opera
Quaremma
categoria | Fotografia |
soggetto | Politico/Sociale, Figura umana |
tags | |
base | 44 cm |
altezza | 59 cm |
profondità | 4 cm |
anno | 2018 |
"Alla “maschera” Maria Grazia Carriero dedica la sua più recente indagine artistica, tradotta in lavori fotografici e installazioni con cui rilegge la tematica rielaborandone immagini, storia e tradizione che ha ritrovato nel folklore delle celebrazioni sacre lucane della festa di Sant’Antonio Abate e in quelle “profane” del Carnevale (tra le tante, quelle che si tengono nei paesi di Tricarico e di Satriano di Lucania), dove i festeggiamenti – differenti per dinamiche e motivazioni – hanno un elemento caratteristico in comune, la maschera appunto, percepita come l’indicatore di ciò che è racchiuso nelle profondità della psiche umana". N. Zito
QUARESIMA ’48
Quaremma, la vedova pazza
era la pupa col vecchio grembiule
volteggiava al turbine di febbraio
penzoloni da una fune sulla strada.
Bersagli di terribili fanciulli
periti nelle gare a sassaiola:
sfogavano l’ira dei padri neri
per tutte le piogge mancate
e i grani venivano su magri.
Coperto d’uno dei nostri mantelli
anche il cielo era lontano da noi
e avrei voluto vedere
quale parte recitava.
Dietro il recinto dei monti
i cavalloni squarciavano nitriti
in faccia sul mar Ionio
e pure il sole ci cacciava agli occhi
un’ombra vacillante di candela.
Intanto non puoi chiudere la bocca
ai divini germogli della terra.
Fuori il vento che frana sulle porte
sta a suonare la marcia del ribelle,
ma i mandorli sbocciati
picchettano i seminati,
i cavalieri bianchi della morte.
11 febbraio 1948 Rocco Scotellaro
QUARESIMA ’48
Quaremma, la vedova pazza
era la pupa col vecchio grembiule
volteggiava al turbine di febbraio
penzoloni da una fune sulla strada.
Bersagli di terribili fanciulli
periti nelle gare a sassaiola:
sfogavano l’ira dei padri neri
per tutte le piogge mancate
e i grani venivano su magri.
Coperto d’uno dei nostri mantelli
anche il cielo era lontano da noi
e avrei voluto vedere
quale parte recitava.
Dietro il recinto dei monti
i cavalloni squarciavano nitriti
in faccia sul mar Ionio
e pure il sole ci cacciava agli occhi
un’ombra vacillante di candela.
Intanto non puoi chiudere la bocca
ai divini germogli della terra.
Fuori il vento che frana sulle porte
sta a suonare la marcia del ribelle,
ma i mandorli sbocciati
picchettano i seminati,
i cavalieri bianchi della morte.
11 febbraio 1948 Rocco Scotellaro