura carezzevole" Alessia Cortese per objectsmag.it
“Non s'affida al caso e ciascun elemento che s'unisce alla struttura
che pian piano nasce per poi dar soluzione ad ogni sua idea, ha un
motivo d'essere.
La sua espressione non è subito facile da comprendere in pieno, se
l'osservatore non si cala, o meglio, se non si accosta ad una linea-
guida sorretta prima di tutto dalla memoria.” Lodovico Gierut, critico d'arte e giornalista
nasce inconsapevolmente artista, l'attitudine spontanea non compresa la obbliga nel conseguimento di un diploma che non la realizza, apre quindi un negozio a doppia entrata nel centro storico di Sestri Levante, con una sezione dedicata alle belle arti.
Collabora con tutte le migliori ditte sia nella vendita sia nell'insegnamento delle tecniche.
Nel 2006 sceglie di lasciare il commercio, lavora come free lance ed inizia un'attività completamente libera da schemi creando oggetti d'arredo e dedicandosi completamente all'arte. La ricerca di elementi vintage ed antichità rende unico lo stile che propone, partecipa a diversi eventi e manifestazioni di settore nelle quali è più volte premiata, Nel 2015 pubblica una raccolta di pensieri intitolata "Le cose semplici", è pubblicata in diverse antologie di poesia e riviste di settore.
Si dedica alla pittura e alla fotografia sentita come espressione del pensiero più intimo ed inizia un nuovo percorso artistico legato alle anime grazie al quale indaga ‘l’invisibile’ dedicandosi allo studio dell'epoca vittoriana, al significato storico delle fiabe ed all’esistenza animica, in particolar modo dei bambini non nati. L’utilizzo di bambole bisquit mignon spesso rotte e recuperate solo in parte rappresenta la sensazione incomprensibile densa di significati e visioni, che si muove in un frammento spazio temporale al di fuori del tempo tangibile.
Il suo approccio all'arte è denso di simbolismo, è decostruzione, analisi attenta di ciò che non appare. Vi è dolore, ferita, cicatrice, una visione che va oltre il visibile e che si trasforma in scultura, disegno, installazione.
Dal 2020 frequenta lo studio del Maestro scultore Massimo Facheris in Pietrasanta, l'opera "senza nome", lì realizzata, ha ricevuto il premio della Critica al Premio Internazionale Michelangelo Buonarroti 2021.
Nello stesso anno realizza la video performance intitolata “tu, cosa vedi?” della quale è protagonista, un corto dedicato alla donna, strutturato in modo che lo spettatore possa decidere se fermarsi all’apparenza o guardare oltre, trovando il coraggio di riconoscere ciò che spesso rimane nascosto.
Collabora come performer con diversi fotografi con i quali realizza progetti video e fotografici dei quali è protagonista.
Studio: Sestri Levante Galleria ed atelier: Palazzo Gianelli, Castiglione Chiavarese
"Silvia Ottobrini reifica la memoria con la voce dell'anima. Nell'opera intimistica dell'artista l'apparente incoerenza tra reale e immaginario, tra carnale e spirituale, si risolve attraverso l'oggetto artistico, che diviene personificazione dell'invisibile, espressione dell'essere o dell'inadeguatezza dell'essere al mondo. L'essenza purissima della Ottobrini fiorisce nell'inquietudine sublime dell'atto estetico, nella manipolazione della ceramica, nei ritratti a carboncino e nelle installazioni dal sapore gotico, realizzate con bamboline di epoca vittoriana, che Silvia compone con fantasia viva e cura carezzevole" Alessia Cortese per objectsmag.it
“Non s'affida al caso e ciascun elemento che s'unisce alla struttura
che pian piano nasce per poi dar soluzione ad ogni sua idea, ha un
motivo d'essere.
La sua espressione non è subito facile da comprendere in pieno, se
l'osservatore non si cala, o meglio, se non si accosta ad una linea-
guida sorretta prima di tutto dalla memoria.” Lodovico Gierut, critico d'arte e giornalista